Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella
LÁDINU in sardo logudorese è un aggettivo significante ‘facile’. Si trova anche come avverbio e significa ‘facilmente’: berbèghe ládina ‘pecora facile da mungere’, meda ládinu ‘molto facile’, faeḍḍáre ládinu ‘parlare chiaramente’.
Manco a dirlo, i filologi romanzi, tutti i linguisti agganciano questo termine direttamente alla lingua… latina, quasi che tale lingua fosse il toccasana di ogni loro problema, quasi che la lingua latina impersonasse la facilitazione, il passepartout di ogni ricerca. Peraltro l’ostinazione insensata con la quale ogni Università sarda, italiana, europea persiste a credere e insegnare che la lingua sarda abbia esclusiva origine dal latino, opera una clamorosa omissione ed impianta una fosca metodologia di ricerca, entro la quale alla lingua sarda è consentito confrontarsi primamente col latino e – se del caso – anche con la lingue greca, tagliando fuori le potenti tradizioni linguistiche mediterranee che han reso grande, completa e autonoma l’intera parlata del Mare Nostrummillenni prima di Roma.

Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” che fanno capo al Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di Biella – ADIEU è parola che accompagna l’undicesimo mese dell’anno come si ritrova nella ricca produzione letteraria di “Tavo Burat”, Gustavo Buratti Zanchi
Il 4 novembre rappresenta una data di profondo significato per l’Italia: la giornata dedicata alla celebrazione delle Forze Armate e della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. All’ingresso della città di Biella sorge il Nuraghe Chervu, imponente opera realizzata con blocchi di pietra biellese estratti dalle cave di Curino, monumento che da oltre un decennio costituisce il cuore di una commossa tradizione.
È mancato a Biella, all’età di 61 anni, Gian Franco Corda, originario di San Vito, nel Sarrabus cagliaritano. La sua storia è quella di tanti Sardi che hanno cercato fortuna nel Nord Italia: nel 1967, quando aveva appena quattro anni, lasciò la sua terra insieme ai genitori, Virginia Cireddu e Luigi, giungendo a Massazza, primo approdo della famiglia in Continente, per poi stabilirsi definitivamente a Benna, dove avrebbe trascorso l’intera esistenza, completando gli studi e costruendo il proprio futuro.
Alla Libreria Giovannacci l’autore Gesuino Némus presenta “La donna che uccideva le fate”, edito da Elliot.