Impresari biellesi in Sardegna

La costruzione dello stabilimento “Sarda Ammonia” al Coghinas

A cura di Battista Saiu Pinna. Con testi di Paolo Amat di San Filippo, Edoardo Tagliani, Maria Martinero.
Collana Ammentos, n° 9.
Opera pubblicata nel mese di agosto 2004.


Copertina


Una Storia dimenticata

Questa è la storia di un grande costruttore. È la storia di Amerigo Boggio Viola, originario di Oriomosso anche se nato in un posto qualunque.
È la storia della sua diga sul Coghinas e di come quella diga cambiò la vita di migliaia di persone.
È la storia di una famiglia, di una valle, di un popolo, di un’isola, di un fiume, di un lago, di una guerra, di una rivoluzione sconosciuta, di centinaia di emigranti.
È la storia di donne silenziose che custodiscono case all’ombra delle cime biellesi, di uomini in armi nel bel mezzo del mare, di un bambino senza patria che parlò mille lingue e trovò la sua casa bevendo latte di vacca.
È una storia di pietra.
È la storia di un giardino rubato alle pietre, di dinamite che esplode e di boati che risuonano nella gola scavata da un torrente.
È una storia miracolosamente sopravvissuta alla furia di quattro siluri, una storia naufragata, una storia dimenticata.
Ma che vale la pena raccontare almeno una volta.
Oramai non ci stupiamo più. Anzi, ogni nuova scoperta non fa che confermare i legami profondi tra le terre di Piemonte e di Sardegna.
E in questo lavoro di ricerca siamo sostenuti dal pensiero rivolto al nostro conterraneo Eusebio da Cagliari che, 1.659 anni fa, nel 345, venne nominato primo vescovo del Piemonte sulla cattedra di Vercelli e, successivamente fu eletto protettore dei Piemontesi da papa Giovanni XXIII. Ancora ragazzino, era partito da Cagliari verso Roma con la madre Restituta e, da qui, consacrato sacerdote, era stato inviato da papa Giulio I a cristianizzare le genti pedemontane. Pochi anni dopo, di ritorno dall’esilio in cui era stato confinato a Scitopoli, portò con sé tre statue della Madonna, una venerata nella cattedrale di Cagliari e le altre due in Piemonte: a Serravalle di Crea (Alessandria) e ad Oropa (Biella).
In epoche più recenti vicende storiche comuni hanno unito maggiormente i due popoli. Molti i Biellesi: Filippo Ferrero Fieschi della Marmora (1719-1789), del Piazzo e Vittorio Ludovico de Hallot des Hayes, conte di Dorzano, nativo di Cavaglià, viceré di Sardegna dal 1767 al 1771. Il conte di Dorzano visitò l’Isola dal 3 marzo al 2 giugno 1770; la sua relazione servì al ministro Giovanni Battista Bogino per la sua famosa riforma e per la riapertura dell’Università di Sassari, fondata nel 1598 dal re Filippo III di Spagna.
Amico, concretamente legato e studioso della Sardegna fu il generale Alberto Ferrero della Marmora, che pubblicò oltre cinquanta lavori scientifici. Scrisse quattro volumi sull’Isola che visitò minuziosamente recandovisi ogni anno per oltre trent’anni di seguito.
Il Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825, pubblicato a Parigi nel 1826, è fondamentale per la conoscenza dell’Isola dell’Ottocento. Nel 1845 farà stampare la Carta geografica a lui dovuta. Ad Alberto Ferrero della Marmora, buon montanaro, che nella valigia aveva il geodolite e gli altri strumenti del geografo e del naturalista, è dedicata la punta più alta del Gennargentu, la montagna simbolo, la “porta d’argento” verso la conoscenza della terra che sovrasta.
Altro importante personaggio per i rapporti tra il Piemonte e la Sardegna è il biellese Quintino Sella, arrivato sull’Isola nel 1869 a seguito della Commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Agostino Depretis.
La visita avrebbe portato alla stesura della Relazione sulle condizioni generali dell’Isola, in cui era monitorato lo stato dell’istruzione, dell’agricoltura, delle arti, del commercio, delle strade, dei ponti, dei catasti e delle proprietà fondiarie.
Dalla visita alle miniere di Monteponi (Iglesias), trarrà le linee guida per delineare il quadro preciso della situazione delle miniere sarde, argomento sviluppato all’interno della relazione da lui presentata alla Camera nel gennaio 1871. Pubblicò la Carta Geologica dell’Isola di Sardegna (Torino 3 Maggio 1871), in cui sono censiti i siti minerari dell’Isola.
Negli stessi anni, proprio Quintino Sella incaricherà Vittorio Besso (1828-1895), professionista biellese, fotografo ufficiale di Casa Savoia con studio in Biella-Riva, di recarsi in Sardegna per fotografare Garibaldi a Caprera e per documentare la costruzione delle Ferrovie Secondarie Sarde e l’industrializzazione dell’Isola.
Alla fine del secolo, nel 1899, in località i Piani di Alghero, venne fondata da Vittorio ed Erminio Sella, assieme ad Edgardo Mosca Riatel, la tenuta Sella&Mosca, con la coltivazione di 630 ettari di vigna.
A questi nomi aggiungiamo ora quello di Amerigo Boggio Viola, impresario biellese che diede il suo contributo nella costruzione della Sarda Ammonia, fabbrica di produzione di concimi sintetici che, grazie al processo elettrolitico, utilizzava l’energia idroelettrica della nuova centrale del Coghinas.
La documentazione fotografica, che qui presentiamo, custodita gelosamente per tanti anni, è oggi messa a disposizione da suo figlio Ferruccio: viene offerta la possibilità di scrivere una nuova pagina di microstoria locale, di storia sarda e di storia biellese. Sì, poiché la storia dei Piemontesi in Sardegna è storia sarda, così come la storia dei Sardi a Biella è storia biellese.
Amerigo, originario dell’Alta Valle Cervo, cuore del Biellese e della “biellesità”, di quel sentimento, quel bisogno di identità sentito da tutti coloro che sono stati strappati ai luoghi natii, passa la sua vita da migrante. Questo suo viaggiare caratterizza da secoli i Valit, gli abitanti della Valle Cervo, costretti a spostarsi continuamente per lavoro. E, anche se oggi non si parte più stagionalmente verso la Francia, come accadeva ancora nell’Ottocento, o verso i continenti oltre oceano, come nella prima parte del Novecento, nella Valle si vive ancor oggi una pendolarità giornaliera o settimanale, che altro non è che una nuova forma di migrazione. E questo nuovo migrare, questo essere orfani della terra che ci ha generato, rafforza ancora il bisogno di identità e di ricerca delle proprie radici.
Forse anche per questo cogliamo il battito del cuore dei Valit e, di rimando, essi ci aprono l’archivio delle loro cose più care, uniti da bisogni ed aspettative comuni.

