San Grato di Gurgo

Storia della Chiesa Biellese, La Pieve di Cossato, vol. I, Biella, Unione Biellese, 1981

San Grato di GurgoLo storico biellese Mons. Delmo Lebole colloca la costruzione originaria dell’Oratorio di San Grato di Gurgo nel 1640, per poter adempiere in esso ad un voto fatto dagli abitanti di Pettinengo; l’ultimazione dell’edificio è databile alla fine del secolo XVII ed è stato ampliato a più riprese nei decenni successivi, con la costruzione del nuovo coro (1725-26) e della cappella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio (1757), le cui origini sono dotate di un “mito di fondazione” culturalmente molto importante; nel 1848 venne iniziata la costruzione della sacrestia, completata dal piano superiore adibito a scuola (1867), anno della costruzione della torre campanaria.
Lebole, alla p. 284, così esprime l’apprezzamento per gli elementi artistici, tuttora presenti nell’oratorio: “Degni di menzione in questa chiesa sono: il pulpito, elegantemente scolpito da mastri locali nel sec. XVIII; i candelieri in legno dorato dell’altare maggiore della fine dello stesso secolo; un calice col piede in ottone lavorato e un ostensorio del sec. XVII; un altro ostensorio a campana in metallo lavorato del sec. XVIII; il reliquiario di S. Grato, scolpito in legno dorato della stessa epoca; e una pianeta e due tunicelle di broccato di seta a fiori della seconda metà del ‘700. Al centro del coro si trova ancora l’icona secentesca rappresentante la Madonna di Oropa con i SS. Grato, Carlo, Giacomo e Michele. Interessante è l’organo dell’inizio del sec. XVIII, unico “portativo” ancora esistente nel Biellese. Si deve aggiungere che l’icona della Vergine Nera è la prima a contenere la rappresentazione della Madonna di Oropa” […]
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Pasqua del cuore in favore di bambini poveri ed orfani

Da Biella, generosità interreligiosa per Cristiani ed Induisti – aiuto economico per far studiare un sacerdote cattolico – sostegno benefico per una scuola primaria nell’India del Nord

scuola primaria a KhajurahoMercoledì 31 Marzo, nelle sale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe, a Biella, si è tenuta una cena a scopo benefico organizzata dall’insegnante di Yoga Angela Fiorella Giordano.
Alla serata, improntata alla convivialità e all’allegria, anche grazie all’ottima cucina di Fiorella e delle sue amiche, erano presenti una quarantina di partecipanti.
Il ricavato della serata è stato devoluto in beneficenza, suddiviso in tre parti: un terzo sarà consegnato a Padre Georg Mouttahparambilla, della Casa Madre Thomas Vailatt, Missione Salesiana Don Bosco di Bangalore, in Kerala, India del Sud. Oltre alle consuete opere caritative, i fondi inviati sono finalizzati al mantenimento agli studi ecclesiastici di un giovane adottato, aspirante sacerdote che attualmente studia in seminario a Cochin e che tra quattro anni prenderà i voti.
Un terzo del ricavato andrà a Suor Maria Giuditta delle Suore Rosminiane di Maracaibo che aiuta fattivamente i “meninios da rua“, i ragazzi più poveri o orfani che vivono nelle Favelas venezuelane. Oltre all’educazione e all’insegnamento è già stato costruito per quei ragazzi un campo di calcio dove i giovani possono ritrovarsi lontano dai pericoli delle strade che in quei luoghi non sono certo fenomeno raro.
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Voci di Su Nuraghe e cantori biellesi a cuncordu

macchina pocessionaleVenerdì Santo, 2 aprile, alle ore 20.30, Via Crucis a Pettinengo; partenza da via Carmine Sollazzo/via Tullio Gavasso. Alla prima e all’ultima stazione verrà intonato il Miserere, il Salmo 50, cantato a cuncordu dalle voci di Su Nuraghe e da cantori provenienti da Cori locali: Valle Elvo, Burcina e Monte Mucrone. Preghiera e melodia per il compianto di Cristo morto. Tappa finale davanti alla chiesa di San Grato in frazione Gurgo.
Nel Biellese, nei primi anni del XVIII secolo, un centinaio di confraternite animavano i riti della Settimana Santa. Al canto del Miserere diverse processioni muovevano da una chiesa all’altra portando sacri simulacri, rappresentazione statica di momenti della Passione.
Una sensibilità popolare attestata sui muri del Biellese dalla dozzina di affreschi superstiti che rappresentano la Sindone.
Prossima a Torino l’ostensione del Sacro Lenzuolo in coincidenza temporale con l’appuntamento quinquennale della “Passione di Sordevolo”. A Graglia e in poche altre parrocchie, il canto penitenziale ritma ancora la processione del Venerdì Santo.
Contributo della Comunità sarda biellese al mantenimento di antiche comuni radici.
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La Passio Christi tra Biellese e Sardegna

Casa della Sindone
Biella Vernato, casa della Sindone, dipinto del sacro lenzuolo su un'antica casa (XVIII secolo).
Il Venerdì Santo è momento cruciale del calendario liturgico: in tale giornata, infatti, viene fatta memoria della passione e morte di Gesù Cristo, il quale, scegliendo di accogliere il male e la morte nell’ottica della missione di salvezza nel mistero del dolore, ha caricato su di sé la sofferenza di tutti gli uomini di ogni tempo1. La relativa narrazione evangelica, realtà storica e di fede è, tuttavia, anche elemento strutturale della cultura popolare italiana e, nello specifico, delle inerenti manifestazioni della religiosità popolare nelle quali si assiste a grandi riti di meditazione collettiva circa la morte, la sofferenza e la caducità umana, nonché a forme e tentativi di esorcizzazione del dolore esistenziale2. Da sempre, infatti, l’uomo ha sentito l’esigenza di rappresentare, mediante il linguaggio gestuale, la danza, e la produzione artistica in genere, i propri pensieri, valori e sentimenti, in primis quelli a valenza religiosa, dando così luogo a manifestazioni che non sarebbero altro che una sorta di “teatro della ripetizione” di platonica memoria, ossia un’evocazione di una «malinconica nostalgia dell’origine»3, asserto che sembra rivelarsi vero anche con riferimento ai rituali in questione, ove si propone un qualche cosa di appartenente ad un contesto culturale ed esistenziale, spesso proiezione “storica” di un mondo collettivo legato alle radici, al passato familiare ed etnico degli individui, ossia alla Tradizione. In tali fenomeni si assiste ad un’epifania nell’attualità e si dimostra, in un certo senso, un elemento del contemporaneo con un costante sguardo verso il passato.Continua a leggere →

  1. Cfr., O.Clement, Le feste cristiane, Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 2000, pp. 47-53; L.Coco, Piccolo lessico della modernità, Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 2009, p. 26. []
  2. Cfr., A.Cattabiani, Lunario, Mondadori, Milano, 2002, pp. 113-119; A.Cattabiani, Calendario, Mondadori, Milano, 2008, pp. 189-193. Nonché F.S.Ruiu e G.Concu, I riti della Settimana Santa in Sardegna, Imago, Nuoro, 2007. []
  3. Cfr., A. Tagliapietra, Il velo di Alcesti, Feltrinelli, Milano, 1997, pp. 37 e ss. []