Giugno, una parola sarda al mese: M come Malvasia

Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

incipit M, in Giampaolo Mele, Die ac NocteMALVASÌA è un vino dolce aromatico (e relativo vitigno). Fu il Boccaccio a introdurre il termine (oggi considerato italiano tout court) dal 1348. Ma intanto il termine viene rilevato anche nel latino medievale già un secolo prima. DELI sostiene, all’unisono con tutti gli altri linguisti, che Malvasia ha il nome del luogo da cui originariamente è provenuta (sic!). In pratica Malvasia è considerata la versione occidentale del gr. Monobasia (pr. Monovàsia), sito individuato in un approdo sulla costa orientale del Peloponneso. “Qualche dubbio, non ancora chiarito, è stato avanzato per il fatto che tutta la tradizione dichiara la malvasia come vino cretese” (DELI). Come vediamo, la questione è già complicata in partenza, ed i linguisti non fanno altro che rincorrere la strana diceria del porticciolo bizantino, consacrandola nonostante sia soltanto una vox populi, e nonostante che le notizie storico-geografiche divergano clamorosamente dal nome autoreferenziale. Non porta certamente acqua al mulino del linguisti l’autorevole dichiarazione del Vodret, allorchè afferma che «Il Malvasia è uno dei vitigni bianchi maggiormente diffusi in tutte le zone viticole del Mediterraneo e la cui origine si perde nei secoli, anche se il suo nome viene fatto risalire al porto greco di Monemvasia, nel Peloponneso; tra l’altro i vitigni denominati Malvasia sono molto numerosi e non sempre simili… L’origine del vitigno Malvasia sarda si fa risalire all’epoca bizantina e certamente arrivò in Sardegna tramite gli approdi di Kalaris e di Bosa: infatti esso ha la sua maggiore diffusione nel Campidano di Cagliari e nelle colline della Planargia… Nelle altre regioni dell’isola la presenza di questo pregevole vitigno è alquanto sporadica e ciò fa pensare che in queste zone esso sia stato introdotto in tempi meno antichi. Del resto tutti gli studiosi dell’enologia sarda concordano nel rilevare la netta differenza tra il vino Malvasia ottenuto nel Campidano e quello ottenuto a Bosa… L’origine greca del vitigno Malvasia viene confermata dalla voce dialettale con cui esso viene indicato nel Nuorese, Alvarèga, cioè ‘bianca greca’, assieme agli altri sinonimi Malvagìa, Marnaxìa, Manusìa».
E così Vodret, nel mentre che conferma le complicanze dell’arruffata questione, dà, sia pure in modo inconsapevole, alcuni addentellati storico-geografici che consentono di rimettere in piedi anche la storia di questo antichissimo vitigno. Infatti è vera l’affermazione di Vodret circa le aree vocazionali del Malvasia, che sono proprio quelle a più alta densità di commerci fenici. E prendiamo per giusta anche la sua conferma (inconsapevole conferma) che l’origine del vitigno “si perde nei secoli”, nonostante che poi egli si corregga (sempre inconsapevolmente) dichiarando che esso sia stato veicolato in Sardegna dai bizantini. Che la Malvasia di Bosa sia la più conservativa e la più celebre non è un caso, considerato l’antico isolamento di quel porto shardano-fenicio. É che nell’Alto medioevo i nomi tipici dei vitigni sardi, pur esistendo ognuno per suo conto, a quanto pare non furono considerati più di tanto dall’establishment al potere e, per quanto il popolo continuasse ad usarli, i dotti tramarono per proprio conto gli esiti di alcuni nomi o ampelonimi. É certo per l’influsso dei monaci bizantini (solo per l’autorità di quell’influsso, non per la loro opera determinante) che già dai primi secoli dell’Alto medioevo era rispuntata la nomea che tutti i vitigni sardi dovevano provenire dall’Oriente… anzi dalla Grecia. Di qui Alvarèga. Peraltro la grande isola di Creta, dove convergono le indicazioni dell’origine del Malvasia, fu anch’essa considerata dai Greci come “Cosa Nostra” sin dai poemi omerici. Quindi non dobbiamo adombrarci se la tradizione greco-bizantina vanta anche su questo ampelonimo le sue dubbie paternità. Creta invece, prima d’essere greca, fu un regno autonomo che diffuse una delle civiltà pià alte dell’antichità. Luogo di traffici, di scambi culturali dove i navigatori fenici e, prima di loro i navigatori assiro-babilonesi, assieme ai navigatori shardana, avevano fondachi, ottima accoglienza, grandi opportunità d’esportare in uno le mercanzie e l’altissima civiltà mesopotamica.
É così che scopriamo che anche il soave vino oggi noto come Malvasia deriva il nome da un composto akk. malû(m) ‘abbondanza, pienezza’ + (w)aṣu(m) ‘far crescere, germogliare, dischiudersi’ = ‘germoglio dell’abbondanza, germoglio dell’opulenza’.

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit “M”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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