Battista Saiu Pinna,
Presidente del Circolo Su Nuraghe


Amerigo Boggio Viola, originalissima figura di valligiano dell’Alta Valle del Cervo, costruttore di grandi infrastrutture in Italia e in Francia, ma anche esperto alpinista e attento documentarista fotografico, è stato uno dei tanti laboriosi biellesi che, a partire dai primi decenni dell’Ottocento, hanno realizzato impegnative opere in Sardegna trasferendo capacità imprenditoriali e competenze tecniche apprezzate e significative.
Borgata e valle impervia la sua, dove gli uomini, abili scalpellini e mastri da muro, grazie a privilegi concessi dal duca Emanuele Filiberto di Savoia nel 1585 per consentire l’autosufficienza economica, troppo vincolata dai condizionamenti ambientali e da un suolo avaro di risorse, poterono emigrare, stagionalmente prima e temporaneamente poi.
Amerigo Boggio Viola, conseguito il diploma di perito costruttore alle scuole professionali di Biella, al pari dei suoi padri, lasciò la propria casa di Oriomosso di Quittengo per seguire percorsi migratori, sovente rischiosi e talvolta imprevedibili; come altri suoi conterranei trovò nell’isola e nella sua gente, dall’identità molto marcata e dall’indole altera, in apparenza scontrosa, analogie forti con i luoghi d’origine, altrettanto aspri per i caratteri morfologici, dominati dalla costante presenza della pietra, condizionanti il paesaggio naturale e le stesse consuetudini di vita della popolazione.
A partire dal 1923, terminata la costruzione di villaggi operai a Dunkerque, distrutta dalla guerra, Amerigo Boggio Viola, curioso di ogni novità e approfondito studioso dei territori in cui la frenetica attività lavorativa lo conduceva, trascorse cinque anni in Sardegna dove seppe cogliere i valori profondi trasmessi da questa terra e apprezzarne le peculiarità e le diversità, che illustrò poi nelle rilevanti raccolte fotografiche, nei diari e nelle ricche corrispondenze famigliari.
Contribuì con i suoi predecessori biellesi e con coloro che dopo di lui lasciarono il continente per la Sardegna a rinsaldare legami, a favorire la conoscenza dell’isola, a documentarne aspetti dimenticati, scomparsi dalla memoria collettiva, ma recuperati da queste meritevoli iniziative di studio e di ricerca storica.
La Provincia di Biella è riconoscente per questo lavoro che, oltre a riproporre l’attività e il ricordo di questo suo figlio emigrato, valorizza vicende e specificità trascurate e rafforza i vincoli di solidarietà e di fratellanza tra le popolazioni dei due territori.

