La lingua della Brigata Sassari: “Si ses Italianu, faedda in sardu” (se sei Italiano, parla in sardo)

L’Italia ha contratto verso la Sardegna un grande debito di riconoscenza e questo debito pagherà” (Vittorio E. Orlando, Presidente Consiglio dei Ministri – 1918)

La Prima Guerra Mondiale costò alla Sardegna lutti e desolazione di maggior portata rispetto alle altre regioni italiane.
Stemma attuale della SassariIn un periodo in cui la Sardegna contava poco più di 800.000 abitanti, circa 100.000 uomini (quasi tutta la popolazione maschile adulta), partirono per la guerra. 13.602 di essi non rividero più il cielo dell’Isola. Caddero 138 Sardi ogni mille chiamati alle armi, una cifra di gran lunga superiore al 104%° della media nazionale.
La maggior parte di essi combatté nella Brigata “Sassari”, Unità che – caso unico nell’Esercito Italiano – il Comando Supremo volle costituita da soldati provenienti dalla stessa Regione: la Sardegna.
Occorreva risalire alle guerre medioevali contro l’Aragona, per vedere accomunati sotto un unico vessillo i pastori del Nuorese e i minatori del Sulcis, i contadini del Logudoro e gli agricoltori del Campidano.
Un evento straordinario che portò, per la prima volta, persone provenienti da villaggi sparsi in ogni parte dell’Isola, a conoscersi, confrontarsi, socializzare tra di loro e a riscoprire sentimenti nazionali e di orgoglio etnico da tempo confinati nei ricordi di un lontano passato.
Antico stemma della SassariLa Brigata fu veramente un pezzo di Sardegna: uomini, codici, valori, trasferita al Fronte. La stessa Lingua sarda divenne di fatto la lingua della Brigata: per esigenze pratiche dovute all’alta percentuale di analfabetismo tra i soldati e per misura precauzionale contro le frequenti intercettazioni da parte del nemico. “Si ses italianu, faedda in sardu” (se sei italiano, parla in sardo), era la frase che accompagnava l’intimazione delle vedette contro i tentativi di infiltrazione da parte del nemico nelle linee tenute dalla Brigata.
Due Medaglie d’Oro al Valor Militare conferite alle Bandiere dei Reggimenti (151° e 152°) e, individualmente, 6 Ordini Militari di Savoia, 9 Medaglie d’Oro, 405 d’Argento, e 551 di Bronzo, rappresentano il più alto tributo di eroismo e di gloria, mai eguagliato da nessun’altra Unità nel corso del Primo Conflitto Mondiale. Le 4 citazioni sul Bollettino del Comando Supremo, ampiamente riportate dalle cronache dell’epoca, imposero la Brigata, e quindi la Sardegna, all’attenzione del Paese che riservò sentimenti di ammirazione e di stima.
L’eccezionale tempra dei soldati, la loro tenacia e lo straordinario valore contribuirono, giorno dopo giorno, a creare il mito della Brigata invincibile della quale tutta la Sardegna andava fiera; tant’è che nell’immaginario collettivo isolano la Grande Guerra viene ricordata come la guerra della “Sassari”.

Antonio Pinna

Nelle foto: stemmi attuale ed antico della “Sassari”.

Caserma “Alberto La Marmora” di Sassari sede Comando Brigata “Sassari”

Biella: 60 uomini della Brigata “Sassari” per inaugurare il monumento che celebra l’Unità dell’Italia

