Il gesto e la parola, 816 premi la Tombola di Su Nuraghe

Proposti attualissimi modelli antichi di socialità – individualismo del presente – effimero televisivo e del computer

TombolaCome in antiche veglie attorno al focolare domestico, sabato 20 novembre si è tenuta la Tombola di Natale organizzata al Circolo Su Nuraghe di Biella che ha riunito attorno a un lungo tavolo intere famiglie. Esauriti tutti i posti a sedere. Ancora per una sera, giovani e adulti, grandi e piccini si sono ritrovati assieme, in amicizia e in serena compagnia nell’accogliente sede di via Galileo, a Biella.
Impeccabile lìorganizzazione con anche apposite cartelle realizzate per l’occasione; più di ottocento premi, tutti offerti in palio dai soci del Sodalizio; ad ogni estrazione, i diversi oggetti venivano associati ad ambo, terna, quaterna e cinquina; ad ogni tornata di gioco veniva costituito il nuovo monte premi e stabilita la “vincita” principale costituita secondo indicazioni fornite dagli stessi partecipanti.
La tombola è un antico gioco di società che affonda la sua origine nella notte dei tempi; connesso, secondo alcuni studiosi, con la divinazione e con cabala ebraica, risalente al Primo millennio a.C.; per altri, rimanda addirittura alla rivelazione del mistero dei numeri fatta dallo stesso Dio ad Adamo e ai primi profeti. Nella Bibbia, secondo questi esegeti, ogni fatto descritto, le parole del testo sacro e le lettere che le compongono, rimanderebbero a precisi significati esprimibili in altrettanti numeri. Al di là di come stiano le cose e la loro origine mitica, nonostante la sua vetustà, la tombola è un gioco che affascina sempre e che, ogni volta, coinvolge e appassiona tutti i partecipanti.
Per Su Nuraghe è stata una nuova occasione per parlare e raccontare, ascoltare e ascoltarsi, per tramandare saperi con il gesto e la parola, attraverso codici comportamentali stabiliti dalle regole del gioco. Forme di socialità che si rifanno a modelli antichi e che si dimostrano quantomai validi e attualissimi, seppure apparentemente desueti nella società individualistica del presente che vorrebbe rinchiudere ciascuno di noi nella solitudine dei propri appartamenti, inchiodati davanti all’effimero televisivo e all’affascinante virtualità del mondo del computer.

Giovanni Usai


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