L’Isola dei Quattro Mori paragonata ad un continente

Gabriele PinnaVenerdì 13 novembre, alle ore 21, a Biella, l’appuntamento con “Su Nuraghe Film” ha avuto come protagonisti il regista cagliaritano Davide Mocci e il giornalista Gabriele Pinna, sardo di seconda generazione che ha presentato la pellicola “Piccole isole, grandi meraviglie“.
Anche in questo caso, chi è chiamato a tenere la lezione di cinema “per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore” assume il ruolo di protagonista nella grande famiglia di Su Nuraghe.
Serate importanti nella loro semplicità che, al contempo, divengono una sorta di rito di passaggio, quasi un’entrata in società, evidenziata, sovente, da alcuni segni che rimandano alla ricca tradizione isolana.
Per l’occasione, la mamma di Gabriele ha preparato una torta di mandorle simile a quelle portate in processione la mattina di Pasqua di Resurrezione. In alcune località della Sardegna, le donne che accompagnano il simulacro della Madonna che va incontro al Figlio risorto (s’incontru), reggono grandi torte di mandorle da donare, successivamente, al parroco e ai sacerdoti officianti.
Dolce importante dei momenti importanti: un’eredità della Pasqua ebraica, la Pesah, trasmigrata in quella cristiana.
Ai nobili semi di mandorle è affidato il compito di solennizzare l’antica festa giudaica e quella del Figlio dell’Uomo: identici ingredienti per le ricorrenze dei figli degli uomini.

Battista Saiu

L’obiettivo sempre attento

nelle parole di Gabriele Pinna

Lo sguardo privilegiato da un talento filmico non comune come quello dell’artista sardo Davide Mocci cade leggero e coinvolgente in questo documentario, girato quasi dieci anni fa, che punta l’obiettivo, sempre attento ai dettagli, sulle isole che circondano la Sardegna.
Se spesso l’isola dei Quattro Mori viene paragonata ad un vero e proprio continente per la vastità delle bellezze naturalistiche che la caratterizzano, le isole circostanti che Mocci descrive abilmente in quasi di mezzora non sono certo da meno.
In un breve viaggio che con mirabile capacità e semplicità racconta la magica interazione tra natura e storia e partendo dalle coste dove svettano ancora le torri spagnole, Mocci visita per prime le isole di San Pietro e Sant’Antioco, mete turistiche, permeate da tradizioni che ancora oggi si mantengono vive, come quella della mattanza primaverile del celebre tonno rosso di Carloforte.
Immagini forti, ma allo stesso tempo permeate di storia.
Nel grande parco dell’arcipelago di La Maddalena, invece, la natura dà spazio ad un vero e proprio paradiso per molti animali difficili da osservare anche nel resto della Sardegna.
Brilla di vita propria, non solo per le sue bellezze, l’isola di Caprera, terra custode delle memorie di Giuseppe Garibaldi che visse gli ultimi 25 anni della sua vita curando il proprio uliveto che ancora oggi mostra il segno della sua dedizione alla terra.
Un passaggio sulle isole splendide di Tavolara e Serpentara che i turisti conoscono, a torto, più per averle costeggiate con le navi che portano all’approdo dei porti della Sardegna, e poi il viaggio di Mocci si conclude, poco prima di dare luce ad un suggestivo faro che illumina la notte, nella misteriosa isola dell’Asinara, famosa per la struttura carceraria centenaria. Proprio questa presenza umana atipica, ha conservato più che in altri luoghi incontaminati dell’isola caratteristiche naturalistiche quasi introvabili nel resto della Sardegna e perfino del Mediterraneo.
Mezzora di Sardegna, che fa sognare e rende orgogliosi delle proprie origini.


Nelle immagini: Gabriele Pinna e un gruppo di amici ritratti al Punto Cagliari di Su Nuraghe di Biella.

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