Uno sguardo sul creato: giochi con le libellule tra Piemonte e Sardegna

descrizione

Immagini e testi di “Su Calendariu 2024” del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” ci accompagnano nello scorrere dei mesi, con sensibilità sociale e naturalistica attraverso didascalie di Lucio Bordignon e di due studenti universitari: Martina Cadin e Leonardo Siddi. Insieme hanno fornito testi e foto, a completamento delle immagini di Walter Caterina, anch’egli valente fotografo naturalista.

Giochi con le libellule. Si faceva a gara a chi ne catturava di più con le mani. I carabinieri, i maschi, meno numerosi dei panettieri, le femmine, valevano il doppio. Si aveva a disposizione un’ora di tempo.  Si mettevano le libellule in un retino, si contavano e, infine, si liberavano.

Le libellule stavano in punti dominanti: sulle canne che sostenevano le piantine di fagiolo, sulle reti metalliche che delimitavano i giardini, sulle staccionate di legno. Da qui, le libellule tenevano d’occhio ogni piccolo insetto che transitasse in volo nei paraggi. Appena avvistato lo inseguivano, tentando di intercettarlo. Dopo averlo catturato, ritornavano al loro posto, sullo stesso posatoio. Qui, tenendo ben stretta la preda tra le zampine, la facevano a pezzi con i loro potenti “denti”. Il posatoio era “personale” e veniva difeso caparbiamente allontanando le altre libellule.

Queste erano talmente numerose che non si potevano contare: la terra e l’aria ne erano piene! Questa abbondanza durò sino a metà degli Anni Settanta del secolo scorso. Lucio  Bordignon.

Lucio Bordignon

Nell’immagine, Gonfo forcipato maschio Onychogomphus forcipatus unguiculatus – Foto di Leonardo Siddi

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