Disegna un nuraghe

Le pietre e il sacro, Concorso di idee per ricorare il 90° anno dalla fine della Grande Guerra

A cura di Battista Saiu Pinna.
Collana Ammentos, n° 12.
Opera pubblicata nel mese di giugno 2008.


Copertina


In questo volume, il dodicesimo della collana Ammentos, “ricordi”, sono raccolte le opere dei partecipanti al Concorso scolastico “Le pietre e il sacro, disegna un nuraghe”, bandito nella primavera 2008 dal Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Città di Biella, al fine di sensibilizzare i futuri cittadini, giovani di età compresa tra i 6 e i 19 anni, su alcuni aspetti storico-geografici piemontesi e sardi.
Al Concorso hanno partecipato venti Scuole: a Biella, il plesso di Piazza Martiri della Libertà (Schiaparelli, Chiavazza, Pavignano); il plesso di Via Addis Abeba 37 (Marconi e Salvemini); la Scuola Elementare di Chiavazza, l’Enrico Fermi, quella di Pavignano, l’Istituto privato Losana; l’Istituto Tecnico Commerciale Bona; l’Istituto Tecnico Industriale Quintino Sella; il Liceo Classico “G.e Q. Sella” e Liceo Scientifico “Avogadro“.
Da fuori Biella hanno mandato opere la Scuola Elementare di Ulassai (Oliastra la Scuola Elementare di Vaglio; la scuola Media Leonardo da Vinci di Cossato; il Liceo Scientifico di Jerzu(Nuoro), l’Istituto Tecnico Commerciale di Mosso Santa Maria.
Gli insegnanti che hanno seguito i ragazzi sono: Adele Sogno, Anna Rosa Antonello, Antonella Michelone, Antonia Lanza, Chiara Bo, Daniela Formaggio, Nadia Landrino, Patrizia Peretti, Luigina Pilia, Maria Ausilia Barzan, Maria Gloria Berrone, Rosanna Baroni, Suor Stefania, Vanessa Braca, Elisa Oglietti, Giuseppina Noto, Lelia Zangrossi. Tre ragazzi hanno partecipato autonomamente senza l’aiuto di insegnanti.

È una memoria collettiva quella che si vuole rinvigorire e tramandare con Nuraghe Chervu (cervo), rinsaldando e metabolizzando frammenti di storia e geografia attraverso il Concorso Scolastico “Le pietre e il sacro, disegna un nuraghe“, cui hanno risposto oltre settecento studenti che, col loro contributo di idee, hanno permesso l’edificazione del nuraghe sorto alle porte della città: un progetto articolato e condiviso dall’Amministrazione della Città di Biella, che ha accettato l’impegno e la proposta del Circolo Su Nuraghe per l’inserimento del nuovo monumento biellese all’interno di un giardino mediterraneo, in cui verranno via via piantumate altre piante per ricordare i futuri nati nella comunità sarda di Biella.
Le opere megalitiche della Sardegna, delle quali Nuraghe Chervu vuole essere un simbolo, e le incisioni rupestri alpine sono testimoni antichissimi, segni identitari – pietre sacre – che individuano e caratterizzano le regioni in cui sono custoditi. Attraverso la conoscenza dell’ambiente è possibile creare o consolidare la coscienza e il rispetto della natura, con la conseguente valorizzazione di questi autentici tesori del territorio, isola o montagna che siano.
Conoscenza e Valorizzazione del territorio e della natura per celebrare la fine della Prima Guerra Mondiale attraverso la realizzazione di un disegno che rimandi alle pietre dei nuraghi e alle incisioni alpine. Pietre anonime incise o organizzate in circolo o fitte e sovrapposte a menir, parlano della millenaria cultura europea così come il sangue dei caduti e il sudore di tanti anonimi emigrati raccontano più recenti storie di sacrifici per la creazione dell’Italia moderna.
I dati ufficiali relativi al primo conflitto mondiale – tappa fondamentale di un processo che conclude il Risorgimento italiano – parlano di 650 mila Caduti e di un milione di feriti; migliaia i dispersi e i disertori. A Roma, l’Altare della Patria custodisce le spoglie senza nome del “milite ignoto”, ignoto, appunto, con cui tutti possono identificarsi.
Nella sola Città di Biella, nove lapidi eternizzano 523 caduti; un ricordo che il tempo – inesorabile livella – attenua. Quella della Comunità dei Sardi di Biella vuole essere un’operazione di attualizzazione del ricordo, quasi di “resurrezione”; per la prima volta tutti i nomi dei ragazzi biellesi che, novant’anni, fa non tornarono dal fronte vengono raccolti in un unico elenco in cui viene rispettata l’appartenenza alle rispettive antiche comunità: Biella Piano e Biella Piazzo; Chiavazza e Vernato; Cossila San Grato e Cossila San Giovanni; Favaro, Pavignano e Vandorno.
Il ritorno alla memoria dei caduti viene effettuato attraverso il “concorso di idee per ricordare il 90° anno dalla fine della Grande Guerra”; le opere dei ragazzi e i loro nomi fanno il paio – riportandoli al presente – con i nomi dei caduti.
I nomi degli uni vengono pubblicati in questo volume secondo l’ordine di arrivo delle opere alla Segreteria del Concorso, così come quelli dei Caduti sono stati registrati secondo il ritmo stabilito dal Destino.