Nuraghe Chervu è innanzitutto un monumento alla Brigata “Sassari”. La scelta di dedicare l’opera alla famosa Unità sarda non è casuale e in armonia con la località che la ospita.
Due giovani soldati di PozzomaggioreRicordare la Brigata “Sassari”, infatti, significa rammentare il contributo e la partecipazione dei Sardi al processo di formazione dell’Italia. Partecipazione che può essere vista sotto diverse angolazioni. Da una parte ricordando che la lotta di unificazione nazionale partì proprio dall’allora Regno di Sardegna, dall’altra (ben più significativa) non dimenticando che proprio dall’Isola, dai suoi abitanti e dalla Brigata “Sassari” fu pagato uno dei prezzi più alti durante la Prima Guerra Mondiale. Un chiamato alle armi ogni otto abitanti, questo è l’apporto che la Sardegna diede per combattere quella che, da molti, è considerata la quarta guerra risorgimentale e cioè l’ultimo atto della travagliata unificazione italiana. E dunque quale migliore modo per ricordare i novant’anni dal termine del Primo Conflitto Mondiale, se non quello di onorare chi pagò con il più alto contributo di sangue?
Oltre 13.000 soldati sardi persero la vita sul campo di battaglia, a questi si aggiungono i 523 Caduti biellesi che l’opera vuole allo stesso modo ricordare, insieme ai 650mila Caduti italiani della Grande Guerra.

Il ruolo di Alberto La Marmora

Tre giovani Sassarini di AbbasantaTra i tanti elementi che legano Biella alla Sardegna e alla Brigata “Sassari” non c’è soltanto il sacrificio compiuto per l’unificazione italiana, ma anche un uomo. Si tratta di Alberto Ferrero Della Marmora, esponente di una delle famiglie “storiche” locali che dedicò buona parte della sua vita allo studio della realtà mineraria sarda oltre che biellese. Non è un caso che sia la punta più alta del Gennargentu, così come tante piazze delle località isolane portino il suo nome.
Anche la Brigata “Sassari”, a cui come detto è dedicato il Monumento, conserva un rapporto molto stretto con lo scienziato biellese vissuto nei primi anni dell’ottocento, come dimostra il nome della sede sassarese del Comando militare, tuttora intitolata proprio al Gen. Alberto La Marmora. Rapporto che il caso ha voluto rafforzare nel 1988, anno della ricostituzione del corpo (sciolto all’indomani dell’8 settembre), ma pure duecentesimo anniversario della nascita del senatore del Regno di Sardegna.
Dedicare il nuraghe alla Brigata “Sassari” vuol dire quindi anche ricordare, come già successo con l’inaugurazione della piazzetta antistante il chiostro di San Sebastiano, un personaggio biellese che tanto ha significato nella storia di Sardegna.

Matteo Floris

Nelle foto: due giovani soldati di Pozzomaggiore e tre giovani “Sassarini” di Abbasanta.

Nel 90° dalla fine della Grande Guerra: la Brigata Sassari a Biella

Sabato 18, a Palazzo La Marmora verrà inaugurata la Mostra storica – festa degli alberi al Parco Fluviale Urbano
Domenica 19 ottobre, intitolazione di Nuraghe Chervu alla Brigata “Sassari”, ai Caduti sardi e ai Caduti biellesi

Sabato 18 e domenica 19 ottobre 2008, ai piedi delle Alpi riecheggerà il grido di battaglia “Forza paris!“, avanti insieme!, scandito dai fanti della Brigata “Sassari” che giungeranno a Biella per l’inaugurazione di Nuraghe Chervu, il monumento dalla forma caratteristica, eretto alle porte della città per ricordare il 90° anniversario della fine della Grande Guerra.
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“Sapori di Sardegna”: un dolce appuntamento

Un dolce appuntamento è in calendario sabato 27 settembre, ore 21, al circolo Su Nuraghe di Biella: Elena Melis Uccheddu presenterà “sos amarettos” realizzati secondo le antiche ricette del Campidano di Cagliari.
La serata rientra nel ciclo di incontri “Sapori di Sardegna”, un modo piacevole e molto gradito per tramandare i saperi popolari della nostra terra, fedelmente custoditi nella comunità sarda di Biella, consapevole che il cibo è un bene effimero da conservare e tramandare anche attraverso la continua riproduzione e il consumo collettivo.
Ricetta e degustazione finale.

Battista Saiu


Elena Melis Uccheddu
Elena Melis Uccheddu