Biella e Cagliari: unite dal mare, unite dalla storia

Dal massiccio dei Sette Fratelli al monte Mucrone – un continuum storico ultramillenario che ci riporta ai legami tra le due terre separate-unite dal mare – i gosos, canti di lode rivolti alla Madonna, in successione ininterrotta con il precursore Eusebio, legano, nelle immagini delle parole oranti e nelle melodie della tradizione sarda, l’Isola con le Alpi

foto di gruppoBiella e Cagliari sono due città profondamente diverse, separate dalla distanza, dal mare, dalla dissomiglianza della natura e dalla difformità di clima, ma unite tra di loro dalla storia degli uomini. Più specificamente il legame trova una sua radice importante in quel ambito esistenziale che viene a toccare i bisogni e gli aspetti più profondi dell’individuo, ossia il mondo della religione e della fede: in essa i Santi costituiscono quella “nube di testimoni” ((Lettera agli Ebrei XII, 1)) che estendendosi sulla penisola, come sull’Europa, ne ha protetto e fecondato i diversi territori a livello religioso, culturale, artistico e sociale ((Cfr., G.Ravasi, Testimoni: quando la fede cambia la storia, in Luoghi dell’Infinito, n. 133, anno XIII, Ottobre 2009, p. 4)).

Ai piedi del monte Mucrone, in Piemonte, si erge oggi il Santuario di Nostra Signora di Oropa, meta di pellegrinaggi e di devozione, nonché culla di cultura e di accoglienza. Tradizione, “legenda”, processo storico, stratificazione temporale di fatti, eventi ed interpretazioni in relazione ad una o più comunità ((Cfr. B.Saiu Pinna, Il vestito della Luna, Su Nuraghe, Biella, 2008, pp. 82-84)), individuano nella figura di Sant’Eusebio il fondatore del locale culto mariano. Vescovo di Vercelli dal 345, patrono del Piemonte in quanto primo evangelizzatore della regione subalpina nel corso del IV secolo, “padre” del celeberrimo cenobio di ispirazione monastica orientale nel quale si formarono i primi grandi “confessori” della zona pedemontana, ossia Massimo, primo vescovo di Torino, Gaudenzio, Limenio e Onorato ((Cfr., A.Cattabiani, Santi d’Italia, BUR, Milano, 2007, pp. 349-353; L.Cremaschi – a cura di, La fede della nostra chiesa, Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 1995, pp. 5 e 25; T.Bosco, Eusebio di Vercelli nel suo tempo pagano e cristiano, Elle Di Ci, Leumann, 1995, pp. 114-120)), Eusebio era di origine sarda e fu un vero e proprio testimone, un “martire”, un testimone dell’autentica fede in Cristo contro le derive eretiche della sua epoca. Infatti, col suo conterraneo Lucifero, vescovo di Cagliari, e con Dionigi di Milano, ebbe il coraggio di non piegarsi all’orientamento ariano facente capo all’imperatore romano Costanzo nel corso del Sinodo di Milano del 355, fatto per il quale venne esiliato dalla sua terra di missione, trovando rifugio in Oriente ((Cfr., L.Cremaschi, cit, pp. 8-9)). Tale distacco e le relative sofferenze furono per lui, come per i suoi successori, l’occasione provvidenziale per rafforzare la propria fede, incentrata sulla figura di Maria, Madre di Dio.