Come nella maggior parte dei casi in Sardegna, anche la porta di Nuraghe Chervu a Biella risulta edificata sull’asse Nord-Est in modo che il sole, al solstizio d’estate, ne illumini perfettamente la soglia.
L’antico elemento solare viene sottolineato dal posizionamento “orientato” di due menir di “beola di Calice”, del peso di oltre 20 tonnellate, dono proveniente dalle cave di Domodossola di Mario Filippeddu, rafforzato dallo sviluppo a spirale di piante e pietre che incrementandolo, renderanno ancor più partecipato il nuovo spazio messo a disposizione dal Comune di Biella.
Una tipologia costruttiva diffusa nel mondo antico e che, a Biella, si riscontra nella chiesa di San Bartolomeo e nel sacello di Santa Maria del Monte ad Oropa. L’elemento solstiziale viene evidenziato negli affreschi trecenteschi dal personaggio privo di aureola che regge in mano il sole, conosciuto come “la stella di Oropa” ed utilizzato come “logo”, segno identificativo del luogo sacro.
Oropa rimanda immediatamente ancora alla Sardegna attraverso la figura grande di Sant’Eusebio da Cagliari, primo vescovo di Vercelli, inviato 1663 anni orsono da papa Giulio I a cristianizzare queste terre, eletto, nel 1963, Patrono del Piemonte dal Beato papa Giovanni XXIII.
Per la costruzione del Nuraghe Chervu, lo studio di architettura Grotto-Buscaglia di Biella ha predisposto una progettazione preliminare, sviluppata successivamente dagli architetti Penna e Paterniani, che si sono avvalsi dei lavori del concorso.
La ditta Gugliotta, cui è stata affidata la realizzazione del manufatto lapideo, si è avvalsa di abili muratori sardi, piemontesi, pugliesi e rumeni.
Nuraghe Chervu è formato da massi estratti dalle cave di Curino e da pietre provenienti da diverse regioni d’Italia. Prende il nome dal Torrente Cervo, nei cui pressi sorge, e caratterizzerà una delle porte del costituendo Parco Fluviale Urbano.
La scelta dei blocchi di roccia biellese intende significare l’antico legame tra Biella e la nostra Isola, una delle cui massime espressioni sta nell’emblematica figura di Alberto Ferrero Della Marmora. Allo scienziato biellese, senatore del Regno di Sardegna, sono dovuti fondamentali studi mineralogici, sardi e piemontesi, tra cui quello relativo a un particolare filone di roccia magmatica – il melafiro – che per 23 chilometri unisce il Biellese e la Valsesia: tre lastre di melafiro decorano il monumento a lui dedicato da Quintino Sella all’interno della Basilica di San Sebastiano di Biella.
Le altre pietre, provenienti da ogni parte d’Italia, vogliono rievocare il dolore delle guerre e dei sacrifici che hanno contribuito alla creazione dell’Italia moderna: tanti giovani, tra cui 532 Caduti biellesi e 98.124 richiamati sardi – uno ogni nove abitanti dell’Isola. Tra le regioni italiane, è la Sardegna, con i suoi 13.602 Caduti, ad aver pagato il prezzo più alto in rapporto alla popolazione. Sono i fanti della gloriosa “Brigada Thatharesa“, la Brigata Sassari, alla quale, il 3 dicembre 1915, i vertici militari disposero il trasferimento di tutti i fanti sardi.
Dall’altopiano di Asiago proviene una delle pietre del nuraghe biellese, poiché sul Carso, il 25 luglio 1915, due giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria, la Sassari ebbe il “battesimo del fuoco”e combattè al grido di “Forza Paris!”, forza uniti!, piuttosto che “Avanti Savoia!”.
Il 5 agosto 1916 venne conferita la medaglia d’oro al valor militare a ciascuno dei due reggimenti della Brigata Sassari, distintasi (20-30 gennaio 1918) nella battaglia dei Tre monti. Il contingente sardo rimase in prima linea fino alla “battaglia del Piave” (15-23 giugno 1918) in cui, il 16 giugno 1918, al comando di un plotone di “thatharinos“, cadde l’avv. Attilio Deffenu, intellettuale meridionalista, mandato al fronte perché sospettato di “sovversismo”.
Durante i sanguinosi combattimenti del Piave, persero la vita in tanti: tra i biellesi, Costantino Crosa, medaglia d’oro al valor militare, Capitano di Fanteria, Comandante la 10a Compagnia del 201° reggimento, caduto a Breda di Piave il 18 giugno 1918.

