Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella
BURDU camp. ‘agreste, selvatico, rude’; (di fiori) ‘falso’: es. gravellu burdu ‘falso garofano’, etc.; (di bimbo o ragazzo) ‘bastardo, illegittimo, figlio naturale’. Si dice anche dei muri a secco (muru burdu), di suono che non rimbomba (sonu burdu); tue de sas Musas ses burdu ‘ tu sei orfano delle Muse’ (Gavino Contini). Altrove, es. a Dorgali, si dice anche gurdu.
La base etimologica è l’accadico urdum, (w)ardum ‘schiavo, servo’.
In sassarese a burdu si preferisce l’appellativo mediterraneo bałtáłdu, che riguardo alle cose ha senso di ‘innaturale, non autentico’; però vien riferito precipuamente al ‘figlio non riconosciuto’, un tempo detto ‘figlio di nessuno’. Secondo il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, la voce bastardo sarebbe derivata dal fr. ant. bastard, di cui però nessuno si è presa la briga d’indagare l’etimo. Questa voce apparve scritta in Italia con Jacopone nel 1304-1313, ma già vigeva nel lat. med. bastardus (Salimbene, 1281-88), e ciò denota che la voce è mediterranea. DELI, attribuendo arbitrariamente un valore spregiativo al (supposto) suffisso it. –ardo, avvalora l’ipotesi dei tanti eruditi che pensano, in rapporto a un figlio illegittimo, che bastardo voglia riferirsi a chi è “nato sul basto (dell’asino)”. Ma questa ignominiosa ipotesi scaturisce dalla mente degli eruditi che non sanno mettere la mordacchia alla propria ignoranza, Com’è evidente, l’obbrobriosa forzatura manca di argomenti, poiché sia i glottologi sia i filologi romanzi non han voluto frequentare la Sponda Sud del Mediterraneo in cerca della verità.