Storie di oro sardo e oro del Monte Rosa al Museo delle Migrazioni

consegna del lingotto d'oro donato dai minatori di Furtei

Nella sezione mineralogica del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo è possibile ammirare campioni di Oro nativo (Au), proveniente da Brusson, Fenillaz, Val D’Aosta, 1965, Collezione: Alessandro Beducci – Felicina Bertolone; la mineralizzazione aurifera (oro visibile) su Arsenopirite (FeAsS), proveniente da Monte S’Ollasteddu, Perdasdefogu, Sardegna, 2000 e l’Enargite aurifera massiva con Pirite, (Enragite: Cu₃AsS4 – Pirite: FeS), proveniente dalla miniera di Furtei Sardegna.
Il Massiccio del Monte Rosa è noto da sempre per la ricchezza del prezioso metallo. Ancora presente nei torrenti, per secoli la sua estrazione ha interessato anche il Biellese, modificando la morfologia del territorio la cui traccia permane anche in alcuni toponimi. Emblematico Ponderano, il cui nome e l’immagine presente nello stemma civico con mano che regge bilancia d’oro, rimanderebbero all’attività di pesatura del prezioso metallo effettuata, secondo tradizione, in questa località.
Il campione di Monte S’Ollasteddu è un raro esempio di oro nativo visibile in Sardegna. Proviene dal ‘nuovo’ giacimento aurifero, uno dei più grandi d’Europa, scoperto alle soglie del terzo Millennio nei terreni del Poligono interforze di Perdasdefogu, in provincia di Nuoro. La servitù militare del Salto di Quirra-Perdasdefogu copre 12.700 ettari: si tratta di uno dei più grandi poligoni sperimentali d’Europa. Da alcuni è indicato con allarme come possibile area per il nuovo deposito nazionale di scorie radioattive. Comprende circa 20.000 chilometri quadrati di superficie di mare, pari quasi all’estensione dell’intera Sardegna, interdetta alla navigazione, alla pesca e alla sosta durante le esercitazioni.
Il terzo campione proviene da Furtei, settore minerario a Sud dell’abitato omonimo, a circa 40 km da Cagliari, è stato sfruttato fino ad a pochi anni fa. Negli gli anni 1988-91 la società della Regione Sardegna Progemisa, in collaborazione con una compagnia dell’AGIP, iniziò un programma di prospezione presso Furtei che proseguì negli anni seguenti quando una società australiana subentrò all’AGIP. La società australiana e la Progemisa costituirono la Sardinia Gold Mining S.p.a. (SGM).
Nel 2004 la società canadese Full Riches Investiment, capeggiata dall’imprenditore italo venezuelano Serafino Iacono, prese il controllo della SGM. Nel 2008 la Bufalo Gold Ld. (che acquisisce la miniera nel 2007) annuncia l’avvio di un programma di perforazioni per realizzare uno studio di fattibilità, il cui obiettivo era iniziare la produzione nel 2009. Ma questo obiettivo non verrà mai realizzato, in quanto nel dicembre 2008 arriva la dichiarazione di chiusura della miniera.
Al Museo delle Migrazioni di Pettinengo – aperto tutte le domeniche, ore 14-19 (ingresso libero) – è possibile ammirare lo sbozzo, il prototipo del “Calice della Sardegna” realizzato con 1.550 grammi d’oro sardo donato dai minatori di Furtei nell’anno 2007 all’arcivescovo metropolita di Cagliari.

Fabio Granitzio

Nell’immagine: Maria Lucia Baire, direttore del Museo del Duomo di Cagliari Castello e mons. Giuseppe Mani, arcivescovo di Cagliari, consegna del lingotto d’oro donato dai minatori di Furtei per realizzare il “Calice della Sardegna”.

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