Animali e miti

Ricordi nella mente, un’Isola nel cuore

Fotografie di Tiziano Pascutto. A cura di Battista Saiu Pinna.
Collana Ammentos, n° 10.
Opera pubblicata nel mese di novembre 2006.

Nel presente catalogo sono raccolte alcune immagini realizzate dal naturalista biellese Tiziano Pascutto, presentate nella mostra “Animali e Miti: ricordi nella mente, un’Isola nel cuore“, inaugurata l’11 novembre 2006 presso il salone della Biblioteca “Su Nuraghe” di Biella.


Copertina


Quella che viene presentata è una carrellata di immagini che raccontano emblematicamente di un mondo in cui uomo e animale condividono lo stesso spazio offerto dalla natura. Sarà come lo sfogliare un album di famiglia che evoca ricordi dai contorni sfumati, vagamente delineati. Le memorie che subito appaiono alla mente sono quelle della grande Isola che, al centro del Mediterraneo, condivide con le terre che la circondano molta della sua ultramillenaria storia, parzialmente conosciuta, poco studiata e ancor meno scandagliata.
L’opportunità ci viene offerta dalle fotografie realizzate nel corso degli anni da Tiziano Pascutto, studioso naturalista biellese che ha fissato nello scatto della macchina da presa certi momenti della vita di alcuni animali caratteristici della Sardegna: il daino e il cervo sardo, il cavallino che vive allo stato brado nella Giara di Gesturi e l’argia, un ragno ed un insetto considerati animali mitici ancora presenti nell’immaginario di molti isolani.
Diverse fotografie ritraggono le rocce dell’Isola di pietra, giganti modellati dalla forza del vento e animati dall’azione della salsedine, che assumono l’aspetto dell’orso e dell’elefante. Altre immagini dipingono il divampare del fuoco in tutta la sua veemenza e, infine, – doveroso omaggio alla terra biellese che ospita molti Sardi – le splendide figure che illustrano la metamorfosi del mitico Carabus Olympiæ, coleottero caraside, endemico, dell’Alta Valsessera.

Battista Saiu


Il perfetto inserimento della Comunità Sarda nel biellese è la testimonianza di un fenomeno migratorio che si è sviluppato con maggiore intensità a partire dal secondo dopoguerra e che, oggi, lo vediamo pienamente integrato attraverso la partecipazione dei suoi innumerevoli rappresentanti alla vita socio-economica del territorio, anche in posti di rilevante responsabilità. Il legame che unisce le due Terre è antico e solido. Da Alberto Ferrero della Marmora a Vittorio Sella, per citare i più noti, sono molti i personaggi biellesi che hanno contribuito a cementare un particolare rapporto di reciproca stima. A questi si aggiungono gli oltre seimila Sardi residenti in Provincia – di cui duemilaquattrocento nativi – che quotidianamente, soprattutto attraverso il Circolo “Su Nuraghe”, contribuiscono a rinsaldare l’amicizia e l’aggregazione tra le due Comunità. L’Amministrazione Comunale ed in particolare l’Assessorato alle Politiche Sociali, sono sinceramente grati per l’impegno del Circolo a favore di Associazioni ed Enti che già si distinguono per attività di volontariato e di assistenza ai meno fortunati, attraverso campagne di solidarietà e di toccante partecipazione umana. Tra le tante, voglio ricordare: le giornate alla Domus Laetitiæ ed all’Anffas, il Sorriso di Natale, la raccolta di sangue per i talassemici e le decine di iniziative che i Biellesi guardano con simpatia e riconoscenza. La mostra fotografica “Ricordi nella mente, un’Isola nel cuore” si inserisce a pieno titolo nel filone delle attività culturali che “Su Nuraghe” svolge, in parallelo a quelle benefiche, per far conoscere la splendida Isola. Meta di turismo vacanziero, troppo spesso disattento all’unicità delle sue bellezze naturali, la Sardegna è meritevole di attenzioni particolari per la Sua storia e, per quanto ci riguarda, per i vincoli profondi che, come Biellesi, ad essa ci legano.

Rinaldo Chiola,
Assessore alle Politiche Sociali


Saluto volentieri la nuova iniziativa del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” che al pari delle precedenti contribuisce ad approfondire la conoscenza dei rapporti intercorrenti da lunga data, tra le comunità sarda e biellese.
Sono convinto infatti che conoscersi è un momento culturale che va oltre la già importante pacifica integrazione, consolidatasi nel tempo, tra cittadini che si rispettano e che tra loro collaborano nelle attività di competenza. Conoscersi significa, infatti, inseguire i comuni percorsi storici, individuare le affinità che uniscono, risalire alle radici dei rapporti che non nascono per caso: come dimostrano appunto le varie pubblicazioni e iniziative sempre attente a cogliere i vincoli di reciprocità esistenti tra Sardi e Biellesi.
Una conoscenza sempre più approfondita, salda, con un patto tacito e inviolabile, amicizia e rispetto che sono i fondamenti della convivenza civile.
Da qui il sincero e affettuoso grazie a quanti hanno collaborato per regalarci questa mostra fotografica che non mancherà di essere accolta con favore dai cittadini.

Vittorio Barazzotto,
Sindaco di Biella



I Segni del Silenzio

Immagini nel tempo.

Mare, vento, fiamme, alberi, animali: silenzi delle immagini che, pur immobili,
rimandano a suoni: di onde, dello stormire dei boschi, del crepitare delle fiamme,
del cauto e attento muoversi degli animali.

Segni primordiali,
che hanno plasmato solitudini popolate
di tracce umane e animali, col paziente rumore dell’infinito lavorio di cose e tempi
ben più ampi e dilatati dei nostri brevi e rumorosi tempi umani.

Segni ancestrali,
presenze che ricoprono di spessori arcani il vuoto apparente di solitudini ampie
in cui si insinua, tra il soffiare del vento, il quieto calpestio animale.

Segni mitici,
umani simboli di storie faticose e aspre, di scontri e di vane conquiste sulla natura immane,
incoercibile, incontrastabile.

Simboli
di uno sforzo continuo i cui segni, adesso, sono i silenzi delle tracce, il parlare dei rumori,
il muoversi delle immagini.

Io non so dire se gli antichi elementi della tradizione – l’aria o l’acqua, il vento o il fuoco –
possano, in questo oggi così dissacrato e sterile, aver ancora una qualche valenza razionale,
un qualche senso scientifico.

Quello che so è che offrono una lettura dell’anima e del cuore,
una chiave magica e segreta che, a chi sappia leggervi segni e simboli,
disvela un senso arcano, stupore per una realtà ormai spenta e chiusa
nella razionalità e nell’assurda – e pur logica – storicità dei nessi:
mondo, anche questo, di immagini; di immagini silenti come tutte le immagini,
ma immagini morte e che mai si apriranno ai suoni del profondo e della natura.

Acque, venti, fuochi:
segni silenti di una terra che, a noi per primi, parla di una Terra che,
nel tempo suo lento e immutabile,
è la Nostra e che, a noi, parla coi tempi solidi e immutabili del ricordo
di fatti e persone che, troppo spesso, non ci sono più:
fatta dei silenzi di venti ruggenti, di mari a volte calmi a volte furiosi, di uomini scuri e non sempre cordiali, di animali che usano mostrarsi solo a chi, paziente, li aspetta e li rispetta.

Roberto Perinu