Uno sguardo sul creato: il declino delle libellule

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Immagini e testi di “Su Calendariu 2024” del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” ci accompagnano nello scorrere dei mesi, con sensibilità sociale e naturalistica attraverso didascalie di Lucio Bordignon e di due studenti universitari: Martina Cadin e Leonardo Siddi. Insieme hanno fornito testi e foto, a completamento delle immagini di Walter Caterina, anch’egli valente fotografo naturalista.

Il declino delle libellule. A partire dalla seconda metà degli Anni Settanta, le libellule sparirono rapidamente da tutti i versanti collinari.

Cosa era successo? Evidentemente qualcosa era profondamente mutato. Erano forse scomparse le risaie? Niente affatto, anzi l’estensione della superficie coltivata a riso crebbe proprio negli Anni Settanta e Ottanta. Piuttosto, era cambiato il metodo di coltivazione. Se, sino agli Anni Sessanta, il controllo delle erbe infestanti era stato principalmente manuale con l’estirpazione diretta e puntuale fatta dalle mondine immerse nell’acqua, ora il procedimento avveniva chimicamente. Per di più, affinché l’operazione avesse successo, serviva far defluire buona parte dell’acqua per permettere al diserbante di arrivare il più vicino possibile alle radici delle erbe infestanti.

Anche se, dopo pochi giorni, le risaie venivano di nuovo allagate, buona parte delle larve di libellula moriva, con conseguente bassa percentuale di ricambio generazionale. In pochi anni la popolazione si impoverì, sino a diminuire notevolmente: a questo punto, le sopravvissute non avevano più motivo di cercare nuovi territori di caccia a chilometri di distanza e restavano in pianura.

Lucio Bordignon (Maggio)

Nell’immagine, Codazzurra comune maschio – Ischnura elegans – Foto di Leonardo Siddi

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