«Pizza, pitza, pitta, pita»: parola ebraico-araba, sarda e mediterranea

Volontari di Su Nuraghe
Volontari di Su Nuraghe.

Sabato 1° giugno 2013 si è svolto l’incontro conviviale “pizza al Circolo” che, anche questa volta, ha fatto registrare il “tutto esaurito. Un facile successo che si ripete ad ogni appuntamento. Serate serene in piacevole compagnia, con cibi buoni, cucinati secondo tradizione nel grande forno a legna costruito con maestria da “zio Agostino Angotzi”.
La generosità dei volontari di Su Nuraghe è l’altro grande ingrediente a conferma della buona riuscita della serata.
Nel Biellese e in altre località in cui gli emigrati sono radicati, proverbiali sono divenuti i piatti tipici della cucina mediterranea, tra cui la pizza.
PIZZA, PITZA, PITTA, PITA. È parola sarda e mediterranea. In Planargia si nomina pita un pane di forma allungata. In altre aree del centro-Sardegna il nome è pitza.
La pitta non deriva dal napoletano pizza, poichè lo stesso pizza è un termine mediterraneo coevo a quello sardo e alla pitta ebraico-araba. Il vocabolo pizza in quanto ‘focaccia’ apparve già nel 997 nel latino medievale di Gaeta (DELI).
In Sardegna accanto a pita, pittza abbiamo, con la stessa origine, pidza ‘piega, crespa’, al pari di pidzu, piza ‘sfoglia’, ‘strato, pellicola’, ‘velatura’, ‘sigillo di lumaca, velo di latte serenato, di birra fermentata’; campidanese pillu. E con ciò siamo giunti a collegarci con altri nomi sardi di pane, quale pillonca, pizéri, pizzuríus. E mentre pillonca nell’antichità era un pane carasatu d’orzo a sfoglia, oggi la forma fonetica di base (pigg- pidz-, pill-) è estesa ad indicare vari tipi di pane di frumento molle, talora grosso ma molto più spesso schiacciato (tipo ippianada de Ottiéri), nonchè su pane de cicci (una varietà di tzicchi).

Salvatore Dedola

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