Musica, memoria e tradizioni in scena a Pettinengo per valorizzare territori, rafforzare legami storici e generare nuove opportunità turistiche ed economiche.
Nel cuore verde del Biellese, tra monti e colline che si affacciano sulla pianura padana, il “Festival delle Identità tra Piemonte e Sardegna” ha celebrato il suo secondo appuntamento domenica 3 agosto 2025 a Pettinengo, riportando al centro dell’attenzione un esempio virtuoso di scambio culturale, dialogo interregionale e valorizzazione del patrimonio immateriale. L’iniziativa, promossa grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, attraverso il bando CulturHub, rappresenta un vero e proprio laboratorio culturale in grado di generare nuove forme di attrattività economica e turistica per entrambi i territori.
A fare da cornice all’evento, il suggestivo cortile del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli – unico bene extraterritoriale riconosciuto dalla Regione Autonoma della Sardegna – luogo simbolico dove la storia dell’emigrazione sarda si intreccia con quella piemontese: racconto corale fatto di partenze, ritorni e contaminazioni. A partire dalle ore 16, le note del trio musicale Tribeba, composto da Alessandro Zolt, Massimo Losito e il poliedrico Guido Antoniotti, hanno accompagnato il pubblico in un viaggio sonoro capace di unire rive lontane. Un’armonia di suoni che ha superato i confini geografici, facendo vibrare corde comuni tra culture solo in apparenza distanti.
L’evento si inserisce in un progetto più ampio iniziato lo scorso 14 giugno nella magnifica cornice rinascimentale della Basilica di San Sebastiano a Biella, tempio civico e scrigno della memoria dove riposano le spoglie del generale Alberto Ferrero della Marmora, illustre figura del Regno di Sardegna e profondo conoscitore della realtà isolana. La serata inaugurale aveva visto l’esibizione della Schola Cantorum Villa del Mas di Elmas (Cagliari), in un intenso momento di spiritualità e condivisione, suggellato da brani simbolici come Non potho reposare e Badde lontana, dedicati alle vittime innocenti delle guerre e alla nostalgia di chi è lontano dalla propria terra.
Il festival non è solo musica, ma anche occasione di scoperta e approfondimento. A Pettinengo, il pubblico ha potuto visitare gratuitamente le sale del Museo, arricchite da un innovativo allestimento interamente dedicato agli scacciapensieri del mondo. Una collezione affascinante e multiculturale, che abbraccia esemplari in ferro, ottone, legno, bambù e osso, testimoni di un’eredità musicale che accomuna continenti e civiltà. Tra i protagonisti di questo percorso, la ribeba valsesiana – antenata piemontese di “sa trunfa” sarda – è stata riscoperta e valorizzata grazie alle ricerche di Zolt e Antoniotti, anche curatori dell’esposizione, insieme allo studioso Alberto Lovatto.
Il festival si configura come una piattaforma di dialogo tra regioni, in cui la musica diventa linguaggio universale per raccontare una storia comune che affonda le sue radici nell’8 agosto 1720, data in cui – in virtù del Trattato di Londra del 1718 – il Piemonte entrò a far parte del Regno di Sardegna. Un’unione politica e culturale che ha attraversato i secoli, fino all’Unità d’Italia del 1861, e che oggi rivive in chiave contemporanea grazie a progetti capaci di intrecciare memoria, identità e innovazione.
Il successo dell’iniziativa è anche frutto di una rete di collaborazioni solide e trasversali: dalla Regione Autonoma della Sardegna al Comune di Pettinengo, passando per associazioni come Mafalda – Voci di Donne, Pacefuturo, la Schola Cantorum di Elmas, la Parrocchia di Pettinengo, i Frati Francescani Minori di Biella, l’Associazione Sarda “Amedeo Nazzari” di Bareggio e Cornaredo (MI), il Nucleo biellese della Brigata “Sassari” e la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.), fino all’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon di Roma.
Ogni dettaglio dell’evento ha contribuito a costruire un’atmosfera autentica e coinvolgente: tra questi, “su cumbidu”, il tradizionale rinfresco sardo offerto agli ospiti, a base di frutta fresca locale, dolci artigianali preparati dalle volontarie del Circolo, vino marsalato e l’iconica “acqua di Cagliari”, infuso dissetante di menta e limone. A impreziosire il banchetto, anche un sorprendente incontro gastronomico tra Isola e terraferma: il lardo di Arnad, eccellenza valdostana, proposto in una speciale versione aromatizzata con erbe sarde, che ha saputo unire sapori e territori in un’inedita fusione di gusto. Un momento conviviale denso di significato, capace di unire generazioni e comunità sotto il segno dell’ospitalità e della memoria condivisa.
Il “Festival delle Identità” rappresenta un modello di sviluppo culturale e turistico, che ben si inserisce nella strategia della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e della Regione Autonoma della Sardegna, entrambe impegnate nella promozione di una cultura inclusiva, partecipata, generatrice di coesione sociale e attrazione economica. È in contesti come questo che la cultura dimostra di poter essere leva concreta per la valorizzazione del territorio, offrendo nuove opportunità alle comunità locali e rafforzando i legami interregionali.
Attraverso musica, spiritualità, artigianato e memoria storica, il Festival racconta l’incontro fecondo tra due mondi apparentemente distanti, eppure uniti da secoli di storia comune, da valori condivisi e da un’identità che si fa ponte verso il futuro. Un’esperienza culturale che, pur radicata nel locale, guarda con fiducia a scenari più ampi, contribuendo a riscrivere – in chiave contemporanea – una nuova geografia dell’appartenenza e della partecipazione.
Battista Saiu
Nell’immagine, Pettinengo, cortile del Museo delle Migrazioni, un momento del “Festival delle identità”.