Dal passato il nostro presente, il noi di domani

“Verso i 150 anni dell’Unità d’Italia – Dal Regno Sardo all’Italia Unita. 1861/2011” – Personaggi e fatti della Storia: Quintino Sella e Giorgio Asproni ricordati a Su Nuraghe di Biella – “Reputo veramente civile quel popolo in cui la disputa politica non menoma la stima e l’affetto fra i contendenti. Credo anzi che a diminuire l’asperità delle lotte e a rendere più equo il governo, giovino grandemente le buone relazioni, anzi le amicizie personali fra gli avversari politici” (Quintino Sella)

ospiti serataIl Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella è promotore di un progetto dal titolo “Verso i 150 anni dell’Unità d’Italia – Dal Regno Sardo all’Italia Unita. 1861/2011“, iniziativa volta ad approfondire e promuovere la conoscenza della storia di coloro che, con la propria persona, sono stati protagonisti, con percorsi e situazioni di interscambio culturale tra le terre di Oropa e della Valle Cervo e la Sardegna, nel corso del Risorgimento Italiano. Il tutto attraverso l’organizzazione di una serie di eventi, in vista della preparazione delle Celebrazioni del 150° dell’Unità politica del Paese, che avranno svolgimento su tutto il territorio della Provincia. Contributo speciale dell’Associazione dei Sardi di Biella volta a recuperare quella parte di Memoria che unisce italiani geograficamente distanti nelle origini ma da sempre vicini nella vita quotidiana, in continua relazione nel procedere della storia, nel corso della quale tutti sono stati coinvolti in quella che è stata definita la “Politica del Carciofo” di Casa Savoia, caratterizzata dal sacrificio individuale cui sono stati chiamati individui e comunità per il conseguimento dell’unione sotto la bandiera tricolore.
La serata del 6 ottobre 2009 ha visto l’esordio di questa serie di appuntamenti attraverso una piacevole e partecipata conversazione dal titolo “Luci ed ombre dei rapporti tra Giorgio Asproni e Quintino Sella“.
Graditi ospiti sono state due figure importanti sullo scenario culturale italiano, Presidenti dei rispettivi Comitati dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano delle città di appartenenza, ossia il prof. Tito Orrù dalla Sardegna, emerito alla cattedra di Storia Politica ed Economica della Sardegna presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo di Cagliari, per la quarta volta in visita di studio a Biella, ed il dott. Lodovico Sella per le Terre del Biellese, presidente della “Fondazione Sella”, custode di un archivio privato immenso di cui quello fotografico è di rilevanza mondiale, che fa della città di Biella una vera e propria capitale dell’arte della fotografia di rilievo storico ed etnografico. Evento importante che ha suscitato anche attenzione a livello nazionale, come testimoniato dalle felicitazioni pervenute. Significativa quella del dott. Tonino Mulas, Presidente del FASI, nonché dai saluti giunti attraverso copiosa corrispondenza elettronica proveniente anche da case editrici di Milano e della Sardegna e da ex allievi del docente cagliaritano da tutta Italia.
Gli onori di casa sono stati portati dal Presidente del Circolo, prof. Battista Saiu, nonché dal prof. Roberto Perinu, uno dei “padri” fondatori di “Su Nuraghe” il quale ha evidenziato come la Storia sia costituita dai fatti, i quali consistono nelle azioni e nelle scelte degli uomini, i cui risultati non sono rivolti tanto per coloro che li hanno raggiunti quanto per i posteri, ai quali le persone del passato, così, si rivolgono per la costruzione del futuro.
La conversazione guidata dal prof. Orrù, grazie agli interventi del dott. Sella, si è articolata partendo dall’analisi e dal confronto dei profili personali di Quintino Sella e Giorgio Asproni, con l’evidenziazione dei punti comuni e di quelli di distanza nelle rispettive biografie. Entrambi, uomini di montagna, vigorosi e severi nel carattere, schietti e carismatici, sono stati, protagonisti del raggiungimento dell’unità nazionale con la loro umanità. Lo statista biellese, nato da una numerosa famiglia di industriali, pare aver avuto la Sardegna scritta nel proprio destino, come testimoniato, oltre che dalla celeberrima Relazione Parlamentare sullo stato delle miniere sarde, nonché dal più volte ostentato interesse ed affetto verso le genti sarde, anche dal nome di una sorella, Efisia, come il martire cristiano del Sulcis del II Secolo d.C., fatto che pare tradire un non ancora studiato legame di tipo familiare o di amicizia con l’Isola: da costei, sposa del facoltoso Bozzalla di Coggiola, hanno poi avuto origine la famiglia Piacenza, da cui la famosa generazione di industriali tessili, e quella dei Drago, partecipe di una nota casa editrice di Novara.