Battista Saiu


Le culture sarde e piemontesi si fondono tra loro con una storia ultra secolare.
Alberto La Marmora, le cui spoglie mortali sono conservate nella Basilica di San Sebastiano a Biella, fu il primo grande “trait d’union” fra i biellesi e la Sardegna. Durante la sua esperienza sul territorio, durata oltre tredici anni, da grande appassionato di scienze qual era, studiò e registrò non solo gli aspetti storici dell’isola, ma soprattutto quelli geografici, zoologici, etnologici e archeologici dell’intera Sardegna. E proprio per quest’ultimo motivo, sebbene venga ricordato maggiormente per il grande contributo offerto alla cartografia, non rimase immune dal fascino dei nuraghe e concorse notevolmente al loro studio e alla loro documentazione.
La Marmora “il biellese”, La Marmora “il sardo”, come le tante piazze, le tante strade e la montagna più alta della Sardegna lo ricordano, ha nella comunità Biellese, così come sull’isola, testimoni appassionati.
Il nuraghe realizzato a Biella sancisce l’antico legame fra Biellesi e Sardi, una comunità che in città si è integrata da decenni ed ha contribuito attivamente allo sviluppo sociale ed economico della stessa, ma non solo.
Il “Nuraghe Chervu” vuole anche ricondurre la memoria al dolore delle guerre e ai sacrifici che hanno portato alla creazione dell’Italia moderna che festeggerà nel 2011 i suoi primi centocinquant’anni di costituzione.
Alberto La Marmora è stato, oltre che scienziato e studioso, un soldato ed un uomo politico. Morì poco prima di poter assistere all’unificazione del suo Paese, all’unione del suo Piemonte e della sua Sardegna sotto uno stesso tricolore nazionale. Combatté diverse battaglie e i suoi biografi lo ricordano come un uomo che “amò sopra ogni cosa l’esercito”, che servì con la stessa dedizione con cui la Brigata Sassari affrontò le insidie della Grande Guerra: agli albori della propria costituzione fu impegnata nei tredici giorni di Caporetto e i fanti del battaglione “Musinu” furono gli ultimi a ripiegare sul Piave, al passo, con orgoglio e compattezza.
Ricorrono quest’anno i novant’anni dalla fine del primo conflitto mondiale, il primo nel quale gli italiani si difesero coesi di fronte all’invasione straniera.
La struttura del nuraghe, unica in Piemonte, è il simbolo cittadino della perfetta e armonica integrazione e convivenza di due comunità. Pensata per ricordare l’unità d’Italia, è stata realizzata con pietre provenienti dalle varie regioni proprio per affermare, a futura memoria, quell’unione di intenti che culminò con la creazione di uno stato unitario e con la difesa dei suoi confini.

Il Sindaco della Città di Biella,
Vittorio Barazzotto


L’invito che il circolo Su Nuraghe ha rivolto agli studenti delle scuole del territorio ha avuto un riscontro entusiastico e direi anche inatteso o almeno così forte che è andato ben oltre le nostre aspettative. Ricevere da oltre 700 ragazzi circa 630 elaborati significa che il tema proposto ha acceso l’interesse degli studenti. Il fatto poi che il loro impegno si volgesse alla creazione di una immagine e di un motto su un tema lontano dal loro quotidiano: il nuraghe, suscita davvero stupore non solo per la quantità dei materiali consegnati ma anche per la consapevolezza con la quale hanno affrontato il loro impegno.
Molte sono state le tecniche utilizzate per raffigurare il nuraghe e l’immagine della Sardegna che va ad evocare: dal collage, al disegno libero, dall’uso di materiali quali pasta, sughero inseriti nella composizione all’uso del polistirolo; tanti gli stili dal disegno naturalistico alla composizione di tipo pubblicitario, dal richiamo allo stile dei writers e di Haring all’inserimento di acrostici.
A volte la fantasia dei ragazzi è risultata fortemente contaminata dagli slogan pubblicitari consegnandoci un immagine solo vacanziera della Sardegna, ma nella maggioranza dei casi è stato soprattutto il mistero di una antica civiltà che trova nel nuraghe la sua rappresentazione più significativa che è stato sottolineato.
Il fascino di una terra la cui civiltà è stata improntata all’uso delle pietre come i grandi massi delle piramidi dell’antico Egitto la fa rappresentare come civiltà guerriera, ma anche piena di profumi, di piante aromatiche, di mare popolato di delfini e sirene, di statue della fecondità e cavalli che corrono liberi.
Si intravide oltre il lavoro dei ragazzi il grande sforzo da parte degli insegnanti di consentire agli studenti di esprimere al meglio le loro capacità e la loro fantasia entro una base di informazioni importanti – uno zoccolo duro di dati storici, geografici e di conoscenza delle varie tipologie di nuraghe, che talora approda addirittura alla ricostruzione del complesso nuragico come avrebbe potuto essere in origine.
Accanto al disegno il motto: oltre ad alcuni interventi in versi, la maggior parte si è orientata su motti che coniugano il passato con il presente, sottolineando come le radici storiche permeano il vissuti contemporaneo e come civiltà “di pietra” così lontane abbiamo ancora molto da narrare ai giovani d’oggi.
Al Circolo Su Nuraghe e alla sua anima, il prof. Battista Saiu, un grande complimento per quanto è riuscito ancora una volta a costruire con il tessuto cittadino e con il territorio. Bandire un concorso per le scuole è ormai una scommessa, se pensiamo quanto la scuola sia tempestata da offerta con un numero ormai così alto di proposte che si riesce a volte per distrazione o per eccesso di informazione a non cogliere la bontà delle iniziative. Il risultato ottenuto sia per quantità che per qualità è invece in questo caso un obiettivo raggiunto che rinsalda ancora una volta il forte rapporto fra Biella e il Biellese e la Sardegna, la sua comunità locale e la sua storia millenaria.

