Il dolore della guerra nella pietra di Robilante (Cn) inviata a Biella

Massimo Edoardo Burzi, sindaco di Robilante con la pietra inviata a Biella

Da Robilante, in provincia di Cuneo, è arrivata la pietra inviata a Biella per ricordare i Caduti della Prima Guerra Mondiale. Adesione che ben si inserisce tra le molteplici iniziative, come quella organizzata nel mese di novembre presso la biblioteca comunale “Matteo Silvestro” dall’Associazione di volontariato culturale e naturalistico Limodoro, in collaborazione con Davide Giordanengo, dedicata alla scoperta di una interessante e poco conosciuta pagina di storia locale nel tragico contesto della Grande Guerra, attraverso la presentazione del libro “Prigionieri di guerra in provincia di Cuneo 1915-1919” dell’autore Roberto Martelli.
“Come associazione Limodoro -spiega la presidente Adelina Dalmasso – nei vari appuntamenti di questi ultimi anni, abbiamo più volte parlato/accennato al tema della Grande Guerra, forse perché riteniamo che sia giusto non dimenticare e tenere viva la memoria anche a distanza di cento anni”.
Nel 1914 scoppia la guerra alla quale l’Italia prende parte attiva il 24 maggio dell’anno successivo. Tutti gli uomini validi dai 19 ai 49 anni sono arruolati nell’esercito. Parecchi Robilantesi imbracciano il fucile e non pochi sono quelli che si coprono di gloria combattendo e cadendo sul campo di battaglia. I caduti sono ben 79 e quasi tutti appartenenti al primo e secondo Reggimento Alpini.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale in Italia l’85% delle terre risulta essere nelle mani di pochi grandi proprietari. Ogni anno, mezzo milione di Italiani deve emigrare perché non trova lavoro. Partono per Francia e per l’America con la speranza di far fortuna, ma la fortuna non sarà che per pochi. Anche se in modo diverso, la guerra continua: non c’è pane, non c’è lavoro.

Simmaco Cabiddu

Allegato, Massimo Edoardo Burzi, sindaco di Robilante con la pietra inviata a Biella

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