In Sardegna gli archetipi di antiche lingue semitiche mediterranee

Lo stato costrutto tratto da Grammatica della Lingua Sarda Prelatina

Grammatica della Lingua Sarda PrelatinaLa Sardegna sta al centro di un fenomeno linguistico arcaico, d’ampiezza mediterranea, i cui archetipi si ritrovano in tutte le antiche lingue semitiche. È lo stato costrutto, ossia la tecnica di fusione di due nomi, reggente-retto, che in tal modo vanno a costituire un’unità morfologica.
In origine la sequenza era: sostantivo reggente + sostantivo retto al genitivo, saldati insieme da una -i- (morfema di sutura). Oggi che il genitivo non è più in voga, la Sardegna ne fa ovviamente a meno ma conserva ugualmente la -i- di sutura nonché i rapporti originari tra i due termini che si saldano. Esempio: cabi-mannu ‘che ha la testa grande’, cambi-russu ‘che ha le gambe grosse’, pili-ruju ‘che ha i capelli rossi’, mani-lestru ‘svelto di mano’, matti-falada ‘avente il prolasso uterino’, fusti-albu ‘pioppo’, ecc. Questi sei esempi di “fusione” sono composti apposizionali o predicativi (i più frequenti fra tutti i tipi di composizione) costituiti da nome-aggettivo, in cui l’aggettivo è apposizione del nome.
Beninteso, in composizione possono entrare anche due nomi (così come accadeva nelle forme semitiche). In tal caso parliamo di composti determinativi, dove il primo membro determina il secondo in rapporto genitivo; esempio: ninni-eri ‘rosa di montagna’, da accadico nīnû ‘a medicinal plant’ + erû ‘aquila’ (nīni-erû = ‘pianta delle aquile’); o anche piri-coccu ‘perlina minore, Bartsia trixago’, da accadico per’u ‘germoglio’ + quqû ‘serpente’ (perʼi-quqû = ‘germoglio del serpente’); o Ari-tzo (un villaggio nato accanto a due sorgenti), da semitico ārā ‘sito’ + ittsa ‘scaturigine’ (āri-ittsa = ‘luogo delle sorgenti’). Altro tipo di composto determinativo è Bari-sone (= ‘giudice della reggia protettiva’, da accadico barûm ‘giudicare’ + sūnu ‘luogo di protezione’, in stato costrutto bari-sūnu).
Altro tipo di nomi sardi “in fusione” sono i composti possessivi, es. gali-léu ‘pappa reale’, dal babilonese garûm ‘crema’ + rēʼû ‘pastore’ (gari-rēʼû = ‘crema del pastore’).
Ulteriore tipo di “fusione” di nomi in Sardegna (e in Italia) sono i composti copulativi, in cui due nomi si legano, mercé la -i-, in rapporto reciproco, es. Elì-a, antico nome ebraico Eliy-yahu (da El ‘Dio Sommo’ + YAHW ‘Dio Sommo’ = ‘El è YAHW’, ossia ‘il dio chiamato El dai Cananei è lo stesso YAHW degli Ebrei’).
Faccio notare che lo stato costrutto è fenomeno mediterraneo, non solo sardo; questa è una delle prove che millenni prima di Roma l’intero bacino parlava una sola lingua, che oggi possiamo classificare “semitica” ma era anzitutto “mediterranea”. Lo stato costrutto insiste in Italia (es. capi-nera, petti-rosso, occhi-nero…), in Corsica (es. barbi-biancu, nasi-tortu…), in Spagna (es. barbi-rubio, cari-redondo, dienti-mallado, oji-negro…), nell’antica Roma (es. ponti-fex, acci-piter ‘falco’: quest’ultimo da accadico akki-pitru ‘furia delle steppe’).
