Calendariu 2003 – Orbace di Sardegna e lane di Biella

Frutto di un allevamento tenace e antico, la lana rappresenta ancor oggi per l’Isola una fonte importante di ricchezza. La sua lavorazione offre spunto per tramandare a un mercato ormai piegato alle leggi del pret-à porter i ricami e le decorazioni di una tradizione millenaria.
Da questa tradizione e dall’esperienza che essa reca con sé, derivano alcuni dei prodotti più noti della produzione tessile sarda. L’orbace, ad esempio, stoffa dalle mille proprietà naturali, è ampiamente utilizzata per l’abbigliamento rude ma funzionale dei pastori. I loro abiti, pensati per un duro lavoro all’aria aperta, dovevano offrire caratteristiche tecniche di resistenza e praticità che l’orbace, al pari dei più avanzati tessuti tecnologici, possedeva naturalmente, come ben sapevano gli ufficiali della Regia Marina, i cui cappotti venivano realizzati proprio con questa stoffa.
Tuttavia, tra i tanti capi d’abbigliamento realizzati con preziosa stoffa, uno in particolare riveste ancor oggi un ruolo di primo piano nella vita dei pastori che l’utilizzano: è “su saccu de coberri“, sorta di rudimentale sacco a pelo, ottenuto cucendo tra loro due tagli di orbace e utilizzato per ripararsi dal freddo e dalla pioggia, sia di giorno sia di notte. Più di una volta, secondo quanto narrano i vecchi di Sardegna, ha salvato uno di loro dalla morte per assideramento.
La lavorazione dell’orbace e delle altre tipiche stoffe isolane avveniva e avviene tutt’ora soprattutto grazie all’impegno delle donne che, riunite in piccole imprese a carattere familiare, producono abiti maschili e femminili, coperte da letto coloratissime,tappeti da tavola, bisacce, pizzi e tele. La produzione è favorita dalla grandissima diffusione sull’Isola dell’allevamento ovino, concentrato in particolare nelle zone montane di Sassari e Nuoro. Del resto, già nell’antichità, grazie alla presenza di vasti territori incolti, la Sardegna era una zona ideale per l’allevamento tanto che Fenici e Romani sfruttarono ampiamente questa naturale e preziosa risorsa. Tito Livio ci informa che, mancando le divise per l’esercito romano, furono donate dai Sardi 1.200 toghe e 12.000 tuniche. Nel Museo del Risorgimento di Torino è conservata la camicia rossa di Garibaldi, anch’essa in orbace, lavorata alla Fabbrica della Ruota di Pray Biellese. In epoca fascista, l’orbace fu ampiamente utilizzato per la confezione delle divise, le “camicie nere“; tale produzione rivestiva un ruolo così strategico che il regime cercò di organizzarla in maniera ottimale, istituendo controlli di qualità particolari e razionalizzando le fasi della lavorazione.
Oggi, la produzione tessile in Sardegna riveste ancora un certo interesse soprattutto in quanto fornisce materia prima per la realizzazione dei costumi tradizionali. Parallelamente l’allevamento ovino continua a rappresentare una fonte importante per l’economia dell’Isola che si fonda anche sul mantenimento delle tradizioni antiche.

Battista Saiu


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