La Comunità sarda e la Madonna di Oropa

Preghiere in Limba, in lingua materna – Gosos, lodi di Nostra Signora di Oropa – suonatori di launeddas dalla Sardegna e dal Continente – Donne col capo velato di bianco

7 dicembre 2013, Madonna di Oropa a Biella, Sardi in processione
7 dicembre 2013, Madonna di Oropa a Biella, Sardi in processione.

Biella, 16 dicembre 2013 – L’arrivo della Madonna di Oropa a Biella, in occasione della riapertura del Duomo ridonato al culto divino, è stato salutato dai biellesi di origine sarda con preghiere a Maria, intonate nell’antica lingua materna.
Assieme ai Biellesi, la comunità sarda ha voluto partecipare all’arrivo a Biella della Madonna di Oropa col canto di Gosos, le lodi, accompagnati da suonatori di launeddas, residenti in Continente e provenienti dalla Sardegna.
Nei Gosos, Maria è invocata come “Mama de Oropa, consoladora“, Mamma di Oropa, consolatrice, associata a Sant’Eusebio da Cagliari, Sant’Eusebio di Vercelli, introduttore, nel IV secolo, del culto mariano in Piemonte.
Il nome di Eusebio, ripetutamente inciso sulle pietre di Oropa, tramanda memoria della sua opera missionaria nel territorio affidatogli in Vercelli da Papa Giulio I, il 16 dicembre 345.
Secoli dopo, i nomi di Santa Maria di Oropa, di Biella e di Sardegna appaiono incisi sulla Mazza Civica della nostra città, l’antica insegna decurionale, massimo simbolo di cui Biella può fregiarsi. Comunemente utilizzata ad Oropa a maggio e ad agosto di ogni anno, è stata impiegata anche in questa eccezionale occasione, accanto all’antico simulacro di Santa Maria di Oropa.
Nei ringraziamenti, il nostro amato vescovo di Biella ha ricordato le parole di papa Francesco nell’Evangelii Gaudium:
Nella pietà popolare, poiché è frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione“.
Di questo, anche i Sardi di Biella rendono grazie.

Battista Saiu

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