Esperienze musicali tra protesta e radicamento alle tradizioni popolari

Su Nuraghe film
Partecipanti alla serata, al centro, Valentina ed Elena Foddanu.

Sabato 11 gennaio 2014, nelle sale di Su Nuraghe di Biella è stato presentato il documentario «Musica e antimilitarismo in Sardegna» di Fabio Calzia, giovane regista di Nuoro con una solida formazione in cultura musicale sarda.
La musica è il filo conduttore del cortometraggio, con Orgosolo sullo sfondo.
Orgosolo rappresenta il punto di congiunzione tra il radicamento alle tradizioni popolari (processione dell’Assunta) e il desiderio di indipendenza (murales).
È un cortometraggio di 37 minuti, realizzato e messo a disposizione dall’I.S.R.E., Istituto Superiore Regionale Etnografico della Regione Autonoma della Sardegna e proviene dalla cineteca e dagli archivi di antropologia visuale del “Museo regionale della Vita e delle Tradizioni popolari sarde” di Nuoro.
Il regista dichiara che l’idea del film nasce a maggio 2006, in una Sardegna improvvisamente ripiombata negli anni ’70: arresti, perquisizioni, intercettazioni ambientali, tutte ai danni di un gruppo politico formato da studenti e lavoratori. I giornali non hanno dubbi: la Sardegna sarebbe una tana di terroristi.
Sbigottito dall’assurdità dell’inchiesta, mi è venuto in mente – afferma il regista – di documentare la maniera in cui l’esperienza musicale è vissuta in relazione ai temi di protesta nei movimenti antagonisti del centro dell’isola“.
Il regista dimostra la potenza/dirompenza della musica come strumento per la divulgazione dei temi sociali legati all’indipendentismo e all’antimilitarismo (durante la realizzazione era ancora in corso lo smantellamento della base Nato dell’isola di Santo Stefano). La musica diventa uno strumento universale che attraversa i generi (rock, rap, canzone melodica) e che può trasmettere il proprio messaggio anche ai più giovani, attraverso linguaggi musicali a loro più vicini.
Il tema dell’indipendenza legato ad un processo di recupero sociale del popolo sardo in questo modo si rinnova e non rischia di rimanere “cultura da museo”.

Elena Foddanu

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.