Sergio Scaramal,
Presidente della Provincia di Biella


Seguo da anni il vostro impegno ed apprezzo la serietà del vostro lavoro volto a far conoscere al pubblico, spesso troppo distratto, alcuni importanti capitoli di una storia che accomuna i biellesi alla gente sarda. L’ho seguito da Assessore ed amministratore della Città ed oggi ho il piacere di firmare la presentazione di questo catalogo come Sindaco di Biella.
È il primo intervento che sottoscrivo nel mio nuovo ruolo e mi fa davvero piacere che mi sia stata offerta questa opportunità: la colgo come un auspicio per consolidare i legami già saldi con la numerosa e operosa comunità sarda.
Se guardiamo al passato molto ci coinvolge da vicino. A cominciare dal Vescovo Eusebio approdato in terra ferma nel quarto secolo del primo millennio che proprio in Piemonte, ed in particolare a Vercelli, è stato attivo nell’evangelizzare le genti ancora intrise di paganesimo e conosciamo i riflessi che la sua missione ha consegnato alla tradizione religiosa del nostro Biellese.
I legami tra il Biellese e la Sardegna si fanno soprattutto intensi in tempi prossimi e specialmente nell’Ottocento e nei decenni che aprono il Novecento. Si va dalle appassionate ricerche e dagli studi scientifici effettuati in Sardegna da Alberto Ferrero Lamarmora, alle centinaia e centinaia di lavoratori biellesi che hanno aperto sotto la guida di esperti tecnici la “Carlo Felice”, la lunga strada che attraversa l’intera Isola.
La mostra fotografica che nel prossimo autunno avremo il piacere di ospitare anche in Città, dopo la sosta a Oschiri, è un tassello che esalta ancora una volta il lavoro della nostra e della vostra gente.
Le fotografie rinvenute ad Oriomosso in casa di Ferruccio Boggio Viola commuovono e affascinano.
Come documento storico testimoniano le fasi della costruzione di alcuni manufatti importanti per l’economia sarda (la diga del Coghinas, la fabbrica di prodotti chimici Sardammonia a Oschiri di Sassari), realizzati dall’impresario biellese Amerigo Boggio Viola.
Altro, di meno evidente ma di forte contenuto, traspare in filigrana. C’è la gente che si muove da una terra aspra come la Valle del Cervo e va a guadagnarsi da vivere in una terra, senza dubbio ospitale ma ugualmente aspra, come la Sardegna.
Ciò che le immagini non rivelano ma che non è difficile intuire è il denominatore comune che lega a filo doppio, da secoli, la nostra alla vostra gente: la religione del lavoro inteso come dovere. La storia non scritta di ormai dimenticati scalpellini, muratori, manovali, capimastro della Valle del Cervo si intreccia con quella dei compagni di fatica ingaggiati sul posto: uguali i gesti e il sudore. Gente di cui ci si può fidare.
Ecco perché non è stato difficile capirci quando la comunità sarda, nei decenni diventata sempre più numerosa, ha scelto di radicarsi nel Biellese e a Biella: parliamo differenti dialetti ma abbiamo in comune lo stesso linguaggio che ci hanno consegnato i padri, il linguaggio del lavoro e dei doveri, del rispetto reciproco, dell’amicizia e del rigore.
Grazie amici della Sardegna, grazie amici di “Su Nuraghe”, per l’omaggio che con questa mostra rendete agli amici del Biellese.

Vittorio Barazzotto,
Sindaco di Biella


Con un po’ di azzardo, si può affermare che l’inizio della chimica industriale in Sardegna si è avuta proprio con la costruzione della Sarda Ammonia ad Oschiri.
Un enorme investimento finanziario dello Stato a partire dagli anni ’20, si materializza ad Oschiri con la costruzione dell’invaso del Coghinas per la produzione di energia elettrica con annesso stabilimento per la produzione di derivati ammoniacali per industria e agricoltura.
Questa fase della nostra storia recente per la Sardegna e per Oschiri in particolare è una svolta epocale nel lento mutare della società rurale che si affaccia alla modernizzazione del sistema sociale ed economico.
È forse anche una delle pagine fin qui poco conosciute soprattutto dalle nuove generazioni, ed è per questo che questa amministrazione comunale ha sposato a pieno l’iniziativa del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella, di rivisitare i trascorsi sardi di Amerigo Boggio Viola, illustre imprenditore dell’epoca, e con esso rivivere attraverso i ricordi, gli aneddoti e le immagini di quella straordinaria vicenda.
La mostra che ospiteremo ad Oschiri alla fine di Agosto e la presentazione del catalogo illustrato è stato un modo agile e diretto di rendere pubblici e accessibili a tutti, documenti importanti, molti dei quali strettamente privati, custoditi dalla stessa famiglia Boggio Viola.
Un grazie sentito al Circolo “Su Nuraghe” e a quanti hanno contribuito alla realizzazione di questo importante lavoro di ricerca che da qui in avanti intendiamo proseguire e custodire gelosamente.

Antonio Perinu,
Sindaco di Oschiri