Novembre 2025, una parola sarda al mese: “L” come “LÁDINU”

descrizioneRadici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

LÁDINU in sardo logudorese è un aggettivo significante ‘facile’. Si trova anche come avverbio e significa ‘facilmente’: berbèghe ládina ‘pecora facile da mungere’, meda ládinu ‘molto facile’, faeḍḍáre ládinu ‘parlare chiaramente’.

Manco a dirlo, i filologi romanzi, tutti i linguisti agganciano questo termine direttamente alla lingua… latina, quasi che tale lingua fosse il toccasana di ogni loro problema, quasi che la lingua latina impersonasse la facilitazione, il passepartout di ogni ricerca. Peraltro l’ostinazione insensata con la quale ogni Università sarda, italiana, europea persiste a credere e insegnare che la lingua sarda abbia esclusiva origine dal latino, opera una clamorosa omissione ed impianta una fosca metodologia di ricerca, entro la quale alla lingua sarda è consentito confrontarsi primamente col latino e – se del caso – anche con la lingue greca, tagliando fuori le potenti tradizioni linguistiche mediterranee che han reso grande, completa e autonoma l’intera parlata del Mare Nostrummillenni prima di Roma.

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Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, Novembre 2025, «A» come «ADIEU»

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” che fanno capo al Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di Biella – ADIEU è parola che accompagna l’undicesimo mese dell’anno come si ritrova nella ricca produzione letteraria di “Tavo Burat”, Gustavo Buratti Zanchi

 

Adieu / adìo / adiù inter. e s.m. addio || adieu bon temp = finita la pacchia, addio, d’ora in poi saremo nell’incertezza e nelle difficoltà [dije pura adìo a tut sossì] || dé l’adìo al mond = accommiatarsi da tutto e da tutti || Continua a leggere →

IV Novembre, fiori per i Caduti: commemorazione al Nuraghe Chervu che si rinnova

descrizioneIl 4 novembre rappresenta una data di profondo significato per l’Italia: la giornata dedicata alla celebrazione delle Forze Armate e della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. All’ingresso della città di Biella sorge il Nuraghe Chervu, imponente opera realizzata con blocchi di pietra biellese estratti dalle cave di Curino, monumento che da oltre un decennio costituisce il cuore di una commossa tradizione.

Edificato nel 2008, il memoriale commemora inizialmente i soldati sardi e piemontesi caduti nel primo conflitto mondiale, rendendo omaggio in particolare alla leggendaria Brigata “Sassari”, quella formazione militare i cui componenti venivano temuti dalle truppe Austro-ungariche per il loro straordinario valore in combattimento, riconoscibili dalle caratteristiche mostrine bianche e rosse.

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Un sardo del Biellese: addio a Gian Franco Corda

descrizioneÈ mancato a Biella, all’età di 61 anni, Gian Franco Corda, originario di San Vito, nel Sarrabus cagliaritano. La sua storia è quella di tanti Sardi che hanno cercato fortuna nel Nord Italia: nel 1967, quando aveva appena quattro anni, lasciò la sua terra insieme ai genitori, Virginia Cireddu e Luigi, giungendo a Massazza, primo approdo della famiglia in Continente, per poi stabilirsi definitivamente a Benna, dove avrebbe trascorso l’intera esistenza, completando gli studi e costruendo il proprio futuro.

Fin da giovane, abbracciò con dedizione il mestiere di carrozziere, conquistandosi la stima e l’affetto di quanti ebbero modo di conoscerlo, tanto nell’ambito professionale quanto in quello personale.

Aveva lasciato da poco il lavoro, godendo di una pensione meritatissima dopo una vita di sacrifici. Negli ultimi anni si era nuovamente trasferito a Massazza, ritornando in quel luogo che aveva accolto i suoi primi passi sul suolo piemontese.

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Il Circolo “Su Nuraghe” porta a Biella la voce della nuova narrativa sarda

descrizioneAlla Libreria Giovannacci l’autore Gesuino Némus presenta “La donna che uccideva le fate”, edito da Elliot.

Sabato 8 novembre, alle ore 17:00, presso la storica Libreria “Vittorio Giovannacci”, in via Italia 14, a Biella, il Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” propone un nuovo appuntamento letterario dedicato alla narrativa isolana contemporanea. Protagonista dell’incontro sarà Gesuino Némus, con il suo ultimo romanzo “La donna che uccideva le fate” (Elliot, Roma, 2025).

Dietro lo pseudonimo di Gesuino Némus si cela Matteo Locci, nato a Jerzu, nel cuore dell’Ogliastra, nel 1958. Autore poliedrico e dallo stile inconfondibile, dopo aver svolto i mestieri più diversi, debutta nel panorama letterario nel 2015 con “La teologia del cinghiale” (Elliot), romanzo che conquista pubblico e critica. Con quest’opera d’esordio ottiene importanti riconoscimenti: il Premio Campiello Opera Prima, il Premio John Fante e la finale del Premio Bancarella, consacrandosi come una delle voci più originali della narrativa sarda contemporanea.

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