La scomparsa di zia Virginia Mereu

Ieri, alle ore 11, 45 è mancata Virginia Mereu, socia decana del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe.
Questa sera, alle ore 20, nella cappella della Casa di riposo “Belletti Bona” di Biella si terrà la recita del rosario, intonato in lingua sarda e guidato dal nostro cappellano don Ferdinando Gallu.
Domani, 12 luglio, alle ore 9,30, i funerali.

Di seguito alcune immagini di “zia Virginia” e una breve scheda tratta da un’intervista rilasciata nel 1998 a Federica Chilà, pubblicata nel primo numero di “Novas” (giornalino dell’Associazione dei Sardi di Biella).

Battista Saiu


Zia Virginia


Zia Virginia


Zia Virginia


Zia Virgina Mereu: dalle miniere di Carbonia alle fabbriche di Biella

È mancata all’età di 94 anni Virgiinia Mereu o meglio, “zia Virginia”, come la chiamavano tutti, in assoluto la socia più anziana del Circolo Su Nuraghe.
Emigrata a Biella nel 1961, ha dedicato una vita intera al lavoro, prima in Sardegna, dove vendeva frutta e verdura sulle piazze di Carbonia, poi nel Biellese come donna delle pulizie per numerose famiglie che l’apprezzavano per la sua onestà e per il suo lavoro instancabile.
“Già – raccontava, illuminadosi d’improvvisa energia nel ripensare a quel periodo – qui a Biella nel’60 era abbastanza facile trovare un impiego, in Sardegna, invece, dopo la chiusura delle miniere la gente veniva da me chiedendomi di mettere la merce in conto, pagavano quando potevano e con quel che avevano, così non si riusciva più a tirare avanti”.
Fu allora che zia Virginia si decise a partire: “avevo quattro figli da crescere e mio marito era già malato, a causa delle esalazioni di silicio delle miniere”. In un primo tempo aveva pensato di trasferirsi a Roma, dove già viveva una sorella, ma poi alcuni amici le parlarono di Biella, la città delle fabbriche, dove i ragazzi trovavano lavoro in un giorno e allora decise di tentare la Sorte qui in Piemonte.
Gli inizi, naturalmente non furono facili: ” per trovare una casa da affittare ci dovemmo rivolgere ai miei datori di lavoro per le trattative, in quegli anni, infatti, i Biellesi non volevano affittare ai meridionali; “ci trattavano un po’ come oggi vengono trattati gli extracomunitari”. Ricordo che per sdebitarmi lavorai gratis per una settimana, del resto era l’unica cosa che potevo offrire in cambio”.
In seguito però le cose per zia Virginia migliorano: dopo un anno la raggiunsero dalla Sardegna il marito con i due figli rimasti nell’Isola; inoltre, ricevette un’offerta di lavoro dal Santuario di oropa che le permetteva di guadagnare qualcosa in più, “ricordo ancora le levatacce la domenica mattina per prendere l’autobus ed andare ad accendere le candele in chiesa”.
Dopo la morte del marito, nel ’76, zia Virginia ha continuato ad occuparsi dei figli, ormai grandi e dei nipoti, ben tredici e tutti residenti nel Biellese.
Socia decana di Su Nuraghe, nelle feste importanti benediceva con il grano le persone e gli oggetti: a Cadelo, col cardinal Tarcisio Bertone, per il nuovo stendardo processionale del Circolo, piuttosto che a Biella per l’intitolazione della piazzetta dedicata ad Alberto Ferrero della Marmora.
La sua partecipazione al Circolo è sempre stata molto attiva, realizzando piccoli lavori di cucito, insegnando antiche ricette di dolci tradizionali: “anche se ora la vista mi sta un po’ calando”, diceva, mentre si spostava da una stanza all’altra alla ricerca di alcune foto per documentare i racconti della sua vita.
Poi, ritornata con il suo prezioso sacchetto di ricordi, sul tavolo della cucina apparivano immagini note ad ogni famiglia di emigrati: la foto di gruppo scattata in Sardegna qualche giorno prima della partenza, quella dei bambini in costume tipico accanto alla maestra e sullo sfondo sempre lei, l’Isola, con i suoi colori forti appena intuibili sotto i giochi di luce del bianco e nero e i suoi paesaggi amati o forse odiati, ma impossibili da dimenticare.

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