Pane di fra’ Nicola da Gesturi e cardo dei lanaioli biellesi

Al Beato Nicola da Gesturi, umile frate questuante, rivolgono identica preghiera i Biellesi e i nuovi appaesati chiedendo intercessione e protezione, accomunati nell’umile preghiera, umile come il cardo pintadu inciso nel pane dalle donne di Su Nuraghe – Giorni di festa a Bioglio, incontro col Vescovo di Biella Mons. Gabriele Mana – “Un mondo saturo di parole e povero di valori” Giovanni Paolo II (Roma, 3 ottobre 1999, beatificazione di Fra’ Nicola)

Cappella fra NicolaDomenica 4 ottobre, Bioglio (Biella), ore 11, chiesa Beata Maria Assunta, cappella di Fra’ Nicola da Gesturi.
Per ricordare il decimo anno della beatificazione di Fra’ Nicola da Gesturi, padre bertula, la Comunità dei Sardi di Biella ha partecipato alle manifestazioni in onore del beato loro conterraneo organizzate dalla Comunità Ecclesiale della parrocchia di don Luigi Tajana, realizzando per l’occasione uno speciale pane, benedetto dal Vescovo Mons. Gabriele Mana e distribuito alla fine della Messa.
La festa era iniziata il giorno prima, sabato 3 ottobre, con “L’uomo del silenzio che ascolta Dio“, una partecipatissima serata con proiezione di immagini, canti, musiche e letture, aperta dal saluto del parroco che ha introdotto le tre cantorie: di Piatto, di Ternengo e di Bioglio. Molto apprezzati i brani e l’esecuzione, arricchiti da alcune immagini suggestive della vita di Fra’ Nicola, alternati da brevi testi alla cui elaborazione hanno partecipato i nipoti della famiglia Medda residenti nel Biellese, discendenti del Beato. Per finire, è stata impartita la benedizione sui presenti.

Il pane di Fra’ Nicola, “Fra’ dla mica” / “padre bertula”

La distribuzione del pane benedetto è una consuetudine molto radicata anche nel territorio piemontese. Un segno di identità tramandato dalla Chiesa che lo annovera tra i sacramentali.
Nel mondo accademico, il permanere di momenti di religiosità popolare è oggetto di studio, finalizzato alla promozione di alcuni prodotti “identitari”, unitamente a certi alimenti che, tutelati, si vorrebbero rilanciare come prodotti di nicchia in economie marginali o sofferenti.
Per la realizzazione del pane di Fra’ Nicola è stata predisposta una pintadera, uno speciale stampo in legno di bosso sul quale è stato intagliato un fiore di cardo le cui spine vogliono rimandare alle virtù di fra’ Nicola e alle difficoltà superate dal Beato di Gesturi nel suo difficile, spinoso percorso di santità.
La scelta di questo vegetale è fortemente connessa all’industria tessile, la principale attività produttiva del Biellese: il capolino secco dello scardaccione selvatico (Dipsacus fullonum), conosciuto anche come cardo dei lanaioli, irto di numerosissimi aculei uncinati, veniva, e viene, impiegato per cardare la lana e garzare finemente tessuti di pregio. Proprio grazie all’utilizzo di parti di queste piante, alcune prestigiose ditte locali impiegano il capolino dello scardaccione come marchio di fabbrica per sottolineare la qualità del loro prodotto. Inoltre, l’aggettivo fullonum rimanda alla follatura, operazione di finissaggio dei tessuti consistente nell’infeltrimento artificiale per renderli impermeabili all’acqua, procedimento usato per l’orbace di Sardegna e per il loden del Sudtirolo; i panni biellesi, particolarmente “fini”, impreziositi dalla lavorazione con le spine di cardo, sono perlopiù “cardati” con il sistema vegetale che, non spezzando la fibra tessile, l’allinea ordinatamente sulla superficie rendendo il tessuto particolarmente bello e piacevole al tatto.
Ma il cardo che dà tanto prestigio è una pianta infestante e comune che cresce ai bordi delle strade, diffusa sulle sponde del bacino del Mediterraneo: cresce sulle isole e nella penisola italiana, ad esclusione dei monti, mentre è pressoché assente nella Pianura Padana.
Qualora si consideri l’areale di diffusione e la sua antica simbologia, lo si trova in relazione con la passione stessa di Cristo, specialmente il cardo dei lanaioli, relativamente ai quali, più dolore viene loro inflitto, più alti crescono.
Il fiore di questo vegetale sta qui a significare anche il mondo dell’emigrazione regionale italiana: l’apporto di tanti – semplici persone, uomini, donne e bambini – che, ai piedi delle Alpi, hanno contribuito con una vita di sacrifici e di lavoro allo sviluppo industriale del nostro importante distretto laniero.
Al Beato Nicola, umile frate questuante, anche lui non originario di queste terre, rivolgono identica preghiera Biellesi e nuovi appaesati, chiedendo intercessione e protezione per questo comune territorio, per renderlo grande e prospero: molti devoti lo pregano, accomunati nell’umile preghiera, umili come il cardo pintadu inciso nel pane dalle donne di Su Nuraghe.

