
Nell’accelerazione di una sconsiderata modernità, che avanza consumando suolo e distruggendo paesaggio, giunge al Circolo Culturale Sardo di Biella la poesia di Nicola Loi di Ortueri (Nu).
Come antico vate, alta si leva la sua voce attraverso i versi “Modernos barones / Moderni baroni”, in quanto “Cherent pianas pro fotovoltaicos, / E sas alturas pro palas eolicas”, “Vogliono pianure per fotovoltaici / e le montagne per pale eoliche”. Il suo non è rifiuto della modernità, bensì “sana chelvija”, buon senso, “sano cervello”.
Da sempre, per i Sardi, lo straniero, e tutto ciò che viene da fuori, è evangelicamente ben accolto, siano persone o tecnologia. Messaggio di fratellanza e apertura ben esplicitato già nella seconda quartina: “Bene arrivet sa modernidade, / Cando no tocat mai sos nuraghes. / Benzat deretu, ma cun amistade, / No chelfant isconzare custa paghe”. Vale a dire: “Bene arrivi la modernità, / quando non tocca mai i nuraghi. Venga diritto, ma con amicizia, / non vogliano rovinare questa pace”.
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