Na paròla piemontèisa al mèis, settembre / setèmbri, “V” come “Vacelo”

Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”.

incipit V, Sacramentarium Episcopi WarmundiMolto spesso ci imbattiamo in parole piemontesi molto simili a parole inglesi, e viceversa. Ad esempio la parola per “ciglio” in inglese è “brow”, in piemontese “brova”, la parola per “crusca” in inglese è “bran”, in piemontese è “brann”. Ciò è dovuto al fatto che sia i piemontesi, che gli inglesi, hanno nelle loro rispettive lingue molte parole di origine celtica, altre volte di origine germanica, come “am Rand”, accanto, che in piemontese è “aranda”, “Wut”, che significa “rabbia”, che in piemontese si dice “fut”. Il verbo “osservare”, soprattutto nel senso di “osservare a lungo per vedere cosa succede” in inglese è “watch”, in piemontese è “vacé”, tant’è che uno degli hobbies più diffusi oggigiorno in tutto il mondo è il “bird watching”, osservare a distanza, con cannocchiali, il comportamento degli uccelli. In piemontese si dice “ciri vacior” (che è anche il titolo di una bella raccolta di poesie di Tavo Burat). Dello stesso poeta, biellese, riportiamo qui di seguito un verso da una delle sue poesie tratto, appunto, dalla raccolta dedicata ai volatili:

fòrsa ’d vacelo smija ch’a l’abia butà ’l rèis ant l’eva ’l liron [Tavo] = a forza di osservarlo sembra che abbia messo le radici nell’acqua l’airone.

“Vacelo” è una parola composta da “vacé”, “osservare” e dal pronome enclitico “lo” (pronunciato “lu” in piemontese): e, difatti, spesso l’airone se ne sta immobile per alcuni istanti, per cui “smija ch’a l’abia butà ’l rèis”, “sembra che abbia messo le radici”. Tavo Burat ha dedicato 24 poesie ad altrettanti uccelli osservabili nella sua zona, oltre ad aver fornito lessici bilingui (piemontese-italiano) per tutte le erbe, le piante e gli animali del biellese.

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: l’incipit “V”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.

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