Palme “filadas” di “Su Nuraghe” per la Pasqua biellese

descrizioneSono state recise a ridosso di domenica 10 marzo 2024, detta di “laetare”, le palme che saranno “filadas”, intrecciate, per essere portate in chiesa la domenica che precede la maggiore festività cristiana.

Seguendo antichi schemi compositivi, le giovani lacinie, fatte imbiondire, recise e divenute flessibili, sono pronte alla lavorazione grazie alle mani esperte del Maestro intrecciatore sanremese Federico Scannella: diverranno pizzi, arabeschi, effimere filigrane vegetali. All’inizio delle lavorazioni più complesse, per risvegliare dalla memoria le diverse tipologie compositive, si realizzano piccole palme con disegni diversi, tra cui quello “a tostoine”, a tartaruga. La forma riproduce il carapace, la corazza del rettile, il cui significato riposto rimanda alle acque primordiali, alla creazione, alla Madre Terra; antico simbolo di immortalità, fecondità e rigenerazione correlato alla luna giudaica, piena ciclicamente ingravidata dal sole. Secondo i dettami niceni, la lune determina la data del sacrificio dell’Agnello pasquale, la domenica successiva all’equinozio di primavera, quando il sommo lume entra nella costellazione dell’Ariete, primo simbolo dello zodiaco.

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Marzo 2024, una parola sarda al mese: “I” come “IBRAGUGLIÁDDU”

descrizioneRadici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

IBRAGUGLIÁDDU sass. agg. ‘discinto, vestito disordinatamente’. Questa voce equivale a sbracagliato, sbracato. Quindi occorre collegarsi a ragas centr. ‘gonnellino di orbace nero’ appartenente al costume maschile dell’intera Sardegna. Da tutti gli studiosi è chiamato gonnellino. Wagner propone l’origine dall’it. braca, braga, che è dal lat. brăca, di origine gallica secondo Diodoro siculo ed Esichio, designante i ‘pantaloni’, un indumento che fu delle popolazioni celtiche ma ignoto ai Romani, i quali lo adottarono soltanto sul finire dell’Impero. Nessuno ha notato la contraddizione tutta sarda di chiamare gonnellino quelli che, stante l’etimologia corrente, dovrebbero essere pantaloni. In realtà le ragas note non sono né gonnellino né pantaloni poiché, pur avendo sagoma di gonnellino, hanno le falde saldate da una vistosa traversa  inguinale.

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Oasi delle api di “Nuraghe Chervu”: generoso lavoro volontario dei richiedenti asilo di “Pacefuturo”

descrizione
Oasi delle Api “casiddos di Nuraghe Chervu” di Biella è strumento di educazione ambientale – visite guidate gratuite a privati cittadini e a tutte le scuole che ne fanno richiesta (telefono Idillio: 334 345 2685).

Con l’arrivo della nuova stagione e la ripresa delle visite guidate gratuite per le scuole biellesi che ne faranno richiesta, sono iniziate le opere di manutenzione dell’aula didattica all’aperto, con al centro la gabbia di volo che contiene gli alveari, i “casiddos di Nuraghe Chervu”. Durante le lezioni, sarà possibile avvicinarsi alle api in piena sicurezza, seguendo le spiegazioni del dr. Paolo Detoma, presidente dell’ “Associazione Biellese Apicoltori”.

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Buon cibo isolano per il pranzo benefico sardo all’ANFFAS di Gaglianico

descrizioneCome da tradizione, domenica 24 marzo, alle ore 12:30, presso il Centro diurno Anffas di Gaglianico, si svolgerà il “tipico pranzo sardo”, organizzato in collaborazione con il Circolo culturale “Su Nuraghe” di Biella. L’appuntamento è arrivato alla 31esima edizione, – racconta Ivo Manavella, presidente della Cooperativa sociale integrazione biellese, braccio operativo di Anffas – e la partecipazione è aperta a tutti, previa prenotazione attraverso il seguente recapito telefonico: 015.2493064.

Sfogliando l’album dei ricordi, continua: “Al “pranzo dei maialini” in passato abbiamo avuto anche più di 350 ospiti. La tradizione iniziò con il presidente di Anffas Salvatore Contini, che insieme agli amici sardi diede il via al rito della preparazione/cucina dei maialini e quindi a quello che è divenuto il pranzo sociale”.

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Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, Marzo 2024, “C” come “CALÉ”

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” che fanno capo al Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di Biella – “Calé” è la parola che accompagna il terzo mese dell’anno come la si ritrova nella ricca produzione letteraria di “Tavo Burat”, Gustavo Buratti Zanchi, di Gianrenzo Clivio, di Flavio Pieranni e diMichel dij Bonavé”, Michele Bonavero.

 Calé v.i. scendere, discendere, calare || e ‘t ëm ësmije calà da le stèile [Clivio] = mi pari calata dalle stelle || da mentre ch’it cale, òh fòl-fotù, aùsse e grotolùe a son le pere giaje dla stërnìa nen squadrà [Clivio] = mentre tu scendi, oh illuso, aguzze ed aspre sono le pietre nere del selciato non squadrate || Continua a leggere →