Tzaracu e discenti de Maria Lai, pintora e picadora sarda nomenada

Martedì 30 Aprile 2013, ore 21, a Biella – sale di Su Nuraghe – “addopiu“, appuntamento mensile, laboratorio linguistico in “Limba“, la lingua materna – l’artista Maria Lai, scomparsa il 16 Aprile 2013 a Cardedu, ricordata a Biella attraverso “paginas iscarescias“, pagine dimenticate di Biagio Piciau – ingresso libero

Maria Lai
Maria Lai (1919-2013) - Fino al 27 aprile 2013, Tracce di un Dio distratto - Maria Lai in mostra a Milano, Nuova Galleria Morone - via Nerino, 3 - Info: 02 72001994.

Pensendi pensendi t’acatas ca medas cosas de sa fida tua dd’as asi scarescias e ti ‘enint in conca mancai candu ses pensendi a atras cosas. A mei est sutzediu puru custa borta. Apu arregordau atrus momentus chi no emu nau, contendi is traballus de una vida. S’intzimia esti stetia candu apu ligiu in s’ Unioni Sarda ca fiat morta Maria Lai, duas pagina interas dedicadas a cussa grandu maista pintora e picadora nomenada in Sardinnia e in totu Italia po is traballus suus. De siguru calencunu d’adessiri intendia arremonai. In giovunesa seu istetiu tzaracu e discenti suu.
Babai, guardia munitzipali, fiat servitziu in su mercau de Casteddu e iat fatu cunfiantza cun d’una picioca chi andat a fai ispesa. Chistionendi chistionendi candu at iscipiu ca fiat una pintora dd’iat contada ca deu puru pastissamu cun is pinzellus, e issa dd’iat fatu s’avantzada de mi pigai po tzeracu. Sa cosa m’est praxia meda e apu incumentzau a andai donnia di a sa butega sua chi fiat casi affaci de su Cramu. Fiat nàscia a Ulassai in su 1919, 9 annus prima de mei. Pesada in domu de is tzius, dopu is iscola mannas fatas in Casteddu, est andàda a Roma e s’est diplomada in su Liceu Artisticu e mancai tenghessit bonus maistus su speddiu de sa terra sua dd’at fata torrai a Casteddu in su 1946. Mi contada sempri de su viaggiu arriscosu chi iat fatu de Napoli a Casteddu cun d’unu barconi.
Su traballu mi praxiat meda: sa faina printzipali fiat de tenni sempri umbida sa terr’e tuvula, chi issa traballada cun is manus e cun atras ainixeddas, carraxendiddas cun tzapulus beni schustus de manera chi abarressint sempri friscus. Perou di arti si bivit pagu e intzandus, po guadangiai femus istatueddas de santus. Su traballu miu fiat de aprontai s’impastu spissu de inghischu chi serbiat siat po fai is fromas, siat is istatueddas e totu, chi femus a iscarada. Carreras de Santu Franciscu, Fra Nassiu, Sant’Efis e atrus santus e candu fiant ischutus si depiant pintai: intzandus, deu puru toccamu de pinzellu e coloris.Continua a leggere →

VocidiDONNE, caffè letterario con profumi e gusti di Sardegna

Carlo Peruselli e Gian Andrea Rivadossi
Carlo Peruselli e Gian Andrea Rivadossi.

Giovedì 18 aprile, al Circolo Su Nuraghe di Biella, si è svolto un Caffè letterario organizzato in collaborazione con VocidiDONNE, un’associazione di donne di età e provenienza diverse che organizzano iniziative culturali e di impegno civile, volte ad aumentare l’autodeterminazione delle donne, le loro conoscenze, il loro impegno e interesse a diventare parte attiva della società. Il Caffè letterario è un iniziativa che VocidiDONNE organizza tutti gli ultimi giovedì del mese in luoghi itineranti.
Un pubblico numerosissimo, principalmente femminile, ha partecipato all’incontro-confronto sul libro “Accabadora” di Michela Murgia, introdotto e coordinato da Marina Deandrea, seguito dalla lettura di brani da parte di Paola Mazzuccato e Rita Atzei, dagli interventi di Battista Saiu, antropologo, presidente di Su Nuraghe, di Carlo Peruselli, Direttore della Struttura di Cure Palliative dell’ASL BI e di Gian Andrea Rivadossi, dirigente medico della Struttura Complessa Neurologia dell’ASL BI.
In apertura di serata, i partecipanti sono stati accolti da profumi e gusti di Sardegna con piatti tradizionali a tema, appositamente realizzati da Paola Saiu e Aldo Desogus, tra cui, oltre agli immancabili “mallureddos“, “papassinos” e “panadas“, “s’aranzada“, il dolce di mandorle tostate e buccia d’arancia carammellata, più volte citato nel romanzo “Accabadora”.
Accabáre in sardo logudorese è un termine che significa ‘finire, terminare‘ (es. un lavoro); anche nel senso di ‘far morire un malato terminale o un ferito gravissimo‘ nel senso di ‘completare l’esito‘ della malattia o delle tribolazioni; nel logudorese figurato – informa l’etimologo Salvatore Dedola – significa ‘completare‘, per esempio, la distruzione economica di un miserabile; nel sardo campidanese, è diffusa l’espressione: accabbàdda, ‘finiscila!, smettila!’, accabbufine, termine‘.Continua a leggere →

Omaggio alla terra biellese, alla terra sarda, ai diritti umani

Domenica 21 aprile, nella chiesa di San Giuseppe operaio di Vigliano Bielllese, si è tenuto il concerto del Coro “100& misto – Made in Biella“.

Coro 100% misto – Made in Biella
Vigliano Biellese, Coro 100% misto – Made in Biella.

