Il 19 luglio 2025 Biella ha accolto i Bersaglieri del Veneto in una giornata densa di storia, memoria e rinnovati legami tra territori distanti ma profondamente uniti dal sacrificio, dalla cultura e dalla consapevolezza delle proprie radici.
Il cammino della memoria: da Jesolo a Biella
Sabato 19 luglio, una folta delegazione dell’Associazione Nazionale Bersaglieri del Veneto, guidata dal presidente Antonio Bozzo, è giunta da Jesolo fino a Biella per partecipare a un momento di commemorazione e riflessione storica. Ad accoglierli, l’area monumentale di Nuraghe Chervu, luogo simbolico in cui pietre scolpite raccontano il tributo di sangue pagato da ogni Comune d’Italia durante la Prima Guerra Mondiale.
Con la recente collocazione della pietra dedicata a Jesolo – che ricorda i 288 concittadini caduti durante il conflitto – si è arricchito ulteriormente il lastricato della memoria, un mosaico di testimonianze che rende onore all’identità collettiva nazionale attraverso la somma delle memorie locali. Ogni pietra, con il nome del paese e il numero dei suoi Caduti, è un frammento della storia patria, scolpito nella pietra e nella coscienza di chi visita il sito.
Tra storia ufficiale e microstoria: il culto dei luoghi della memoria
La giornata biellese è proseguita con la visita alla tomba del Fondatore dei Bersaglieri presso la Basilica di San Sebastiano, dove i fanti piumati, accompagnati dalla Polizia Locale e accolti da Giuliano Lusiani, storico presidente della sezione biellese, hanno reso omaggio ai Caduti. Accanto a loro, i rappresentanti del nucleo dell’Associazione Nazionale Brigata “Sassari”, intitolato al capitano Emilio Lussu, guidati dal fiduciario Francesco Fosci, che hanno contribuito a rafforzare il significato simbolico dell’incontro: una memoria condivisa, che unisce le regioni d’Italia in un comune senso di appartenenza. I fiori deposti sul monumento dai Bersaglieri e dalle donne del Circolo “Su Nuraghe”, con rose provenienti dai vivai biellesi di Rosa e Alessandro Serra, hanno unito il linguaggio silenzioso della natura al rispetto per il sacrificio umano. Un atto che ha reso tangibile il legame tra passato e presente, tra cultura materiale e spirito identitario.
La manutenzione dell’area sacra del Nuraghe Chervu è affidata a mani nuove ma profondamente coinvolte: quelle dei richiedenti asilo accolti e accompagnati nel percorso di integrazione dall’Associazione Pacefuturo di Pettinengo. Attraverso il lavoro quotidiano di cura e rispetto, questi nuovi cittadini contribuiscono a custodire la memoria italiana, partecipando attivamente alla vita comunitaria. Un esempio concreto di integrazione, dove l’accoglienza si traduce in responsabilità condivisa e in una nuova cittadinanza attiva, fatta non solo di parole ma di gesti
Palazzo La Marmora: un ritorno alle origini
L’ultima tappa della giornata è stata la visita a Palazzo La Marmora, nel borgo storico del Piazzo. Una dimora simbolica, perché è proprio in questa illustre famiglia che si intrecciano le radici risorgimentali dell’Italia. I quattro fratelli generali – Alberto, Alessandro, Alfonso e Carlo Emanuele – furono figure di primo piano nel processo di unificazione nazionale. Dal Piemonte alla Sardegna, dalla scienza alla politica, dal comando militare alle missioni diplomatiche, i La Marmora incarnano l’ideale di un’Italia moderna e unita, fondata su cultura, coraggio e spirito di servizio.
I Bersaglieri: due secoli di storia tra Sardegna e Italia unita
Nel corso della cerimonia, Battista Saiu, presidente del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe”, ha rievocato le gesta dei Bersaglieri, fondati nel 1836 dal generale Alessandro La Marmora. Nati come unità d’élite del Regno di Sardegna, i Bersaglieri incarnano lo spirito combattivo che ha contribuito alla realizzazione dell’Unità d’Italia.
Tra i tanti episodi ricordati, la presa di Porta Pia – che sancì la fine del potere temporale papale – e la figura del biellese Vittorio Besso, fotografo e bersagliere, testimone diretto di quella stagione eroica. Besso, ferito a una spalla dall’esercito papalino – divenuto successivamente fotografo ufficiale dei Savoia – rimase convalescente a Roma, realizzando dal Gianicolo la celebre “panoramica romana”, ritratti delle principali figure del Risorgimento, tra cui Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele II. Un’esistenza che incrocia la grande storia e la microstoria locale, restituendo dignità al vissuto delle comunità e dei singoli individui, testimone attivo di passione civile e visione nazionale che animavano l’Italia nascente.
