Il 4 novembre rappresenta una data di profondo significato per l’Italia: la giornata dedicata alla celebrazione delle Forze Armate e della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. All’ingresso della città di Biella sorge il Nuraghe Chervu, imponente opera realizzata con blocchi di pietra biellese estratti dalle cave di Curino, monumento che da oltre un decennio costituisce il cuore di una commossa tradizione.
Edificato nel 2008, il memoriale commemora inizialmente i soldati sardi e piemontesi caduti nel primo conflitto mondiale, rendendo omaggio in particolare alla leggendaria Brigata “Sassari”, quella formazione militare i cui componenti venivano temuti dalle truppe Austro-ungariche per il loro straordinario valore in combattimento, riconoscibili dalle caratteristiche mostrine bianche e rosse.
Tuttavia, dal 2019, quando l’area monumentale venne arricchita con la posa delle prime 250 pietre, centinaia di comuni italiani hanno aderito al progetto inviando lastre di pietra locale riportanti il nome della località e il numero dei propri concittadini caduti durante la Grande Guerra. Questo ambizioso programma ha trasformato Nuraghe Chervu in un luogo della memoria inclusivo e nazionale, dove ogni pietra racconta una storia di sacrificio e testimonia il tributo pagato dall’intera penisola. Il progetto continua tuttora, invitando nuove amministrazioni comunali a partecipare con l’invio di ulteriori elementi lapidei, affinché nessun nome venga dimenticato.
La comunità sarda residente nel territorio biellese mantiene viva la memoria attraverso un gesto semplice ma carico di significato: la deposizione di corone floreali nelle tonalità bianca e rossa, gli stessi colori delle mostrine che distinguevano gli eroici reggimenti della Brigata “Sassari”. Anche quest’anno, in concomitanza con le celebrazioni dei Santi e dei Defunti – periodo tradizionalmente dedicato al ricordo di tutti i trapassati mediante l’omaggio floreale nei luoghi della memoria – le famiglie Carta e Bosincu hanno rinnovato il loro tributo presso il monumento.
La pavimentazione lapidea vuole evocare il dolore universale dei conflitti bellici e i sacrifici che hanno contribuito alla formazione dell’Italia moderna, rafforzando una memoria collettiva che rischiava di affievolirsi. Il legame tra Biella e la Sardegna affonda le radici in un rapporto storico millenario attraverso la figura di Sant’Eusebio da Cagliari, evangelizzatore del IV secolo e patrono del Piemonte, suggellato dal ricordo comune dei giovani che persero la vita difendendo la Patria.
La deposizione dei fiori rappresenta pertanto non solo un tributo ai Caduti, ma anche la volontà di tramandare alle generazioni future il valore della pace e del sacrificio, in un luogo che da simbolo regionale è divenuto custode della memoria dell’intera nazione.
Bernardina Fois
Nell’immagine, fiori a Nuraghe Chervu
