La Sardegna nella Pasqua biellese

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Da un quarto di secolo, il Circolo Culturale Sardo partecipa alla Pasqua biellese, in continuità di Fede e di cultura con l’antesignano Sant’Eusebio da Cagliari, primo vescovo di Vercelli, patrono del Piemonte, introduttore, nel IV secolo, del culto mariano di Santa Maria di Oropa.

“Su Nuraghe” è presente con segni e simboli a significare, nel ripetersi dei gesti, antichi legami. Come la consegna delle “filadas”, palme intrecciate da portare in processione, la domenica che precede la Pasqua di resurrezione, dal vescovo Roberto Farinella e da presbiteri della Diocesi. Nel 1772, alla loro guida, era stato nominato l’arcivescovo di Sassari, Giulio Cesare Viancini (1726-1797), primo vescovo della nuova Diocesi di Biella.

Non solo nel tempo, ma anche nella continuità intergenerazionale, la nostra partecipazione mette in pratica l’insegnamento di papa Francesco, secondo i cui dettami “La tradizione è l’origine della fede: o cresce o si spegne”; nella catechesi papale, la Fede si trasmette in dialetto, cioè nel parlato familiare, fra i nonni e i nipoti, fra i genitori e i nipoti”.

Nella lavorazione delle palme, per l’appunto, il giovane mastro intrecciatore Federico Scannella ha guidato le mani del figlio Gabriele di soli due anni, coadiuvato da papà Giovanni, mamma Nadia Lantero e dall’amico Walter Nobile. Palme in cui sono presenti antichi simboli che il Cristianesimo ha ereditato. Tra questi, “su tostoine”, la tartaruga, il cui significato riposto rimanda alle acque primordiali, alla creazione, alla Madre Terra, all’immortalità. In cima al pastorale vegetale del vescovo, “su siddu” (sigillo), piccola sfera a indicare giurisdizione, regalità, autorità, potere: contrassegno che rimanda a Gesù che, al suo ingresso in Gerusalemme, viene acclamato “Re dei Giudei”.

Battista Saiu

Nell’immagine, Domenica delle Palme il vescovo di Biella Roberto Farinella con soci di “Su Nuraghe”.

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