Na paròla piemontèisa al mèis: “S” come “Suitin-a”

descrizione
Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”.

Era da 77 anni che non si verificava una siccità simile per l’intera pianura padana, con il Po quasi a secco e le cime alpine senza neve e oramai prive di ghiacciai. Da un verso di Gianrenzo Clivio ricaviamo la parola suitin-a e i suoi risultati sulla terra riarsa:

an pistand le tëppe dure brusà da la suitin-a [Clivio] = calpestando le zolle dure bruciate dalla siccità

Noi vogliamo propiziare il ritorno della pioggia con altre tre parole piemontesi, ramà (scroscio), slavass (acquazzone) e vërlera (acquazzone), citando altri due bei versi, il primo sempre di Clivio (che, poeticamente, lo utilizza qui nel senso di “scroscio di luce”), il secondo del biellese Tavo Burat e riportando una voce del ricchissimo dizionario piemontese di Gianfranco Gribaudo, Ël neuv Gribàud:

cieugne le pasture a ’rsèivo j’ùltime ramà ’d lus = ammiccanti i pascoli accolgono gli ultimi scrosci di luce [Tavo]

nìvole sombre anunsio në slavass [Clivio] = nuvole scure annunciano un acquazzone

vërlera / vërlòca s.f. [meteo] scroscio di pioggia [Gribàud]

E speriamo che con ben tre parole sinonimiche della ricchissima lingua piemontese ci venga concessa l’acqua dal cielo, tanto invocata.

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: pagina con incipit “S”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.

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