100 anni dalla Grande Guerra, Sardi volontari su fronti esteri

Cannone da 149

Su Calendariu 2016, inserito tra le iniziative accreditate quale progetto rientrante nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale, è corredato da didascalie che offrono una lettura delle vicende italiane viste con occhio sardo. Ogni mese è anche illustrato da immagini inedite provenienti da Cagliari. Il mese di Maggio parla del contributo dei volontari sardi su fronti esteri.

Tra i volontari Italiani in Francia si contarono circa settanta cognomi di sardi, tra i quali tre caduti, tre dispersi e tredici feriti. Tra costoro tre nomi sopra tutti. Proveniente dalla Compagnia Mazzini, verosimilmente unico isolano, l’avvocato repubblicano originario di Ulassai Alberto Cannas. Poi Augusto Alziator, cagliaritano, giornalista a Bologna e corrispondente di guerra in Francia per conto del giornale Il Resto del Carlino, con reportage assai seguiti e di notevole importanza per l’opinione pubblica italiana; arruolatosi poi col grado di sergente, svolgendo le funzioni di segretario di Peppino Garibaldi, egli partecipò ai combattimenti il 5 gennaio 1915 a Courtes Chausses, nell’assalto ad una linea di trincee tedesche, rimanendo prigioniero del nemico e, nonostante l’intervento della Croce Rossa Internazionale, Alziator, rientrò in Italia solo a guerra finita, malato e morente. Ed ancora Ernesto Butta, originario di Sassari, redattore della “Ragione” – quotidiano nazionale del PRI – per fonti di polizia anarchico, il quale, stabilitosi a Parigi, raggiunse il 4° Reggimento di marcia del I Straniero, al comando di un gruppo di rincalzi; l’8 gennaio 1915, egli cadde sulle trincee del Ravin des Meurissons. Le notizie dei sardi volontari suscitarono sensazione ed interesse nell’opinione pubblica isolana. La stampa locale riprese immediatamente le notizie che li riguardarono, dandone ampio spazio e riportando i commenti degli altri giornali, sicché il sangue versato «valga a scuotere l’Italia ufficiale dal suo torpore».

Gianni Cilloco

Nell’immagine: Cannone da 149 (Cagliari, archivio Gen. don Giovanni Maria Garrucciu Melis)

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