Battista Saiu

Dio spariglia le nostre teste

appunti ascoltando mons. Gabriele Mana

Il Vescovo della Diocesi di Biella ha voluto celebrare la solennità di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, nella piccola parrocchia di Bioglio, compresa nella Zona pastorale della “Rovella”, sulle pendici delle Alpi biellesi.
Prima della Celebrazione Eucaristica ha anticipato gli argomenti dell’omelia: commento alle Letture, riflessioni sulla vita di San Francesco e sul percorso di santità del Beato Nicola da Gesturi.
Nell’esegesi della prima lettura – passo biblico in cui Dio crea la donna dalla costola di Adamo – mons. Gabriele Mana ha parlato dell’uguaglianza tra uomo e donna davanti al Creatore, complementari e, ancor più, parte una dell’altro (Genesi 2,23: “Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e ossa dalle mie ossa).
Per l’uomo di oggi sembrerebbe un fatto ovvio, scontato; non troppo – ha affermato, attualizzando l’antico passo delle Scritture – poiché è solo di pochi anni fa l’entrata in vigore del Nuovo Codice di famiglia che ha abolito in Italia la sottomissione della sposa al marito. Nel suo commento non ha nascosto la difficoltà che provava quando, giovane prete negli anni Settanta, doveva leggere gli articoli del Codice Civile del matrimonio concordatario che sanciva per legge la disparità di genere. Non meno di tremila anni fa, all’epoca della scrittura del Primo libro della Bibbia, Dio spariglia le nostre teste, nonostante gli uomini volessero, fino a pochi anni fa, donne senza diritti, e pochi secoli addietro, senza facoltà di ereditare, incapaci e pur anche senz’anima – ha dichiarato il Vescovo.
Attenzione destissima tra i fedeli anche sulla figura di Francesco, la scelta del giovane ricco che, nauseato dalla ricchezza, incontra la sofferenza e la condivide con i fratelli, in silenzio per sentire meglio il messaggio del Creatore attraverso il creato le sue creature.
Il Beato Nicola da Gesturi, frate cappuccino a Cagliari ha vissuto la regola di San Francesco uscendo quotidianamente a questuare, a vivere il rossore del chiedere l’elemosina, in silenzio pure lui, tanto da venir ricordato come “Frate Silenzio”.
Fra’ Nicola taceva per ascoltarsi e ascoltare. Se il silenzio è pura negatività, per quanto riguarda fra’ Nicola, un suo compagno di questua, fra Lorenzo da Sàrdica, precisa: “Non mi è parso mai qualcosa di negativo il suo silenzio, ascoltava la parola di Dio, la conservava e, se pronunciava una parola, interiormente non era mai sterile“.
Ordinariamente si esternano pensieri e sentimenti attraverso il linguaggio. Ma non necessariamente. Riflettiamo sull’efficacia dei gesti, dello sguardo e, in particolare, degli occhi, di quelli color celeste di fra’ Nicola, quasi velati dalle folte sopracciglia e costantemente abbassati, che di quando in quando si sollevavano al cielo, accompagnati da un sorriso veramente celestiale, per posarsi carezzevoli su persone e cose della sua terra.

