Fiero di ricoprire la carica di Sindaco di un paese italiano

Saluto del Sindaco di Occhieppo Superiore alla Festa Sarda di Biella – Anche se le mie origini sono piemontesi non dimentico i crimini commessi dai miei avi che non risparmiarono neppure il Popolo sardo e la bellissima Sardegna quando vi sbarcarono – 150 anni fa dei ragazzi trasformati dalla storia in eroi – monito a tutti quelli che oggi ci vorrebbero nuovamente divisi.

Emanuele Ramella Pralungo e Donato Gentile
Villa Mossa, Emanuele Ramella Pralungo, Sindaco di Occhieppo Superiore, in fascia Tricolore e Donato Gentile, Sindaco di Biella, portano il saluto alla serata inaugurale della Festa sarda Sa Die de sa Sardigna 2011.

In questa giornata di festa per il mio paese e per la Comunità sarda biellese ottimamente rappresentata dal Circolo Su Nuraghe e dal suo presidente che ringrazio per avere voluto trasferire, anche se per una sola sera, la festa dell’Associazione ad Occhieppo Superiore nell’anno in cui l’Italia festeggia il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
Questa voglia di unità e questo affetto per l’Italia sia di monito a tutti coloro che, politici e non, vorrebbero una Italia divisa in 2, se non addirittura in 3, sia di monito anche a tutti quei politici che, per interessi di partito e di poltrona, hanno dimenticato e accantonato quei valori di unità di cui si sono riempiti la bocca per molti anni.
Vi prego di non confondere questo mio affetto per la mia Nazione con il nazionalismo. Amo la mia Nazione ma odio qualsiasi forma di nazionalismo e sono assolutamente conscio dei limiti, dei difetti e delle contraddizioni dell’Italia, anche se credo che essi siano più addebitabili a noi Italiani che alla nostra Italia.
150 anni fa dei ragazzi, trasformati dalla storia in eroi, partirono per una impresa incredibile e ritenuta impossibile, sacrificarono le proprie esistenze per coronare il sogno di unire nuovamente questo paese; immaginate la loro gioia per il raggiungimento di un sogno di unità inseguito e durato circa 1.400 anni.
Infatti dalla caduta dell’Impero romano, nel 476 d.C. l’Italia divenne solamente un’entità geografica composta da una infinità di stati satelliti delle potenze straniere. Dal 476 al 1861 il popolo italiano che allora era conosciuto e temuto come popolo romano non esistette più.
Coloro i quali avevano unito l’odierna Europa sotto un unico impero, coloro i quali avevano insegnato “il Diritto” al mondo, coloro i quali avevano portato le terme e l’acqua corrente in tutte le città dell’impero scomparvero perché si divisero e pensarono ognuno per sé; per la prima volta gli stranieri applicarono sul territorio italico quello che fu il motto di Caio Giulio Cesare “dividi et impera“.
Questo sia di monito a tutti quelli che oggi ci vorrebbero nuovamente divisi.
L’Unita’ d’Italia è una drammatica storia di sofferenze e di sacrifici. Anche se le mie origini sono piemontesi non dimentico i crimini commessi dai miei avi che non risparmiarono neppure il Popolo sardo e la bellissima Sardegna quando vi sbarcarono ma malgrado siano stati commessi degli errori prima, durante e dopo l’Unità d’Italia sono fiero oggi di poter dire che i miei avi abbiano partecipato a quell’impresa meravigliosa che passo dopo passo ha unito l’Italia.
Non si arriva all’Unità senza passare attraverso la dominazione francese, la restaurazione e la dominazione austriaca. I moti rivoluzionari sono i figli dell’esasperazione dei nostri Patrioti, che man mano diventavano sempre più assetati di libertà e di giustizia.
Solo unendo l’Italia si avrà la sensazione di completare quel processo di identificazione politica e culturale con una nazione nuova e libera, decisa a partire per un viaggio di speranza.
Il viaggio è dal Nord al Sud di una meravigliosa penisola. La speranza è quella di una comunità che cresce attorno agli ideali di democrazia e di modernità.
Ed è per questo che oggi chi ricopre cariche istituzionali ha il dovere di ricordare quei Patrioti che dedicarono la loro vita per costruire un futuro migliore per i loro posteri.
Credo che chi, oggi, a qualsiasi livello, ha responsabilità di governo debba imparare e prendere esempio da un uomo che per il bene del suo paese, oltre a consegnare a Vittorio Emanuele II un regno che poteva essere suo, rispose ad una richiesta, che ritenne ingiusta, del suo Re con un “OBBEDISCO!”.
Quell’uomo si chiamava Garibaldi!
Mi avvicino a concludere auspicandomi che nessun Italiano debba più ascoltare la famosa frase presente nel noto “Va pensiero, sull’ali dorate”: “o mia Patria sì bella e perduta“, frase che Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (uomo nato a Roncole al di sotto dell’immaginaria linea del Po), scrisse pensando alla sua Patria italiana allora perduta, proprio perché ancora non unita.
Concludo dicendo che sono fiero di ricoprire la carica di Sindaco di un paese italiano proprio nell’anno delle celebrazioni del centocinquantesimo compleanno del nostro stato. Agli odierni assenti ed a coloro che non hanno festeggiato questo 150° Anniversario mi rivolgo dicendo: peccato avete perso un’occasione che fortunatamente non persero i nostri avi! – Viva l’Italia e buon compleanno a tutti!

Emanuele Ramella Pralungo,
Sindaco di Occhieppo Superiore

1 commento

  1. Grazie per le belle parole che condividiamo in pieno!
    Complimenti soprattutto al Sindaco che ha saputo esprimere valori tanto attuali e sui quali occorre far riflettere la nostra collettività che, dalle Alpi alla isole estreme del sud, sta manifestando gli stessi principi di unità e democrazia.
    Un augurio vivissimo al sindaco di Occhieppo Superiore.

    Cristina Vernizzi
    Presidente Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano- Comitato di Novara-VCO

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