Per non tediare, vado innanzi senza illustrare altri tipi di stato costrutto (peraltro già trattati alle pagg. 247-253 della mia Grammatica della Lingua Sarda Prelatina). Voglio però osservare un altro fenomeno importante della grammatica sarda, semitica, mediterranea in genere, ed è che moltissime parole, e composti di parole, creati nel bacino mediterraneo millenni prima di Cristo, ebbero la fortuna di risalire a nord, varcare le Alpi e rimpolpare il vocabolario dei Popoli delle Steppe e dei Popoli delle Foreste, ivi compresi molti nomi creati dai Germani. Così fu per la parola italica baròne (titolo feudale assunto dapprima da tutti i grandi di un regno). Nessun dizionario etimologico europeo è stato sinora in grado di stabilire scientificamente l’origine di baròne, per la semplice ragione che nessuno dei ricercatori ha aperto il dizionario sumerico, dove troviamo bar ‘outsider, eccellente’ + unu ‘high, alto, elevato’; il composto sumerico bar-unu indicò, almeno da 10.000 anni fa, un ‘uomo d’alto rango, d’eccellente valore’.
Millenni dopo i Sumeri, ritroviamo anche tra i Germani il lemma baro, nella loro lingua ancora individuato come ‘uomo libero, guerriero’ (quasi come lo vollero individuare gli antichi Sumeri).
Dopo aver doverosamente puntualizzato ciò a riguardo dell’origine delle parole, debbo richiamare fermamente qualsiasi ricercatore ad essere molto prudente nel formulare le proprie etimologie. Il confondere i dati linguistici e storici con la pretesa di proporre una qualsivoglia etimologia, conduce a risultati ascientifici e, sia pure contro le intenzioni personali, “avvelena i pozzi” della ricerca. Ad esempio, si vorrebbe far accettare il già esaminato Barisòne (nome di parecchi giudici della Sardegna pre-catalana, indubbiamente rifluito in Italia e in Sardegna tramite i Longobardi) come risultato di una lunghissima ed inaccettabile catena di mutazioni fonetiche che avrebbero alla base il nome composto barigild, termine anch’esso in stato costrutto ma di origine longobarda. Dichiaro che tra Barisone e barigild c’è un abisso fonetico incolmabile, quindi non è proponibile alcuna mediazione etimologica. Le numerose forme italiche (Barisone, Barixon, Barisel, barigild, ecc.) vanno esaminate sulla base di tutto quanto ho appena illustrato, e non è permessa alcuna scorciatoia, quale l’attingimento di conforti e sostegni da un libro di tale Carlo Salvioni intitolato “Fonetica del dialetto moderno della città di Milano”.
Analoga circospezione va posta nel trattare l’italico barigello, bargello, uguale al sardo barracello. Wagner lo fa derivare dallo sp. barrachel. Corominas sostiene essere apparso in Italia nel 1516, derivante da it.ant. barigello (oggi bargello), dal franco barigild ‘funzionario di giustizia’.
Il termine è in realtà un composto antichissimo avente base nell’accadico barû(m) ‘to see, look at; oversee, watch searchingly’, ‘vedere, guardare, dare un’occhiata, sorvegliare, vigilare il territorio’ + ṣēlû ‘incendiare’, anche ‘insultare’. Il composto ebbe il significato identico a quello sardo attuale. Gli antichissimi rangers o vigilantes erano vere e proprie guardie parastatali assunte per la guardia del territorio al fine di prevenire gli incendi nonché risse e dissidi tra i pastori.
Peraltro, sarebbe singolare e fantasioso proporre barigello o bargello o barracello (capitano di un gruppo di soldati) derivante da un tardo lat. baroncellus (quasi un ‘piccolo barone’), perché sarebbe una contraddictio in terminis e recherebbe ulteriori insanabili contrasti col fatto che su barracellu in Sardegna fu una semplice guardia, spesso analfabeta, mai un… “piccolo barone”.

Salvatore Dedola

Nell’immagine: copertina di Grammatica della Lingua Sarda Prelatina

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