Di Alessandro Sanna.
Collana Ammentos, n° 3.
Opera pubblicata nel mese di dicembre 1997.
Terzo appuntamento della collana “Ammentos” del Circolo “Su Nuraghe” di Biella. Dopo una prima pubblicazione in prosa di ambiente sardo e una seconda di poesia varia, ora è poesia ispirata al Biellese e alla Sardegna, in questa raccolta di Alessandro Sanna.
“Terra di neve, Terra di sole” indicano due condizioni non solo climatiche della vita, può nevicare dappertutto ma in certi luoghi di più, il sole brilla ovunque ma in certi luoghi di più, vi sono terre nelle quali è protagonista. La separazione netta tra i due stati non esiste, le sfumature possono essere innumerevoli come le condizioni della vita, diverse ogni mattino e ogni sera. In Piemonte nevica di più, in Sardegna c’è più sole, ma i pensieri, le notazioni, si compenetrano scambievolmente. Momenti e situazioni comuni che Alessandro Sanna fissa sulla carta con una capacità di sintesi che fotografa il momento, lasciando all’interpretazione di chi legge l’approfondimento dettato dalla sensibilità individuale. Se a Sassari – città d’origine dell’autore – c’è una strada dedicata a “Luna e Sole“, nel biellese sono state censite decine di meridiane; l’assonanza tempo/spazio in parallelo riguarda sentieri e fiori, amicizia e nuvole, mare e pietre, giorni che sanno di sale, di menta, di puleggio, di mirto, di granturco e di riso; Monte Oro della “Cionfra” e Camandona del Gipin e Catlin’a. Neve non è solo Piemonte, sole non è solo Sardegna; sono Alpi e Mediterraneo e le condizioni che ne hanno sviluppato le caratteristiche. Ungaretti, nato in Africa, residente a lungo in Sudamerica, ha scritto molto di acque e di montagne, ha esplorato l’animo universale. Una lapide in Seminario, voluta dal Prof. Torrione ne ricorda il soggiorno biellese all’inizio della sua avventura poetica. Ungaretti, il gigante cui riferirsi ed ispirarsi con Montale, Quasimodo, Cardarelli. Pensieri e notazioni brevi come tessere di un mosaico, pezzi di una vetriata policroma: un mosaico mediterraneo, vetrata continentale o viceversa, luci e ombre riflesse e filtrate da uno stesso sole. E’ la terra lontana che manca a tanti Sardi, agli emigrati di ogni paese, è la terra vicina che accoglie, in cui sono nati i figli, nasceranno i nipoti. Alessandro Sanna è un Biellese vissuto nei primi anni in Sardegna, un sardo nato ai piedi delle Alpi da madre biellese. Entrambe le notazioni sono presenti nello scrivere e nel sentire dell’autore, percorso di confronto e di completezza, di riflessione e di progredire continui. Maritain, pensatore sicuramente caro a Sanna, ispirato dall’amico Marc Chagall dice che “l’essenza creativa si forma nella sostanza dell’anima a piani differenti, dei quali ognuno rivela quel che c’è in lui, e quanto più grande è un poeta, tanto più il piano della vista creativa sprofonda nell’essenza più complessa della sua anima. Ma tanto più semplice diventa allora il poeta, tanto più spontaneamente getta tutte le maschere, tanto più presto si isola, tanto più forte sente il calore della comunanza umana. Per lui, tutto sta nel possedere, oltre ad una grande abilità, che si può imparare. Per questo non basta neppure il dolore.”
“Su Nuraghe” è l’ambito naturale in cui questa presenza creativa (poietès – colui che crea), può esprimersi tracimando esperienze sociali diverse che sono state valido crivello al risultato di questa raccolta. Ognuno può trovare pensieri propri, perchè la parola, come la pittura o la scultura, è mezzo per catalizzare, liberare, riflettere una piccola parte del proprio animo che torna o si presenta per la prima volta alla conoscenza come un amico cercato nello sgranarsi dei giorni
Battista SAIU
Antichi saggi dicono che il poeta conosce attraverso un “suo occhio interiore“, che gli consente di sentire ciò che è, a noi altri, semplicemente concesso di vedere; che lo pone nella speciale condizione di non doversi curare di sapere tutto quanto altri faticosamente impara: ecco perchè Omero, il sommo, l’aquila che vola “sovra gli altri“, come ben sa il Poeta, è raffigurato cieco.
E ai poeti, l’occhio intimo dona una visione totale ed immediata del reale, tale che, a noi, il loro mondo come riappare dopo la frantumazione e la ricostruzione interiore, pare a volte slegato, sconnesso, tenuto insieme da voli ardui, sovente difficile da capire, proprio perchè la “parola“, quella loro, si esprime per immediatezze, per lampi di immagine: per poesia infine. Alessandro Sanna, quindi, è un poeta non fosse per quel suo fare, suo proprio, che lo rende quasi separato, talvolta, da quel mondo che a noi pare di vedere ben più corretto e compreso; è poeta perchè sa ciò che noi, quelli dalla vista buona, possiamo solo vedere; perchè, la nostra piccola realtà, lui la vive dall’interno, la vede con il suo occhio diverso dal nostro. E dunque, dove il suo mondo, a noi profani, può parere diverso, slegato, immaginabile solo con difficoltà, a prezzo di uno sforzo che non si ha davvero voglia di compiere: ebbene quella è la realtà come la vede un poeta: magica, differente, trasfigurata. Meno evidente e appariscente, certo, se misurata con un metro angusto e limitato quali il nostro; ma viva e risplendente di quella visione interiore, che illumina e ricostruisce da se stessa il proprio universo, se vissuta nello spazio aperto dalle parole alla poesia. Qui le immagini si accostano e si collegano secondo una libertà loro, secondo un metro parallelo, che affaccai noi, esseri quotidiani, ad una visione più alta e più sentita, addirittura più umana, mi verrebbe fatto da dire, a petto di quella povera cosa, che, senza la Poesia, finirebbe per essere la vita di tutti i giorni.
Isola e terra ferma: due facce, due rovesci identici di uno stesso universo che, a prima vista sfuggente ed ermetico, si fda, poi limpido e chiaro nell’intimo della ricostruzione e della magia del silenzio dell’animo che vede, sente, sa. Piemonte e Sardegna: così parrebbe; ma se fosse solo così, si farebbe torto al dilatarsi del sentire, insofferente e insoddisfatto di schemi, di strettoie intellettuali, di concrete pastoie conoscitive. Dove c’è poesia, Piemonte e Sardegna diventano luoghi infiniti dell’anima, universi che il poeta ci regala, suggerendoci un’elevazione dello spirito che è il suo vero compenso, il suo vero dare. A noi non resta che inchinarci alla sua visione, al suo sapere, al suo sentire.
Roberto PERINU