In tale contesto si inserisce la tradizione di cui prima si faceva cenno, imperniata, tra l’altro, sulla Vita Antica, sostanziale panegirico dell’VIII secolo sulla vicenda terrena del santo ((Cfr., T.Bosco, cit., pp. 234-252)). Si narra che, nel 362, a seguito della morte di Costanzo, abbia potuto fare ritorno nel territorio subalpino, portando con sé alcune statue della cosiddetta Madonna Nera ((Cfr., L.Cremaschi, cit, p. 14)). Durante tale viaggio di ritorno pare, inoltre, che il santo abbia fatto transito anche nella terra natia, a Cagliari, come attestato dalla presenza, nella navata destra della Cattedrale di Santa Maria di Castello, presso la Cappella di Nostra Signora di Sant’Eusebio o della Madonna Nera, di una statua della Madonna in cedro del Libano, di colore nero ((Cfr., in B.Saiu Pinna – a cura di, Eusebio da Cagliari alle sorgenti di Oropa, Su Nuraghe, Biella, 1999, i saggi di T.Orrù, Il Cagliaritano Eusebio Vescovo di Vercelli nella letteratura Sarda di età moderna e contemporanea, pp. 95-110, e L.Gianinetto, Madonna d’Oropa, pp. 281-284. E: A.Piseddu, Le chiese di Cagliari, Zonza, Cagliari, 2000)). Un elemento, quest’ultimo, ulteriore, posto oltre la stessa vita terrena del soggetto, che fissò un permanente parallelismo e punto di contatto, al contempo concreto e spirituale, tra l’Isola e la terraferma. In Piemonte, nella sua opera evangelizzatrice, il vescovo sardo stese la sua attenzione ai locali e radicati culti pre-cristiani e, per tale motivo, secondo la narrazione tradizionale, collocò le statue mariane a Serravalle di Crea (AL) ed nel Biellese nell’odierna conca di Oropa, alle pendici del monte Mucrone, in una balma, una cavità di roccia, sito cultuale locale che attualmente è occupato proprio dal citato Santuario ((Cfr. P.Jorio, Il culto delle Madonne Nere. Le prime madri perdute, Priuli & Verlucca, Scarmagno, 2008, p. 63; A.M.Cuccuru e B.Saiu, Gosos de Nostra Segnora de Oropa, Su Nuraghe, Biella)).

A prescindere dal fatto che Sant’Eusebio abbia o meno portato materialmente una statua della Vergine Maria nei citati luoghi, ciò che si presenta con certezza è che la sua vita, la sua fede, le sue fatiche e le sue idee sono alla base della realtà culturale e devozionale che uniscono la Sardegna con il Piemonte.

In un continuum storico ultramillenario, che ci riporta al discorso iniziale dei legami tra le due terre unite-separate dal mare, si inserisce anche la devozione verso lo stesso santo: a tale proposito si evidenzia la traslazione delle reliquie di Sant’Eusebio a Cagliari, nel ‘600, dalla chiesa di Santa Restituta alla Cattedrale di Santa Maria di Castello ((Cfr. T.Orrù, Il Cagliaritano Eusebio Vescovo di Vercelli nella letteratura Sarda di età moderna e contemporanea, in B.Saiu Pinna, cit., p. 100)); in Piemonte, a distanza temporale di ben tre secoli, nel mese di Agosto del 1969 i resti mortali del santo vennero portati solennemente, in una partecipatissima processione, da Vercelli ad Oropa, presso il Santuario di Santa Maria ((Cfr. il relativo documento filmato in L.Mello e B.Saiu, Oropa: cuore sardo di Santa Maria del Monte, 2008)).

Alla luce di tutto questo i Sardi di Biella, loro nuova patria di elezione, salgono ancora oggi ad Oropa con le loro iniziative culturali e le loro manifestazioni di fede. In questi ultimi decenni hanno portato le loro preghiere personali, intonazioni e litanie a Dio e richieste di intercessione ai Santi, in costanza con le iniziative sorte nel corso del Giubileo del 2000 ((Cfr. B.Saiu Pinna – a cura di, Su Rosariu cantadu.Cantigos et pregadorias, Su Nuraghe, Biella, 2000, p. 6)): anche i gosos, canti di lode rivolti alla Madonna, in successione ininterrotta con il precursore Eusebio, legano, nelle immagini delle parole oranti e nelle melodie della tradizione sarda, l’Isola con le Alpi ((Cfr. A.M.Cuccuru e B.Saiu, Gosos de Nostra Segnora de Oropa, Su Nuraghe, Biella)). Come dire «dal massiccio dei “Sette Fratelli” al monte “Mucrone”», leitmotiv quasi a parafrasi del titolo di un noto racconto presente nell’opera Cuore di Edmondo De Amicis.

Gianni Cilloco

Nell’immagine: pellegrinaggio ad Oropa, foto di gruppo al termine della celebrazione liturgica.

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