Significato dei mesi in sardo secondo antichi dizionari: Luglio

Alghero, aia comune

Così come accade per migliaia di altre parole, in Sardegna anche i mesi hanno talora due o più nomi, relitti della frammentazione tribale che nell’antichità e sino ad epoca romana persistette nell’isola. Comincio col primo dei due nomi.

ARGIÒLA (mese e) camp. ‘luglio’. La forma base di argiòla è il log. arzòla; infatti, anche proponendo per base (come fa Wagner) la forma campidanese (e come derivata quella logudorese), la prima potrebbe difficilmente giustificare la sua –g– partendo dal lat. areola. Che Wagner rafforzi il proprio orientamento basandolo sulle forme antiche quali ἀργιόλα della Carta Greca 14, o ariola del CSP 10, 186; CSNT 106, 223; CSMB 176, è poco congruo, poiché quelle scritture attengono soltanto a un breve periodo, alla fine del Medioevo, epoca recente e circoscritta rispetto ai millenni che ci separano dalla nascita del termine, il quale non è latino ma sardo-sumero-accadico. In Sardegna quella del tardo-Medioevo e dei condaghes fu un’epoca connotata da una classe di monaci-scribi di formazione latina, i quali a contatto con le parlate sarde riuscirono (a stento) a renderle con le grafie a loro più familiari, quelle imparate sui codici latini con i quali s’erano formati.
Prima di trattare l’etimologia di argiòla occorre prendere atto d’un fatto incontrovertibile, reso sicuro dalla mia testimonianza diretta e dalla interpretazione da parte di tutti gli storici ed archeologi, cioè che le “aie” dove si trebbiava il grano, scelte obbligatoriamente nelle parti più ventilate delle valli, delle colline, dei monti, erano nel contempo anche “circoli solari” dove il popolo praticava anche il ballo sacro, su baḍḍu tundu. Ebbene, considerata la sacralità della trebbiatura dei cereali, sembra ovvio che essa fosse preceduta proprio dal “ballo tondo”, da una danza sacra di ringraziamento al Dio supremo. In epoca sumerica l’essere supremo era il Dio Luna.
Ed ecco l’etimologia, dall’akk. arḫu ‘Luna’ + ṣulû ‘supplica, preghiera’. S’arzòla quindi era un sito dove, prima delle operazioni della trebbiatura – in sé importantissime perché dal cereale dipendeva la vita dell’uomo per il futuro anno – si levava una supplica, una preghiera corale al Dio Luna, manifestata nel modo più congeniale che il popolo sardo seppe conservare, che era su ballu tundu.
Per correttezza, propongo di seguito due altre etimologie: sum. ara ‘grindstone, to grind’ (oppure ar ‘preghiera) + ul ‘to grind’. Se assumiamo il composto ara-ul (> stato costrutto sardo ari-òl-a) avremmo il significato di ‘pietra per macina’ (e andrebbe bene, per il fatto che le aie per trebbiare furono sempre basolate con pietre piatte, adatte allo scopo). Se invece assumiamo il composto ar-ul (poi diventato ari-ul per attrazione dal precedente composto), dobbiamo tradurre un originario ‘preghiera per la trebbia’, e in tal caso assumerebbe più importanza l’atto iniziale della trebbiatura, che certamente era costituito dai preliminari onori al Dio Sole.
La traduzione ‘preghiera per la trebbia’ è indissolubilmente legata all’altro significato assunto dal nome comune argiόla, che è ‘chiacchiera’. Questa metamorfosi è fortemente maliziosa, ed avvenne ovviamente in epoca bizantina (dal 600 al 1000 e.v.), allorché i preti cristiani riuscirono a scalzare dalla Sardegna gli antichi usi sacri, sostituendovi semantiche dissacratorie.

TRÍULA log., tríura sass., tréula camp. ‘trebbiatura’; ‘(mese di) luglio’ (si usa in tutta la parte settentrionale dell’isola, corrispondente al merid. argiòla ‘luglio’); triurà sass., tribuláre log., triguláre orun.; camp. treulái ‘trebbiare’. Wagner pone l’etimologia nel lat. tribulare ‘pigiare, calcare’ da tribŭlum ‘trebbia’ (specie di carro a ruote basse e larghe munite di denti).
Indubbiamente il carro da trebbia latino era, per quei tempi, un evento tecnologico, ma non dimentichiamo che in Sardegna fino a 50 anni fa si trebbiava ancora facendo trottare una fila di cavalle attorno a un palo. Nella più alta antichità, quando in Europa e nel Vicino Oriente il cavallo era ancora poco o punto conosciuto, si trebbiava con i buoi, possibilmente con i tori, animali più grossi e pesanti, oltreché più energici. Infatti la base etimologica di tríula è l’akk. ṭerû(m) ‘battere’, ‘sfregare’ + ullu ‘toro’ > t(e)ri-ull-are.

Salvatore Dedola

Nell’immagine: Alghero, aia comune (Fotografi Biellesi in Sardegna, Archivio Fondazione Sella, Biella)

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