Ospiti del parroco don Marco Cena, la serata, presentata da Gigi Mosca, ha proposto una selezione di canti della tradizione sacra e profana, con omaggio alla terra biellese e alla terra sarda, caratterizzata da: “Su bolu de s’astore“, di Tonino Puddu e “No potho reposare“, di Salvatore Sini e Giuseppe Rachel, elaborate entrambe da Sandro Montalto, e le bellissime “Ninna Nanna“, del biellese don Nelson Sella, “Muntagne dal me Piemunt“, di Gipo Farassino, “Signore delle cime“, di Bepi De Marzi ed una serie di canzoni moderne e colonne sonore, culminate nel brano “Mandela“, di J. Abraham, omaggio a Nelson Rolihlahla Mandela, l’anziano statista, eletto, dopo la fine dell’apartheid, primo presidente del Sudafrica, premio Nobel per la pace nel 1993.
Mandela è diventata la canzone-simbolo del nostro coro – afferma il maestro Sandro Montalto – Si tratta di un canto semplice ma emozionante, un canto tradizionale africano rielaborato dal compositore svedese Anders Nyberg, molto attivo nel mondo del pacifismo e dei diritti umani, che fa parte dell’opera Mayibuye.Continua a leggere →

Bambini e adolescenti in scena per “Sa Die de sa Sardigna”

Sabato 27 aprile, alle ore 21, a Biella, il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe, presenta Libertatade, Libertad, Libertà, atto unico liberamente tratto da “Hombres y dinero” di Pietro Maurandi, messo in scena da bambini e adolescenti, di età compresa tra i cinque e i sedici anni per ricordare Sa Die de sa Sardigna, Festa del Popolo sardo, celebrata in Sardegna il giorno 28 aprile di ogni anno – ingresso libero.

LocandinaI testi e la regia sono di Mirko Cherchi, con la collaborazione di Francesco Logoteta, giovani attori animatori del laboratorio teatrale di Su Nuraghe. La finalità dell’evento teatrale, organizzato a corredo delle attività celebrative de “Sa Die de sa Sardigna“, è quella di conoscere, rappresentare e attualizzare elementi storici e significati sociali che hanno caratterizzato la fine del Settecento nell’Isola, con brevi visitazioni al secolo precedente.
In particolare, si vuole ricordare l’azione rivendicatrice di Agostino di Castelvì, marchese di Laconi, “Prima voce” dello Stamento che, nella seconda metà del XVII secolo, aveva rivendicato invano presso il governo spagnolo – pagando poi con la vita – le cariche sarde ai Sardi a fronte del pagamento del donativo, esose tasse da versare interamente a Madrid, che, nel 1667, ammontarono a settantamila ducati d’oro.
Diversi i soggetti coinvolti per la buona riuscita dell’evento: genitori, costumiste, volontari per allestimenti e vettovaglie: dopo le prove, tutti a tavola per conoscere, anche attraverso i sapori, l’isola di genitori, nonni, bisnonni e trisavoli.
Le “Voci di Su Nuraghe“, dirette da Biagio Picciau, proporranno alcune strofe dell’inno “Su Patriotu sardu contra a sos feudatarios“, vero e proprio canto di guerra, la cui origine si spiega con le vessazioni subite dai vassalli in genere e dai Sardi in particolare, all’epoca canzonati dai Piemontesi con l’epiteto di “molenti” (asini). In quel periodo a Cagliari, presso i funzionari che circondavano il Viceré, era in voga anche una quartina di scherno: “Tirilì, tirilì, crepino i sardi/ noi piemontesi restiamo qui/ tirilà, tirilà, crepino i sardi/ noi piemontesi restiamo qua“.Continua a leggere →

Madrid 1667, Torino 1793, 2013, una storia che si ripete…

giovani attoriVentun giugno 1668: don Agustin de Castelvì, marchese di Laconi, “Prima voce“, “Primo ministro” dello Stamento militare, uno dei tre bracci del Parlamento del Regno di Sardegna, muore in un agguato a Cagliari presso la carrer Mayor del Castell.
Il venti maggio 1668, dopo più di un anno di permanenza a Madrid, il marchese era rientrato in Sardegna, sconfitto ma accolto da eroe per aver lottato alla corte di Madrid.
Il ventun luglio dello stesso anno viene assassinato, poco distante, il viceré spagnolo marchese di Camarassa. Due delitti a distanza di un mese.
La “Prima voce” dei Sardi aveva osato chiedere alla Corona di Spagna, a fronte del donativo di settantamila ducati d’oro, le ultime tasse versate dai Sardi alla Spagna, nuove condizioni di fatto e di diritto, articolate in cinque punti:

  1. Le tasse dovevano essere corrisposte in cambio delle richieste che venivano fatte dai Sardi;
  2. Le cariche governative, civili, militari e religiose, dovevano essere date ai Sardi e non agli Spagnoli;
  3. Nessuno poteva essere imprigionato senza un motivo;
  4. Gli Stamenti, il Parlamento sardo, e non il viceré, avrebbe dovuto decidere se mettere nuove tasse;
  5. Le regole sul governo della Sardegna dovevano essere controllate dal Parlamento sardo e non dal viceré.

Questo si ripeterà praticamente identico verso la fine del secolo successivo, quando una delegazione sarda andrà a Torino per ottenere gli stessi diritti chiesti sotto gli Spagnoli.
Anche allora le richieste non furono accettate e questo provocò l’insurrezione popolare del 28 aprile 1794, quando tutti i funzionari e i militari piemontesi verranno cacciati dall’Isola.
Identiche le richieste presentate, identico il rifiuto, identiche le reazioni, cambiano solo le date e il momento storico, ma resta la sensazione che, a volte, i Sardi e il loro territorio tendano ad essere sfruttati dagli altri.