Biellese e Sardegna, terre di arte oltre distanze e confini

trasferimento della statua Madre dell'ucciso di Francesco Ciusa

Il linguaggio universale dell’arte, caratterizzato da messaggi forti e simbolici, è da sempre capace di attraversare culture, confini, muri, mari e distanze. Testimonianza ne è nel Biellese la statua in marmo della Madre dell’ucciso, opera dell’artista nuorese Francesco Ciusa (1883-1949).
Presentata in gesso alla Biennale di Venezia del 1907, l’opera raccolse un inaspettato consenso da parte della critica, inserendosi perfettamente nello spirito artistico dei suoi tempi. Ciusa, facendo tesoro dei modelli e degli insegnamenti appresi negli anni passati all’Accademia di Belle Arti di Firenze, rappresentò un momento di vita sarda dell’epoca (un’anziana nuorese nell’atto di compiere sa ria, la veglia funebre per il figlio ucciso in una faida). Con tale statua egli si incardinò lungo i filoni realista e verista, dando luogo, contestualmente, ad uno stile “classico” e secessionista. L’artista, con la sua “vecchina”, distaccandosi dalla preferenza per il nudo che imperava ad inizio ‘900 nella scultura europea, riuscì a conciliare la solidità dei volumi ed il ritmo delle linee creati dalle pieghe del vestito. La mirabile precisione anatomica e l’inserimento dell’ombra sul volto attraverso il copricapo denotano, inoltre, un’ispirazione da opere di epoca rinascimentale. In tal modo, Francesco Ciusa riuscì a iscrivere l’arte sarda nel contesto mondiale, portando la “Sardegna” al di fuori dell’Isola.
L’accoglienza del pubblico per la Madre dell’ucciso, oltre che da parte dei critici di settore, fu nell’immediato tangibile. Diverse furono le copie commissionate, alcune in bronzo, altre sempre in gesso. Una copia in marmo fu realizzata per Paolo Triscornia, industriale del marmo e collezionista di Carrara, il quale la espose nel 1934 nel proprio stand in occasione della I Mostra Celebrativa del Marmo di Carrara.
La statua fu poi acquistata – forse con la mediazione del pittore sassarese Giuseppe Biasi -, unitamente ad altre opere, dal conte Vittorio Buratti il 2 Aprile 1942 per Lire 68.000, una somma ragguardevole per l’epoca, pari al costo di diversi immobili. Il nobile industriale biellese con la statua adornò il giardino della Villa Malpenga, nel territorio di Vigliano Biellese, ove la stessa opera è rimasta custodita fino alla sua riscoperta, avvenuta pochi anni or sono grazie alla Comunità dei Sardi di Biella.
Oggi la Madre dell’ucciso in marmo è esposta al pubblico presso una proprietà extraterritoriale della Regione Sardegna, dono della famiglia Mazzia Piciot, sede del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli, in via Fiume, 12, Pettinengo, aperto tutte le domeniche, dalle ore 14:30 alle ore 18:30 – Info e visite anche su prenotazione: Idillio, 3343452685 – Ingresso libero

Gianni Cilloco

Nell’immagine: trasferimento della statua “Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa

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