Uomo di profonda cultura, matematico ed esperto di mineralogia, tributarista e professore universitario di scienze fiscali, Quintino Sella guardava con interesse al passato ed alle scienze umanistiche, come evincibile dal fatto che portasse sempre con sé, in tasca, durante i viaggi di lavoro, un’edizione delle opere di Orazio. Dopo una fase giovanile da simpatizzante delle idee repubblicane, divenne poi pragmatico e severo conservatore ed esordì sullo scenario politico tra le file della Destra Storica, ricoprendo dapprima l’incarico di sottosegretario alla Pubblica Istruzione nell’ultimo governo Cavour, ed in seguito altri incarichi ministeriali, specie a partire dal 1862, con Capo di Gabinetto Rattazzi e, tra il 1869 ed il 1873, ricoprendo la guida del Ministero delle Finanze. Tuttavia, nonostante tali importanti ruoli pubblici, non trascurò mai lo studio e la ricerca intellettuale, come accadde nel corso del suo viaggio in Sardegna per la citata relazione, circostanza durante la quale egli ritrovò nella Biblioteca di Cagliari un antico codice medioevale relativo al fisco marittimo.
Giorgio Asproni nacque tra i monti di Bitti, da una famiglia agiata ma in un contesto ambientale non certo favorevole allo studio. Lo zio Melchiorre Dore, autore della notevole famosa opera letteraria “Sardegna Vittoriosa“, scritta in limba, fu sua guida negli studi pretendendo, però, che il nipote entrasse in seminario. Vestita la tonaca, il bittiese divenne Penitenziere, ossia l’avvocato della Chiesa di Nuoro, ma ben presto finì nel mezzo dei contrasti di potere di ambiente ecclesiastico per la cattedra episcopale del capoluogo barbaricino e fu anche segnalato dai suoi detrattori a Torino come esponente filolibertario degno di sospetto. Si rivolse in Vaticano a riguardo, circostanza che gli aprì le porte alla conoscenza degli ambienti di potere romano, fatto che si sarebbe rivelato molto utile nel proseguo della sua carriera politica.
A seguito della promulgazione nel 1848 dello Statuto Albertino, forma costituzionale conservata dal Regno di Sardegna anche a seguito della disfatta piemontese di Novara contro l’Austria, Asproni iniziò ad attivarsi in prima persona nella vita politica del tempo, inserendosi tra le fila della Sinistra Storica, instaurando legami con gli ambienti della Genova mazziniana ed i giornali di detto orientamento politico. Nelle elezioni della II Legislatura, sebbene eletto, non poté fare ingresso nel Parlamento Sabaudo in quanto canonico; ma dopo aver rinunciato alla tonaca ed essere divenuto laico, venne eletto nella III e IV Legislatura (1849 – 1860) e da tale momento entrò in contatto con Quintino Sella, uomo del rigore finanziario.
Il primo scontro Sella-Asproni culminò quando il primo, allora sottosegretario alla pubblica istruzione, fu chiamato ad abolire per motivi di bilancio l’Università di Sassari: in tale situazione il politico di Bitti insorse con veemenza e schiettezza sia a livello pubblico, con articoli giornalistici, sia nel privato, come testimonia il suo diario personale. Tuttavia col tempo si passò dallo scontro alla collaborazione tra i due ed, in seguito, al rapporto personale nutrito di reciproca stima. Quintino Sella , come evincibile in un passo del diario di una delle sue figlie, riteneva “… civile il popolo dove la disputa politica non menoma il rispetto degli altri … l’amicizia tra avversari politici è una cosa positiva per il Paese…“. Ciò pare trovare conferma come riscontrabile da un epistolario tra i due, di recente analizzato, nel quale risulta un appoggio e sostegno, più che morale, dell’Asproni al proprio