L’Assessore all’Educazione,
Rinaldo Chiola


Nuraghe Chervu è una costruzione che esprime, non solo matericamente ma anche nel nome, l’antica amicizia tra la terra di Sardegna e il Biellese, per ricordare insieme il 90° dalla fine della Grande Guerra e l’inizio dei festeggiamenti del 150° anno dell’Unità d’Italia. Come ben ha descritto il Presidente del Circolo Culturale Biellese Su Nuraghe, prof. Battista Saiu, questa collocazione nei pressi del Torrente Cervo, luogo in cui sorge, “caratterizzerà una delle porte del costituendo Parco Fluviale Urbano ed è formato da massi estratti dalle cave di Curino e da pietre provenienti da diverse regioni d’Italia. La scelta dei blocchi di roccia biellese sta a significare l’antico legame tra Biella e la nostra Isola che trova una delle massime espressioni nell’emblematica figura di Alberto Ferrero Della Marmora“.
Transitando per la via Lago Maggiore e osservando il monumento che emerge suggestivo e misterioso in un contesto botanico mediterraneo, sarà inevitabile pensare che in questo pianeta lo spazio e il tempo possono incontrarsi per suggellare, oltre i simboli, il valore di una piccola patria ritrovata, dove nessuno si senta straniero, oltre il mito del viaggiatore. L’accoglienza locale, unitamente all’interazione con gli ospitanti, sono elementi di un dualismo che viene rapidamente superato, diventando un elemento unico di integrazione effettiva, armonica e reale, in uno slancio di produttiva azione sul territorio. L’inaugurazione di Nuraghe Chervu ben simboleggia questo valore. Essa è avvenuta con la benedizione religiosa celebrata da don Ferdinando Gallu e con il rito del grano da parte di trenta donne, a rappresentanza del 30° anno di fondazione del sodalizio. L’orazione, recitata in lingua sarda, è stata seguita dall’aspersione di petali di rose e grano sul monumento, come ad unire la terra e il cielo, lo spirito e la materia, il pensiero e l’azione.
Da tempo seguo le iniziative socioculturali del Circolo, constato l’instancabile attività del suo Consiglio di Amministrazione, la sua attenzione particolare alla donna. Nel corso degli anni si è registrata una presenza femminile di Consiglieri sempre maggiore, tanto che oggi può contare su sette donne e dieci uomini, un moderno nucleo direttivo tinto anche di rosa. Sul tema della donna è la mostra fotografica Feminas che si celebra nella ricorrenza dell’8 marzo. E ancora di donne si parla ne “Il vestito della luna” (Saiu B. 2008), una recente ricerca storicoculturale sull’abbigliamento religioso, rituale e quotidiano, in particolare riferito a piccole comunità del Biellese e, più in generale, del Piemonte.
Condividendo momenti di incontro sociale con il Circolo ho avuto l’opportunità di conoscere personalmente molti dei Soci che lo frequentano. Ho potuto vedere come Su Nuraghe sia una presenza matura nella nostra città, un piccolo ma solido centro culturale frequentato e gestito da gente operosa e generosa, che non trascura di prestare un’attenzione concreta anche a coloro che vivono un destino spesso difficile. Non posso dimenticare iniziative umanitarie, quali per esempio il pranzo benefico organizzato in primavera in favore dell’Anffas, per la cui realizzazione uomini e donne uniscono impegni e intenti per raggiungere obiettivi comuni.

Nicoletta Favero,
Assessore alle Politiche Sociali e alle Pari Opportunità del Comune di Biella