Il filo rosso della “Sassari”: coraggio, identità e appartenenza
Ancora oggi il legame tra Sardegna e forze armate italiane si rinnova nel 3° Reggimento Bersaglieri, parte integrante della Brigata Meccanizzata “Sassari”, che conserva nella propria araldica i Quattro Mori del Regno di Sardegna e il motto in lingua sarda: “Sa vida pro sa Patria”. Una tradizione iniziata nel 1915, quando la Brigata fu formata quasi esclusivamente da Sardi, distintisi per valore in battaglia durante la Grande Guerra e successivamente nella difesa di Roma nel 1943. Un patrimonio identitario che sopravvive anche grazie all’orgoglio e al senso di comunità dei volontari in servizio oggi.
La Brigata “Sassari”: fierezza di Sardegna e d’Italia
Non meno rilevante, dunque, è il ruolo della Brigata “Sassari”, ancora oggi fiera portabandiera dell’identità isolana nell’Esercito Italiano. Durante la Prima Guerra Mondiale, la “Sassari” fu protagonista sul fronte con un’energia tale da guadagnarsi il timore del nemico. Dopo la disfatta di Caporetto, contribuì in maniera determinante alla riscossa italiana, distinguendosi nella Battaglia del Solstizio sul Piave, tra giugno e luglio 1918, segnando la svolta verso la vittoria.
La caserma di comando della Brigata, a Sassari, è intitolata proprio al generale Alberto La Marmora, l’importante esponente della famiglia, nonché cartografo, naturalista e militare che tanto operò per la conoscenza e l’integrazione della Sardegna nel contesto nazionale.
Turismo della memoria: le pietre raccontano l’Italia
Il progetto delle “Pietre di memoria”, nato nel 2014 per iniziativa del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe”, in collaborazione con Comune e Prefettura di Biella, è oggi uno dei più inclusivi e significativi monumenti ai Caduti della Grande Guerra in Italia. Ogni pietra non è solo un frammento commemorativo, ma un tassello di un racconto nazionale che intreccia la dimensione ufficiale della storia con quella privata delle famiglie e delle comunità.
Come ha scritto il Sindaco di Jesolo, Christofer De Zotti, nel suo messaggio di accompagnamento alla pietra: «Un’iniziativa preziosa per rendere omaggio all’impegno silenzioso di soldati e civili della Grande Guerra, che da ogni Comune d’Italia hanno contribuito con la vita alla costruzione dell’identità nazionale».
Il caso Jesolo: un frammento di storia condivisa
Nel dramma del primo conflitto mondiale, anche Jesolo – allora Cavazuccherina – fu teatro di esodi, devastazioni e resistenza. La popolazione, costretta all’evacuazione dopo Caporetto, visse mesi di abbandono, fame e lutto. Il territorio fu occupato dagli austro-ungarici fino alla Battaglia del Solstizio (giugno 1918), quando le forze italiane riuscirono infine a respingere l’invasore.
In memoria di quell’epopea, nel 1927 fu inaugurato un ponte-monumento che oggi continua a testimoniare il tributo di sangue versato dai 181 caduti jesolani e dai marinai del Reggimento San Marco. Una memoria locale che oggi, grazie al progetto di Biella, si colloca in un quadro nazionale, offrendo un nuovo impulso al turismo culturale e identitario.
Cultura come risorsa: turismo di prossimità e sviluppo territoriale
L’iniziativa del lastricato di Nuraghe Chervu dimostra come la valorizzazione della microstoria – quella fatta di nomi, volti, sacrifici quotidiani – possa diventare volano per un turismo di prossimità che coniuga emozione, cultura e conoscenza. Un turismo che non si limita alla fruizione passiva, ma invita al coinvolgimento attivo del visitatore, stimolando riflessione, rispetto e senso di appartenenza.
Veneto, Piemonte e Sardegna si ritrovano così legati da un filo rosso fatto di memoria, identità e condivisione. Esperienze come quella dei Bersaglieri a Biella rafforzano i legami tra territori, alimentano le economie locali e consolidano una rete nazionale fondata sulla valorizzazione del patrimonio immateriale.
Piccoli gesti per grandi significati
Le parole di Pasquale Cantore, pubblicate sui social all’indomani della visita, sintetizzano lo spirito dell’iniziativa: «Di fronte al lastricato del Nuraghe Chervu si prova un sentimento di silenzioso rispetto. Ogni pietra parla di dolore, di sacrificio, ma anche di unità. Ci si sente piccoli davanti alla storia, ma parte di qualcosa di grande».
Un grande progetto collettivo che, partendo dal basso, costruisce ponti di memoria tra regioni e generazioni, contribuendo a rafforzare la coesione sociale e a dare nuovo senso all’identità italiana.
Simmaco Cabiddu
Nell’immagine, in primo piano la pietra di Jesolo. Biella, cerimonia a Nuraghe Chervu con i Bersaglieri di Jesolo e di Biella, Sardi e “Sassarini” biellesi