Domenica 4 maggio 2025, il Santuario di San Giovanni Battista d’Andorno, gioiello incastonato tra le montagne della Valle del Cervo e unico al mondo dedicato al cugino di Gesù, ha ospitato ancora una volta il pellegrinaggio dei Sardi del Biellese, rinnovando un legame antico e profondo. Un incontro carico di significato, che ha intrecciato fede, memoria storica e identità culturale.
Questo rito, nato nella notte di Natale del 1997, quando il canonico Giovanni Saino invitò la comunità sarda a cantare in Limba la “Missa de Puddos”, continua oggi grazie all’accoglienza del rettore, don Paolo Santacaterina.
La celebrazione di quest’anno, terza domenica di Pasqua, è stata accompagnata dalle “Voci di Su Nuraghe”, dirette da Roberto Perinu, con l’accompagnamento musicale di Valentina Foddanu. Prima della Messa, ha risuonato solenne l’“Hymnu Sardu Nationale”, l’antico inno del Regno di Sardegna, segno tangibile dell’orgoglio identitario, che anima questa comunità.
«Si è vissuto un momento di intensa spiritualità, unendo devozione e cultura delle radici, suggellando l’antico legame tra le popolazioni della Bürsch e quelle della terra di Sardegna», ha sottolineato Battista Saiu, presidente del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe”.
Questo vincolo si alimenta da secoli attraverso migrazioni, scambi e amicizie. Un legame rafforzato dal contributo degli oltre 63 impresari originari della Valle del Cervo che, negli ultimi tre secoli, hanno operato in Sardegna costruendo più di mille opere architettoniche. I loro nomi campeggiano nelle tabulae gratulatoriae esposte all’interno della chiesa, testimoniando una storia condivisa e radicata.
A sottolineare questa continuità, la presenza di un discendente di emigrati, che vanta un bisnonno ufficiale garibaldino morto a Collegno. Rientrato dall’Australia, ha trovato nella vicina frazione di Bele una nuova casa e un ritorno alle radici familiari.
«L’incontro al santuario – prosegue Saiu – è molto più di una celebrazione religiosa: è la riaffermazione di una storia comune, che affonda le sue radici nel 1720, quando i Duchi di Savoia, Principi di Piemonte, divennero Re dell’antico Regno di Sardegna».
Proprio nello stesso anno, veniva sistemato il piazzale del Santuario, prospiciente alla chiesa del 1605, che ingloba la balma originaria – un riparo sotto roccia, dove, ancora oggi, si venera una statua dalle origini arcaiche, con fattezze attuali risalenti al XVI secolo.
Eventi come questo rafforzano non solo la fede, ma anche l’identità collettiva e il senso di appartenenza, generando, al contempo, significative opportunità per il turismo religioso. Un settore in crescita, capace di generare ricadute economiche virtuose sia per il Piemonte che per la Sardegna, in un intreccio di spiritualità, storia e cultura, che merita di essere valorizzato.
Eulalia Galanu
Nell’immagine, foto ricordo con al centro il rettore don Paolo Santacaterina davanti al Santuario di San Giovanni d’Andorno.