“Biellesos et Sardos umpare/ansema/insieme”: la festa del Popolo sardo nel cuore del Piemonte

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Domenica 15 giugno 2025, la città di Biella ha reso omaggio aSa Die de sa Sardigna”, la Festa del Popolo Sardo, con una cerimonia intensa e partecipata che ha unito simbolicamente Sardegna e Piemonte nel segno della memoria, dell’identità e della condivisione civica. Una giornata che, pur affondando le sue radici nella storia dell’Isola, ha trovato qui, ai piedi delle Alpi, un significato rinnovato e condiviso, grazie al monumento di Nuraghe Chervu, luogo simbolico che incarna il legame profondo tra due comunità.

Davanti alle possenti pietre, che richiamano le antiche architetture nuragiche, si è rinnovato l’orgoglio di appartenere a una cultura millenaria, che continua a vivere e a trasmettersi anche al di fuori della terra d’origine. Blocchi di pietra che parlano, che custodiscono storie: quelle di ieri e quelle che ogni anno si aggiornano, mantenendo viva la memoria. A fare da cornice, l’infiorata dell’area monumentale, i petali profumati coltivati nei vivai biellesi di Rosa e Alessandro Serra, utilizzati per decorare con garbo e simbolismo il sito commemorativo. Le rose, bianche e rosse, colori delle mostrine della Brigata Sassari”, hanno composto mazzi con alloro, deposti ai piedi del monumento dedicato ai Caduti sardi e biellesi della Prima Guerra Mondiale.

Il “Giorno della Sardegna” nasce per ricordare l’insurrezione del 28 aprile 1794, quando il popolo cagliaritano insorse contro i rappresentanti piemontesi, reclamando autonomia e partecipazione al governo dell’Isola. Proclamata ufficialmente dalla Regione Autonoma della Sardegna con legge regionale del 1993, “Sa Die” celebra l’identità, la dignità e la storia di un popolo che, anche nelle sue comunità diasporiche, mantiene vivo il proprio senso d’appartenenza.

A Biella, la commemorazione si svolge tradizionalmente nella terza settimana di giugno, scelta dettata non solo da esigenze climatiche, ma anche dal desiderio di legarla a un altro momento cruciale: la “Battaglia del Solstizio”, combattuta tra il 18 e il 24 giugno 1918. Fu in quella occasione che gli uomini della Brigata “Sassari” si distinsero per valore e determinazione, contribuendo alla svolta decisiva del conflitto contro l’Impero austro-ungarico. Il loro sacrificio viene ricordato come emblema di quella che, ormai, è definita la “Quarta guerra d’indipendenza” italiana.

Proprio in onore di questi eroi, nel 2008 è stato eretto, presso il Nuraghe Chervu, un monumento dedicato “agli intrepidi Sardi della Brigata Sassari, nel comune ricordo dei 13.602 figli della Sardegna e dei 523 giovani biellesi caduti per l’Unità d’Italia”. Il sito custodisce anche la memoria dei 3.121 Caduti dell’attuale provincia di Biella, dei sette fanti biellesi inquadrati nella “Sassari” e di altri sei emigrati in Francia, periti nella battaglia delle Argonne nel 1914 con la Legione Straniera.

Nella giornata di domenica, accanto alle autorità civili e militari, è stata data lettura solenne delle motivazioni che accompagnano l’assegnazione delle due Medaglie d’Oro al Valor Militare conferite ai Reggimenti 151° e 152°della Brigata “Sassari”. Parole dense di significato, che ricordano l’eroismo e la lealtà di soldati che, nella durezza delle trincee, portarono alto l’onore dell’Italia e l’orgoglio della Sardegna.

Accanto al monumento, le Donne del Grano”, provenienti da Biella, Bareggio, Cornaredo ed Elmas, hanno rinnovato l’antico gesto della benedizione dei semi, spargendo chicchi di frumento in memoria dei Caduti. A impartire la benedizione, padre Oscar Malykh, sacerdote ucraino del convento di San Sebastiano, che, in lingua sarda, ha invocato la pace “in nomen de su Babbu, de su Fizzu et de s’Ispiritu Sanctu. Amen Jesus”,

augurando la fine dei conflitti che ancora oggi insanguinano l’Europa e il Medio Oriente. Le sue parole sono risuonate come monito e speranza, ricordando quanto la guerra costi in vite umane: 650.000 morti italiani e oltre un milione di feriti nella sola Prima Guerra Mondiale. Ogni borgo d’Italia conserva almeno una lapide con quei nomi: le pietre di Nuraghe Chervu li ricordano, li onorano, li custodiscono.

