50 lavori scientifici sulla Sardegna e il “Melafiro” di Graglia

Personaggi Biellesi da conoscere più da vicino
Il monumento funebre voluto da Quintino Sella decorato con lastre di pietra delle cave di Graglia

Il 21 maggio 1836 viene abolito, dopo cinque lunghissimi secoli, il feudalesimo, cinquanta anni dopo la Rivoluzione Francese. Già nel 1831 era stato preparato un editto di abolizione ma i feudatari sardi e soprattutto spagnoli chiesero all’Austria l’osservanza dell’articolo 10 del Trattato di Londra del 1718 con cui doveva essere mantenuto lo stato feudale nella Sardegna assegnata ai Savoia. Per la prima volta un sovrano italiano, Carlo Alberto, non si era sottomesso agli onnipotenti Asburgo: la strada d’Italia, proprio dall’abolizione dei feudi sardi, era iniziata.
Nel 1845 La Marmora pubblica la carta geologica dell’isola, la prima, completa, mai eseguita. Commissario Straordinario in Sardegna, il 13 marzo 1849, nel suo proclama agli abitanti dell’Isola, da Sassari afferma: “Un uomo che da sei lustri dedicassi spontaneamente al vostro paese approda oggi di bel nuovo fra voi, nel medesimo e solo intento che per il passato, quello cioè del bene di questa importante gemma della Sabauda Corona“. E, da Cagliari, il 1° aprile 1849 dichiara: “Vi prometto di parlare e di agire sempre apertamente, non so ingannare, non so contorcere i miei pensieri, spero progredire coll’efficace vostro aiuto, per conseguire la vostra felicità e sostenere l’onor vostro“.
Da Nuoro, il 25 giugno 1849, dice: “Quello che ora vi parla come un padre, come un vecchio amico, ha dei gran doveri ai quali non fallirà giammai, la sua divisa sarà sempre pace e giustizia ai buoni, guerra e castigo ai tristi“.
Il 10 novembre 1849 avrà il comando generale militare in Sardegna che terrà fino al 17 agosto 1851. Nel frattempo tratterà di questioni marittime spettanti all’Isola di Sardegna; di una nuova, radicale ed unica circoscrizione territoriale dell’isola; alcune considerazioni generali sulla materia sarda, mentre già si era preoccupato del taglio di centomila alberi di quercia sarda. Seguirà già in riposo, un ragionamento sull’istmo di Suez e la stazione telegrafico-elettrica di Cagliari e vari altri scritti riguardanti la Liguria.
La vigilia di Natale del 1851 è nominato cittadino di Cagliari. Il 31 luglio 1859, su proposta del Rettore dell’Università della stessa città, il canonico Giovanni Spano (anch’egli famoso studioso), viene inaugurato un busto di marmo a lui dedicato. L’anno dopo pubblicherà i due volumi dell’Itinéraire.
La fama e la benevolenza di cui Alberto è tutt’ora circondato in Sardegna è grande e per l’Isola il 1989 è stato l’anno di La Marmora. Forse solo Carl Friedrich Wilhelm Leutrum Von Ertingen, il Baron Litron, difensore di Cuneo al suo sesto assedio e suo governatore a vita, in paragone è stato tanto popolare. Quintino Sella, sei anni dopo la sua scomparsa ripercorre l’itinerario minerario dell’isola e grazie alla sua coscienziosa indagine vengono messi a fuoco problemi e prospettive del settore che prende nuovo vigoroso impulso. A lui si deve il busto eretto in S. Sebastiano a ricordo del generale, scienziato: “per la pertinacia con cui studiò e per le fatiche sostenute onde poter studiare a fondo l’Isola sotto ogni punto di vista”.
L’Isola, completamente emersa 20 milioni di anni fa, dove le colline hanno parvenza di montagne, la cima più alta del Gennargentu (m. 1834), in onore di Alberto è detta “Punta La Marmora”.
Nella Basilica di S. Sebastiano in Biella, di fronte alle lapidi di Alessandro e Alfonso, geni militari che intuirono il valore della celerità in fanteria con i Bersaglieri e in artiglieria con le Voloire, la figura di Alberto rappresenta il lento, sicuro andare nella storia.
“Già colle numerose e ripetute peregrinazioni nell’Isola, percorrendola in ogni direzione, penetrando nei luoghi più reconditi, visitando il palazzo del ricco come il tugurio del povero, ebbi campo di conoscerne le risorse e i veri bisogni”. Quel lungo andare tra sughereti e graniti che rafforzò il Regno Sabaudo prima dell’unificazione nazionale è continuato con Torino capitale, con Firenze, con Roma, con il Trattato di Roma, costitutivo della Comunità Economica Europea, è tornato dopo tanto in Francia, a Strasburgo e ancora prosegue. La piazzetta che la Città di Biella vuole dedicare ad Alberto Ferrero della Marmora è motivo di onore e vanto per tutti i Biellesi.
Alberto La Marmora, ritratto in veste di viaggiatore, com’è nel riquadro della prima edizione del Voyage en Sardaigne, accoglie chiunque entri nel Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella, come Biellese e cittadino cagliaritano e di tutta l’Isola. Oltre le vetrate che danno sul Cervo e sugli antichi opifici, la casa di Quintino Sella ricorda la stima e l’affetto degli isolani anche per l’altro grande Biellese amico della Sardegna, un’amicizia solida e schietta per entrambi come la roccia del Mucrone e quella del Gennargentu.

Alessandro Sanna

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