Lingua sarda in poesia tra sacralità, musica e danza

uraghe Orolio o Madrone in comune di Silanus

Martedì 29 settembre 2020, alle 21:00 ora italiana, ore 16:00 dall’altra parte dell’oceano – Appuntamento linguistico intercontinentale tra Biella e La Plata (Argentina)

Scritta in endecasillabi alternati a versi settenari, la poesia “Tres passos/tre passi”, opera di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro), è stata appositamente composta per il Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e scrivere in lingua materna contemporanea.
Verrà presentata martedì 29 settembre in collegamento transoceanico tra Su Nuraghe di Biella e il Circolo Sardo Antonio Segni di La Plata (Argentina).
Nella tradizione orale, ancora molto attiva in Sardegna, alla lirica in generale, e a questa in particolare, ben si addice il sinonimo “canto”, in quanto la poesia sarda è sempre cantata. In questo preciso caso, la metrica è “a passu ‘e tres” (a tre passi) o “a sa seria” (in modo serio), modalità melodica alla quale corrispondono altrettanti passi di danza. Forma e contenuto risultano, quindi, essere funzionali a specifici elementi coreutici, con rimando – secondo certi studi – a espressioni di sacralità insiti nei saltelli ascensionali – dalla terra verso il cielo – propri di questi balli. “Ballu seriu”, per esempio, è detto “su passu torradu”, composto di soli endecasillabi. Qui, ai minuscoli saltelli è associato anche il tremolio ritmato del busto che, pur rimanendo rigido, produce con la schiena particolari vibrazioni.
Nei versi, il contenuto spazia tra diverse immagini immerse nel paesaggio, nella cultura e nell’immaginario sardo a carattere didascalico-propedeutico, governato dalla cima della montagna più alta della “terra del vento”: il Gennargentu.


Tres passos

Che rocca marmurina,
Est custa zente cun sa volontade,
Che abba cristallina,
Fiera est in sa sua sardidade.
Frimma in sa raighina,
Fundada in sa pagh’e amistade,
Sa terra de su bentu,
Ammirada dae s’altu Gennargentu.

Sa zente de muntagna,
At costoidu posimos antigos.
Sas festas de campagna,
La solet fagher’ cun bonos amigos.
Poderat in s’intragna,
S’odiu feu pro sos inimigos.
Pero cussu tenaghe,
Nde l’at segadu s’istral’ ‘e sa paghe.

Costoit dogni bidda,
Modas antigas dae su connottu.
Sunt friscas che armidda,
E dogni omine sabiu est devottu,
Anzones e ambidda,
A s’amigu fidele bi at cottu.
E dogn’ispuntinada,
Cun cantigos e sonos est serrada,

Sos betzos pili canos,
Ant imparadu semper sos pitzinnos.
Cun sos modos galànos,
Chi paret chi cantende boghent innos.
Dae sos primos beranos,
A tottucantos mustrant bonos sinnos.
Iscola de valore,
Caminu bonu pro su benidore.

Cun rara poesia,
Pesant su ballu che un’istrumentu.
Lirica melodia,
Che mariposa posta car’a bentu.
Che ‘ogat s’angustia,
Animu ponet in d-unu momentu.
De sentidos pienas,
Chi faghet currer’ su sambene in venas.

Cando bessit fulana,
Trassada e colorida che una rosa.
In sa terra isolana,
Tottucantos la cherent pro isposa.
Diliga e galàna,
Manos de oro est e virtudosa.
Cando chi est presente,
Su tempus colat, ma pasidamente.

Nigolau Loi, su 10 de capidanni 2020

Tre passi

Come roccia di marmo,
È questa gente con la volontà,
Come acqua cristallina,
Fiera è nella sua sardità.
Ferma nella radice,
Fondata nella pace e amicizia,
La terra del vento,
Ammirata dall’alto Gennargentu.

La gente di montagna,
Ha custodito antichi tesori.
Le feste di campagna,
Le suole fare con buoni amici.
Trattiene nelle viscere,
L’odio brutto per i nemici.
Però quel picciuolo,
Lo recide la scure della pace.

Custodisce ogni villaggio,
Usanze antiche dal conosciuto.
Sono fresche come timo selvatico,
E ogni uomo saggio è devoto,
Agnelli e anguille,
All’amico fedele ha cucinato.
E ogni banchetto,
Con canti e musiche è concluso.

Gli anziani canuti,
Hanno insegnato sempre ai bambini.
Con i modi gentili,
Che sembra che cantando escano inni.
Dalle prime primavere,
A tutti mostrano buoni segni.
Scuola di valore,
Cammino buono per il futuro.

Con rara poesia,
Alzano un ballo come uno strumento.
Lirica melodia,
Come farfalla con la faccia al vento.
Porta fuori l’afflizione,
Animo pone in un momento.
Di sentimenti piena,
Che fa scorrere il sangue nelle vene.

Quando esce [quella] fanciulla,
Modellata e colorata come una rosa.
Nella terra isolana,
Tutti la vogliono per sposa.
Sensibile e piacente,
Mani d’oro e virtuosa.
Quando è presente,
Il tempo scorre, ma placidamente.

Nicola Loi, 10 settembre 2020


Nell’immagine: Nuraghe Orolio o Madrone in comune di Silanus (Nuoro), foto di Daniela Francese

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