Come antiche madri, da “Su Nuraghe” per Emanuela Loi

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Venerdì 1° dicembre 2023, nel comune di Valdilana (Biella), la scuola primaria di Ronco è stata intitola ad Emanuela Loi, la giovane poliziotta della scorta di Paolo Borsellino rimasta uccisa nell’attentato di via D’Amelio il 19 luglio 1992.

Protagonisti i bambini delle cinque classi che, seduti a terra nella palestra del plesso scolastico, hanno dato saggio del grande lavoro svolto in classe con i loro insegnanti per conoscere e approfondire la vicenda della giovane sarda entrata in polizia, ma che voleva fare la maestra.

A testimoniare condivisione, la presenza dalle massime autorità, con il Sindaco Mario Carli a fare gli onori di casa al Prefetto di Biella, dott.ssa Silvana D’Agostino, alla dott.ssa Teresa Romeo, in rappresentanza del Questore di Biella, e ai sindaci del territorio, che fan capo all’Istituto Complessivo “Valdilana-Pettinengo”. Accanto al primo cittadino, il Dirigente scolastico, prof. Riccardo Ongaretto con tutti gli scolari presenti e il corpo docente al completo.

A guidare la rappresentanza del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” – composta dal vicepresidente Roberto Perinu, dalla consigliera Antonietta Ballone e dai soci Gavino Pecorini e Gianni Cilloco – il presidente Battista Saiu che, compiacendosi per l’iniziativa, ha ringraziato a nome della Comunità sarda che risiede nel Biellese.

Nel ricordare Emanuela e la sua passione per i balli e le danze tradizionali sardi, ha spiegato che, allo svelamento con benedizione Cristiana impartita dal parroco, don Emanuele Biasetti, sarebbe seguito l’antico gesto di benedizione sarda con semi di frumento e petali di fiori.

Come antiche madri, le donne isolane sono solite benedire i loro figli nei momenti cardine della vita, nella gioia e nel dolore. Nel matrimonio tradizionale, è la mamma che sparge i semi sul capo del nubendo, inginiocchiato sulla soglia di casa. Grano e petali di fiori sono sparsi sui corpi esamini di nubili e di celibi. Se morti prematuramente, è la madre o un’anziana a compiere il pietoso gesto, auspicando che: “comente custu trigu dae terra torrat a creschere, gai potas torreare tue puru, fizu,meu”, vale a dire, “come questo grano da terra rinasce, così possa tornare anche tu, figlio mio”. Seguito dalla rottura del piatto quale offerta esclusiva.

Salvatorica Oppes

Nelle immagini, alcuni moneti della cerimonia

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