Sulle pietre del Nuraghe è inciso un motto che racchiude l’essenza di questo legame: “Biellesos et Sardos umpare” – Biellesi e Sardi insieme, ansema. Uniti nella memoria, nel rispetto reciproco e nella volontà comune di costruire, a partire dalla storia, un presente condiviso.

Il selciato commemorativo del sito – ampliato nel 2019 e nel 2022 con pietre inviate da Comuni del Piemonte, della Sardegna e di tutta Italia – rappresenta idealmente ognuna di quelle vite spezzate.

Frutto di un progetto del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe”, sostenuto dalla Prefettura e dal Comune di Biella, inserito nel programma ufficiale del Centenario della Grande Guerra presso la Presidenza dei Ministri e accreditato dal Ministero dell’Interno, il lastricato vuole essere una mappa della memoria, costruita passo dopo passo in nome della fratellanza nazionale.

La cerimonia ha avuto inizio sul sagrato della basilica intitolata a Lamarmora, dove i Fucilieri di Su Nuraghe hanno salutato i partecipanti con salve beneauguranti, accompagnati dalla Filarmonica di Cossato. Il solenne ingresso nella basilica di San Sebastiano è stato scandito dall’Hymnu Sardu Nationale”, intonato dal coro Villa del Mas e dal gruppo vocale Voci di Su Nuraghe”.Dopo la liturgia, arricchita da canti tradizionali sardi, il corteo ha raggiunto l’area monumentale partendo da via Nazionale, nei pressi della storica pasticceria Brusa.

La manifestazione si è conclusa in un clima di partecipazione e fratellanza, con un momento conviviale al Ristorante della Torrazza, nel borgo storico di Biella Piazzo, tra specialità alpine e canti isolani, suggellando una giornata che ha saputo unire territori diversi sotto gli stessi valori.

Sa Die” come attrattore culturale: valorizzazione del territorio e promozione integrata

Al di là del significato storico e simbolico, eventi come Sa Die de sa Sardigna rappresentano un’opportunità concreta di valorizzazione turistica e culturale, sia per la Sardegna che per il Piemonte.

Biella, crocevia di identità e tradizioni, grazie alla presenza attiva del Circolo Su Nuraghe e al costante coinvolgimento della cittadinanza, si configura sempre più come punto di riferimento per il turismo delle radici e per il dialogo interculturale. Negli anni, il Nuraghe Chervu, con il suo selciato commemorativo, è divenuto meta di visite, pellegrinaggi laici e proposte didattiche, attirando l’interesse di scolaresche, studiosi, associazioni combattentistiche e cittadini in cerca di memoria e di identità.

Questa sinergia tra comunità locale e tradizione isolana contribuisce a creare un flusso di scambi culturali e di promozione di prodotti enogastronomici tipici, accoglienza turistica, creazione di itinerari tematici tra Biella e i territori di provenienza delle singole pietre del lastricato. Allo stesso tempo, per la Sardegna si tratta di un’occasione per rafforzare la propria immagine al di fuori dell’Isola, grazie a tutti quegli “ambasciatori di cultura”, che operano nei circoli sardi disseminati sul territorio nazionale.

L’interazione virtuosa tra le due regioni apre la strada a forme di turismo integrato: da un lato, l’invito a visitare Biella e il suo patrimonio storico legato alla Prima Guerra Mondiale e alla diaspora sarda; dall’altro, la promozione della Sardegna anche nei mesi meno turistici, con percorsi legati alla storia, alla lingua e alle tradizioni popolari.

Un’opportunità da cogliere in chiave strategica, anche nell’ottica delle politiche regionali e nazionali di sostegno al turismo esperienziale e di ritorno.

Battista Saiu

Nelle immagini, alcuni momenti della cerimonia a Nuraghe Chervu

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