Na paròla piemontèisa al mèis: “B” come “Baross”

Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi“.

incipit B, Sacramentarium Episcopi WarmundiIn questo brano in prosa troviamo una ricca aggettivazione per descrivere il paesaggio montano dove è nato l’autore, Michele Bonavero, lessicografo, giornalista, poeta, prosatore, uno degli scrittori più autorevoli e più esemplari in lingua piemontese:
d’antorn a-i ero le boschin-e le pì s-ciasse ch’a fodravo la montagna con un mantel verd ëd feuje, mach ës-ciancà da le ròche aùsse, dai linseuj scajos e baross dij ciapé e dai fassolèt colorà dij camp coltivà a trasse = attorno c’erano le boscaglie più fitte che foderavano la montagna con un mantello verde di foglie, solo strappato dalle rocce aguzze, dalle lenzuola scagliose e rossastre delle pietraie e dai fazzoletti colorati dei campi coltivati a terrazze.
L’aggettivo “baross” [pronuncia “barùss”] in piemontese assume il significato di “rossiccio” o di “rossastro”, detto di capigliature, di fogliame o anche del pelo di animali, come cavalli, volpi, su cui non prevale del tutto il rosso sgargiante, ma solo una delle sue sfumature, come si descriverebbe la luce del sole che s’attarda dopo il tramonto.

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: pagina con incipit “B”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.

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