Calendariu 2004 – Donne e carbone

Uno degli obiettivi del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, è quello di indagare, approfondire e riportare alla luce quelle origini comuni e quei valori condivisi che uniscono indissolubilmente Piemonte e Sardegna. Nel farlo è inevitabile ritrovarsi a scavare nelle pieghe dell’Isola e della gente, tra abitudini di ogni giorno e grandi rivoluzioni, tra elementi che hanno fatto la storia e tra consuetudini ormai dimenticate.
È la costante, continua ricerca dell’identità e della memoria. Il paziente e consapevole sforzo di recuperare ciò che è andato perduto e di non perdere ciò che ancora abbiamo, uniche basi su cui costruire ciò che saremo.
Su Calendariu 2004 propone dodici immagini legate al carbone. Sono dodici attimi congelati di un passato ai margini, un passato che trova poco spazio nella storiografia ufficiale, ma che ne trova molto tra le pagine delle nostre radici.
Dodici finestre aperte su un mondo scomparso che racconta di fatica, di lavoro, di speranze, di aspirazioni. Un mondo che guardava da distante il progresso pur facendone parte, essendone linfa, nutrimento, forza motrice.
A titolo esemplificativo riportiamo i dati relativi all’esportazione di carbone vegetale dall’Isola verso la Spagna, espressi in tonnellate/anno:
1890 25.011
1891 19.622
1892 25.454
1893 20.000
1894 27.113
1895 28.364
1896 31.565
1897 23.985
1898 16.790
1899 28.224
1900 20.465
1903 21.109
1909 11.483
1910 7.635
1912 4.530

Nel 1864 a Domusnovas furono prodotti, per la fonderia, 6.180 quintali di carbone vegetale. Nel quinquennio 1879-1883 nell’Isola ne vennero prodotte circa 154.000-175.000 tonnellate, pari a circa 19.000-22.000 tonnellate/anno.
Il carbone vegetale caricato con la Decauville a Cala Bernardini, proveniva dalla “Dispensa Tonietti”, edificio di raccolta e di conservazione degli utensili, così denominato dall’imprenditore Ubaldo Tonietti, proprietario del “Lotto B”, ex territorio ademprivile, ceduto dal Demanio a questo imprenditore, nel 1878, e successivamente da questi venduto al conte Ugo Grottanelli
“. (Enea Beccu -“Tra cronaca e storia, le vicende del patrimonio boschivo della Sardegna” Carlo Delfino Editore 2000, pp. 348-354)
Una grande Società Metallurgica di Francia, “La Compagnie des Forges et Acieries de la Marine et d’Homecourt” possiede in Sardegna, da oltre 40 anni, varie estensioni boschive, da cui, oltre sugheri, scorze, e legnami, ricava carbone raggiungendo, in certi anni, una produzione di circa 200.000 quintali. Nella più vasta di esse, coprente fra Santadi e Capoterra, a 30 Km ad ovest di Cagliari, circa 10.000 ettari, esistevano un tempo innumeri carbonaie, a dorso di mulo partiva il carbone, ma vanamente si sperdeva nell’aria la parte migliore e più ricca del prodotto. Nel 1916, dietro consiglio del Governo Italiano, fu iniziato il lavoro per fornire al nostro esercito a bassissimo prezzo l’acetone: e un grande impianto sorse dove fino allora il bosco era impraticabile, per chilometri e chilometri dal più vicino villaggio, fra alte montagne, senza strade, col solo aiuto di una piccola ferrovia a scartamento di 80 cm, costruita dalla Compagnia stessa per collegare al porto privato di Porto Botte, lontano 30 Km, il centro della foresta. In un anno il grandioso progetto era compiuto, vincendo difficoltà veramente enormi, perdendo mesi interi per la difficoltà di importazione dei macchinari, difficoltà dipendenti dallo stato deplorevole delle vie di comunicazione nell’interno dell’Isola, dai siluramenti, dalle deficienze continue di materiali da costruzione. […] Piante maggiori e diffuse sono qui il Quercus Ilex (leccio/elighe) e la Phyllirea o Alaternus (lillatro/arrideli), meno comuni l’Alnus (ontano/alinu) e l’Olea europea (olivastro/ozzastru), ma l’abbondanza del basso fusto fa si che non riesca affatto trascurabile l’impiego di legni quasi inusitati come il Myrtus (mortella/murta), il Pistacia lentiscus (lentischio/chessa), e l’Arbutus unedo (corbezzolo/mela lidone), l’Erica (scopa/tuvara) e l’Juniperus (ginepro/nibaru). Al trasporto della legna dalla foresta si è provveduto costruendo apposite strade, e diecine e diecine di carri portano dai tagli al vasto deposito capace di oltre 20.000 tonnellate in cui essa stagiona; quando si voglia raggiungere una maggior secchezza si adopera un apposito essiccatoio traverso cui passa la piccola ferrovia Decauville che collega il deposito allo Stabilimento. Si sta provvedendo all’impianto di teleferiche per il trasporto della legna dalle parti più lontane della foresta che ha una lunghezza massima di 25 Km, e la cui rotazione completa si prevede debba durare da 15 a 20 anni e forse anche meno, dato che le migliori e più promettenti piante vengono sistematicamente rispettate…” (E. Puxeddu: “Le industrie in Sardegna – Una grande fabbrica di acetone a Pantaleo (Santadi)” – Le Industrie Italiane Illustrate, n. 5, Anno III, Maggio 1919, pp.132-136).

E ancora una volta, colpisce l’analogia tra le nostre terre, tra la Sardegna e il Biellese: mentre il carbone veniva caricato sulle bilancelle attraccate a Cala Bernardini, altre carbonaie bruciavano lente a Vallemosso e dintorni. Dall’Isola alla terra ferma, dalle montagne alle piazze di Torino, dove la carbonella biellese veniva venduta nei mercati.
La foto che illustra il mese di dicembre è una testimonianza toponomastica della produzione di carbone vegetale sulle montagne biellesi.
Le immagini di questo calendario, diventeranno presto una mostra: un altro tassello del nostro mosaico, un altro piccolo passo nella direzione da sempre intrapresa, per recuperare giorno dopo giorno le nostre radici e, da quelle, far crescere nuova vita.

Battista Saiu


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