avversario piemontese nelle vicende relative alla presa di Roma del 1870, divenuta possibile, dopo le contrastanti vicende con la Francia di Napoleone III e con Giuseppe Garibaldi, nel 1862 e nel 1867, a seguito della guerra tra Francia e Prussia, nel corso della quale lo stato germanico sbaragliò l’avversario, aprendo così l’occasione alla conquista della città eterna da parte del giovane Regno d’Italia. La storiografia tradizionale non ha parlato sino ad oggi del ruolo di Giorgio Asproni nell’epistolario del Sella, ma il prof. Orrù ha recentemente rinvenuto una inedita lettera, datata 27 agosto 1870, nella quale Asproni riconosce in Sella l’unico vero fautore possibile per la conquista di Roma, vero e proprio obiettivo di Stato. Lo statista piemontese accettò probabilmente di conferire con l’esponente sardo per la sua personale conoscenza degli ambienti di Roma. Ciò si palesò, da ultimo, alla luce del ruolo ricoperto dall’ex-canonico bittiese, fatto noto negli ambienti di governo più riservati ed allo stesso Sella, come evincibile da diversi riferimenti alla vicenda presenti nell’epistolario personale del ministro, nel corso di alcuni processi romani a patrioti italiani autori di attentati nello Stato Pontificio: in tali circostanze pare che alcune condanne capitali siano state commutate con la pena del carcere grazie all’intercessione di Asproni, inviato in segreto dal Ministro Menabrea presso il cardinale Sigaretti. Inoltre pare che Giorgio Asproni fosse solito conferire spesso anche con il segretario personale di Quintino Sella e che in diversi casi egli abbia espresso il proprio dissenso verso l’eventualità di una cacciata del papa da Roma. Sono state inoltre rinvenute, fino alla data del 20 settembre 1870, tracce di un’ulteriore corrispondenza epistolare tra i due esponenti politici, proprio mentre Asproni, con la sua presenza nell’Urbe, teneva a bada gli ardori dei patrioti più estremisti ed anticlericali. Risulta poi una lettera del 23 settembre 1870 in cui il politico della Sinistra Storica segnala al Sella l’opportunità di tutelare il gesuita Angelo Sechi di Bologna, astronomo e membro dell’Accademia dei Lincei. Nel corso del tempo i toni dell’epistolario tra i due si delineano sempre più cordiali e confidenziali, caratterizzati dal “darsi del tu” e da premurosi consigli, come nella circostanza nella quale Asproni segnala il problema dell’inopportunità della reggenza militare della Roma occupata: in tale situazione il Sella, dopo aver comunque perseverato nel suo errore, riconobbe le proprie responsabilità in un secondo momento, presentando le proprie personali dimissioni respinte dal Re. Subito dopo, nel corso del Consiglio dei Ministri del 23 aprile 1871, Quintino Sella promosse la designazione di Roma a capitale del Regno a far data dal 1° luglio di quello stesso anno, minacciando di dimettersi in caso negativo e trovando in Asproni un appoggio esterno implicito, in quanto quest’ultimo rinunciò a perseverare nelle polemiche del periodo in Parlamento a tal fine. Tuttavia i buoni legami privati tra i due furono periodicamente seguiti da accesi scontri e dibattiti politici, specie quando lo statista piemontese adottò un atteggiamento severo ed inflessibile nel proprio agire, seguito da una pesante impopolarità nell’opinione pubblica del tempo, al fine di risanare il bilancio dello Stato, come nel caso in cui il Ministro delle Finanze presentò la cd. Legge del “macinato” o quando propose che la Ferrovia Sarda avesse svincolo a Chilivani anziché optare per Nuoro, lasciando così la provincia barbaricina isolata nei suoi atavici problemi economico-sociali.
Quando Giorgio Asproni morì, a due mesi dalla storica vittoria elettorale del 1876 da parte della Sinistra, furono organizzati per lo stesso i funerali di Stato, scelta avversata da Quintino Sella, ma rispettata dallo stesso in ossequio anche al proprio ruolo, in quanto partecipò al corteo funebre tenendo il cordone del feretro, come da sorteggio, unitamente ai propri avversari politici Giuseppe Zanardelli, neo-primo ministro, e Giuseppe Avezzana, quale lodevole esempio di decoro del contegno personale anche per la politica di oggi.

