Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis: “A” come “Archengh”

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”.

La pianura, le colline e le montagne piemontesi al primo appressarsi dell’autunno si velano di brume.

La lingua piemontese è ricca di parole specifiche per descrivere questo paesaggio che ogni anno, in questa stagione, si delinea in tutta la sua varietà di colori e di misteriose ombrature.

Innanzitutto reperiamo una parola specifica per “bruma” (foschia, nebbiolina) ed è “ceje”, usato solo al plurale femminile.

Le “ceje” non occultano completamente la percezione visiva, ma lasciano trasparire cose, persone, paesaggi con vaghezza di contorni e colori smorzati. Sono visioni per lo più ravvicinate (è questo lo scenario in cui le “masche” pullulano e così, di pari passo, le leggende attorno ad esse).

Per le visioni lontane il piemontese ci riserva una parola che in italiano può essere resa solo con una perifrasi: “archengh”, che il lessicografo Gianfranco Gribaudo traduce come “orizzonte velato di bruma” e che il poeta biellese Tavo Burat inserisce così nel contesto di una delle sue poesie:

dzora ’l dëiro, menhir tut solengh, bandì, an dësfida ’d taja, slarga a vindo ij doi brass për caceje ’l fil ëd seda aj so cochèt perdù, leugn ant ël groson sagnant ëd l’archengh doa la pian-a a meuir slanghìa [Tavo] = sulla rupe menhir solitario bandito in sfida alla taglia allarga ad aspo le braccia per rubare il filo di seta ai loro bozzoli perduti, lontani nell’oro rosso sanguinante dell’orizzonte velato di brume dove muore languida la pianura.

Il poeta Gianrenzo Clivio descrive così la prima nebbia autunnale: nebia lingera dël neuv otunn / ch’it ansombre la lun-a e j’erbo andurmì [Clivio] = nebbia leggera del nuovo autunno / tu che oscuri la luna e gli alberi addormentati.

Verbi spesso usati in questo contesto sono scurì, fé scur, ombré, anfoschì, pané, ambrunì, asombré, sinonimie meno ricche in italiano.

Il nome del famoso vino piemontese, Ël Nebieul (Il nebbiolo), viene proprio da questo paesaggio pervaso da nebbie prestagionali in cui, tardivamente, viene fatta la vendemmia.

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: pagina con incipit “A”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda

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