“Ricordando Fra’ Nicola” – La vita a Gesturi

Bioglio, 3 ottobre 2009 – dalla serata a dieci anni dalla beatificazione

A Gèsturi, paese sardo di circa 1.500 abitanti, situato nella regione del Sarcidanu e nell’Arcidiocesi di Oristano, il 4 agosto 1882 nasce Giovanni Angelo Salvatore, figlio di modesti e religiosi possidenti, Giovanni Medda Serra e Priama Cogoni Zedda, quarto di cinque fratelli.
S’ingannerebbe chi immaginasse l’età pre conventuale di Giovanni un’infanzia da fiaba, fuori dal comune, magari punteggiata di fatti straordinari; niente di tutto questo. Fu invece l’infanzia del comune bambino, un’infanzia ordinaria, spoglia di prodigiosità.
Il nostro Giovanni aveva appena 5 anni quando gli morì il padre, e il peso dell’educazione dei cinque figli venne a ricadere sulla madre. Poi anche l’angelo della casa se ne volò: Giovanni aveva 13 anni. La morte dei genitori non gli fece perdere i costumi e i sentimenti acquisiti: Giovanni seppe far tesoro dell’educazione ricevuta.
A quattordici anni il ragazzo fa la prima comunione, un evento che gli lascerà sull’anima un segno, il segno di Dio, evento a cui egli volle preparasi personalmente, senza aiuto di altri. Questo spiegherebbe anche la maggiore consapevolezza e maturità che portò a questo atto che tanto influsso ebbe sul resto della sua vita. Era l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, coincidenza provvidenziale che nella pietà di Fra Nicola rese inscindibile non solo la tenera devozione verso l’Eucarestia e la Madonna ma il generoso impegno nell’imitarne gli esempi. Quel giorno Fra Nicola visse solo di eucaristia e trascorse tutta la giornata in chiesa d’innanzi al Santissimo Sacramento.
Il giovane si incammina per la “sua” strada, una strada in salita come tutte le strade del Vangelo; neppure il lavoro nei campi, per duro e prolungato che fosse, impediva al giovane gesturese di levare la mente e il cuore a Dio: “un giorno il giogo dei buoi da lui governato si arresta a mezzodì. Che succede? Domanda qualcuno. “Tutti i giorni – viene risposto – al suono delle campane Giovanni s’inginocchia e recita le sue preghiere“. Durante la mietitura, nell’ora del riposo, quando mietitori e spigolatori si raccolgono sotto l’ombra di un albero, Giovanni sotto l’ombra di un altro albero più distante recitava il santo rosario. Virtù, preghiera, lavoro: queste le caratteristiche di Giovanni nella sua vita a Gesturi.
E’ proprio Fra Nicola, ormai anziano, a raccontare che in gioventù venne colpito da un reumatismo articolare acuto che lo costrinse per più di un mese all’assoluto riposo. Fu in quella circostanza che il giovane fece al Signore e al padre San Francesco la promessa di entrare nell’ordine dei Cappuccini, se fosse guarito dalla malattia. Giovanni guarì e all’età di 29 anni salutò il paese di Gesturi per entrare in convento.

Un mondo saturo di parole e povero di valori

nelle parole di Papa Giovanni Paolo II (Roma, 3 ottobre 1999)

“La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo”. Queste parole che Gesù nel Vangelo applicava a se stesso, richiamano il mistero dell’abbassamento dell’umiliazione del figlio di Dio, fonte della nostra salvezza.
Ed il pensiero va, naturalmente, al beato Nicola da Gesturi, cappuccino, che ha incarnato in modo singolare nella sua esistenza questa misteriosa realtà. Uomo del silenzio, egli spandeva attorno a sé un alone di spiritualità e di forte richiamo all’assoluto. Denominato dalla gente come “Frate Silenzio”, Nicola da Gesturi si presentava con un atteggiamento che era più eloquente delle parole: liberato dal superfluo ed alla ricerca dell’essenziale, non si lasciava distrarre dalle cose inutili o dannose, volendo essere testimonianza della presenza del Verbo Incarnato accanto ad ogni uomo.
In un mondo troppo spesso saturo di parole e povero di valori, c’è bisogno di uomini e di donne che, come il beato Nicola, sottolineino l’urgenza di recuperare la capacità del silenzio e dell’ascolto, affinché tutta la vita divenga un “cantico” di lode a Dio e di servizio verso i fratelli”.



Nelle immagini:

  • parrocchiale di Bioglio, cappella del Beato Nicola da Gesturi, donne di Su Nuraghe in preghiera;
  • Cucine del Circolo Su Nuraghe, produzione del pane di fra’ Nicola da Gesturi. Alma Cabras e Anna Trincas mostrano la “pintadera” e il pane di fra’ Nicola appena sfornato;
  • preghiera a fra’ Nicola, riprodotta nell’immaginetta consegnata assieme al pane benedetto;
  • etichetta dell’antico Lanificio Piacenza di Pollone (Biella) in cui è riprodotto il cardo dei lanaioli;
  • capolini di scardaccione allineati su tamburo di macchina cardatrice.

Nella sezione fotografias di questo sito è possibile vedere alcune immagini della celebrazione della festa di Fra’ Nicola a Bioglio (offertorio, incontro con il Vescovo, distribuzione del pane).

produzione del pane di fra Nicola da Gesturi

preghiera fra Nicola

Lanificio Piacenza di Pollone

capolini di scardaccione

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