Gianni Cilloco

Gli altri per noi e noi per gli altri

(Sei ottobre, 2009)

nelle parole di Roberto Perinu

Le persone e le cose: noi pensiamo che gli oggetti che possediamo siano nostri; la legge tassa i nostri possessi, richiede atti di “proprietà”: per questi possessi si guastano amicizie, affetti, relazioni.
Ebbene, questi oggetti, sui quali costruiamo la vita nostra e di chi ci sta accanto, non sono davvero nostri, attraverseranno il tempo, un tempo assai più lungo del nostro, e diventeranno di altri.
Quello che, adesso, è nostro, è destinato ad un futuro che, nostro, non sarà di certo: un futuro in cui non ci saremo e nel quale altri possiederanno quello che adesso crediamo nostro.
Ma, dopo di noi, restano le persone e, anche adesso, oltre gli effimeri possessi, nella vita sono le persone a restare, a dare senso alle nostre azioni, alle nostre scelte, ai nostri sentimenti: le persone restano nel nostro cuore, in uno spazio senza tempo, che dura quanto dura il nostro, di tempo.
Oltre alle cose, che sembrano costruire la nostra vita, noi siamo pur sempre persone: siamo oltre le nostre stesse cose.
Gli altri per noi e noi per gli altri.

Il prof Tito Orrù è tornato tra noi: tornato, proprio così. Perché non era la prima volta che Biella e Su Nuraghe lo ospitavano; tornato per la quarta volta.
È un po’ come rivendicarne il possesso, quel possesso del cuore che, davvero, fa sì che, un poco almeno, sia nostro.
Ciò significa che, anche noi, abbiamo fatto in modo di essere un possesso suo: quel possesso di affetti, che sgorga dall’aver agito non solo con la mente o con l’interesse dell’avere la persona e potersene vantare.
Siamo stati, anche noi, persone: abbiamo stabilito un legame d’affetti, profondo e più duraturo del tempo, dell’occasione, che, entrambi, passano e non lasciano niente dietro di sé: oggetti per altri che non saremo noi…
Il nostro amico è tornato per essere tra di noi; noi persone, per essere, a sua volta! Persona.

Solo così possiamo parlare di ri-spetto, di ri-guardo: termini, entrambi, che prevedono uno sguardo in più, un ri-guardare l’Amico e sentirsene parte: sentire che la Sua presenza ci rende migliori.

È così, allora, che, vivendo, meglio ri-vivendo il passato che, adesso, in questo preciso istante, è il nostro presente, costruiamo per il futuro: tralasciando “oggetti”, disutili perché non nostri, lasciandone altri, nobilitati dall’affetto, che saranno il noi di domani.


Nelle immagini: alcuni partecipanti alla serata di apertura delle manifestazioni che porteranno alla celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia, ritratti con il prof. Tito Orrù e il dott. Lodovico Sella, Presidenti dei Comitati di Biella e di Cagliari dell’Istituto Italiano per la Storia del Risorgimento; gli Ospiti della serata, il prof. Tito Orrù e il dott. Lodovico Sella ritratti con il prof. Roberto Perinu e il prof. Battista Saiu nella sala di rappresentanza del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella.

ospiti serata

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