Qualsiasi suono che sappia di Sardegna è accolto con entusiasmo

Biella, Festa sarda 2010, Basilica di San sebastiano, Concerto per arpa ed organo del M° Roberto Santocchi e del M° Elena Straudi – Cronaca di un disastro… evitato, nelle parole di Roberto Santocchi

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Biella, basilica di San Sebastiano, Festa sarda 2010, Roberto Santocchi ed Elena Straudi, prove per il Concerto per arpa ed organo

Sabato 19 giugno 2010, ore 6 e 30: suona la sveglia ma io sono in piedi da mezz’ora.
Oggi giornata campale perché stasera si suona e bisogna fare un sacco di cose prima del concerto. Prima di tutto collegarsi a internet e stampare l’Inno sardo che non sono riuscito a scaricare nei giorni scorsi. Individuato il file scopro che la stampa risulta illeggibile perciò tutto si complica: devo trascriverlo a mano e mi accingo a ricopiare lo scritto che l’amico Biagio mi ha inviato. Mi accorgo che ci sono alcune problematiche e aggiusto il tutto con il file audio inviato da Elena, l’arpista. Preparo vestiti e scarpe poi parto alla volta di Biella: destinazione S.Sebastiano. Molti sono i dubbi che mi assalgono: come fare a non affondare nell’impari lotta con i due esecutori che propongono noti ed efficaci brani di De Andrè?
Intanto arrivano le nove ed entro nella chiesa di San Sebastiano. Inizio a ripassare i pezzi con calma, tanto avevo sistemato già tutto ieri. A metà mattinata arrivano Elena con la sua arpa e la pioggia… Qualche problematica per il piazzamento degli strumenti poi l’inizio delle prove. Bisogna armonizzare ciò che abbiamo concordato nella precedentemente con la risposta acustica della chiesa e dei vari timbri dell’organo. Dopo un frugale pasto la prova del pomeriggio, un po’ di foto con l’amico Saiu e gli ultimi aggiustamenti sulla regia della serata. Arrivano anche gli altri esecutori e con loro si verificano posizioni e interventi. Bravi seri ma semplici: Riccardo Ruggeri, la voce, e Martino Pini, alla chitarra, sono professionali ma accattivanti nei loro atteggiamenti: avranno sicuramente successo.

Sono le 21 e 15 e inizia la serata. Nel corso della giornata avevo terminato l’eleborazione dell’Inno sardo che Saiu propone di eseguire prima del suo intervento ad introduzione del concerto. Mi avvio alla consolle dello strumento con più dubbi che certezze e con un filo di emozione. Anche dopo oltre seicento concerti qualche ansia c’è sempre ma dopo l’esecuzione dell’inno si scatena un applauso convinto dal pubblico che gremisce la chiesa in ogni ordine di posti. Siamo tra amici e qualsiasi suono che sappia di Sardegna è accolto con entusiasmo. Mi avvio quindi a presentare il primo pezzo. Fabrizio Marchionni mi aveva destabilizzato con le sue elaborazioni al limite dell’eseguibilità. Le sue danze sarde si sono rivelate refrattarie alla trascrizione per organo e arpa e ho potuto solo proporre la prima, “Cannas in contzertu” e solo con l’organo. Ma riesco a districarmi tra ritmi irregolari e difficoltà tecniche con sufficiente scioltezza.

Si passa al secondo brano.

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Biella, basilica di San Sebastiano, i quattro artisti del Concerto per la Festa sarda 2010 posano ai piedi del monumeto ad Alberto Ferrero della Marmora, amico e studioso della Sardegna.

L’impossibilità di proporre tutte le danze di Marchionni mi ha costretto a fare una ricerca di brani organistici di autori sardi su cui costruire le trascrizioni per organo e arpa. Ho trovato un brano di un’autrice, Maria Teresa Nano, figlia d’arte (il padre è stato organista e compositore) e vincitrice del concorso di composizione organistica della casa editrice “Carrara” di Bergamo negli anni Novanta proprio col brano “Offertorio” che propongo con Elena. Durissimo elaborare un brano come questo, profondamente radicato nel linguaggio organistico, e di difficile presa sul pubblico per la sua assenza di linee melodiche compiute sacrificate ad un linguaggio armonico sempre vario e cangiante. Perciò abbiniamo l’esecuzione del brano della Nano ad una chicca a sorpresa e che nemmeno avevo annunciato. Una elaborazione di Deus te salvet Maria che, su idea di Elena, ho cucito per l’occasione, prendendo spunto da un’esecuzione di Maria Carta: successo assicurato. Segue il “Preludio” di Ennio Porrino. È forse il compositore più noto del Novecento sardo, autore di musica sinfonica e cameristica. Per organo ha lasciato solo quella breve breve pagina che mi ha dato del filo da torcere per l’elaborazione con l’arpa. Ma alla fine riesco a ricavarne una versione soddisfacente e certamente gradita dal pubblico.

Jean Baur è un autore sconosciuto ai più ma trova posto nel repertorio cameristico con la sua Sonata per un ensemble quantomeno curioso: arpa e clavicembalo. Per di più ebbe l’idea, non tanto comune nel ‘700, di scrivere per intero la parte del tastierista a differenza dei suoi contemporanei che scrivevano solo parzialmente lasciando il resto all’improvvisazione. Grande difficoltà ricavare dall’organo di San Sebastiano, uno strumento del taglio romantico, le sonorità brillanti richieste dalla scrittura tipicamente barocca di Baur. Ma il clima festoso del brano piace al pubblico che ricambia con applausi calorosi.

Solo chi scrive musica può sapere quanta trepidazione c’è quando questa viene eseguita. Se poi l’autore deve anche suonarla… È il caso di “Flores”, brano pianistico che avevo scritto nel 1997 e arrivato ultimo ad un concorso di composizione. Ma sulla scia dell’evangelico “Beati gli ultimi” ebbe nel corso della sua vita molte esecuzioni ed elaborazioni. Inoltre viene dedicato ad Enrico Maolu e questo gli assicura il top degli applausi. A differenza del brano di Baur esso si sposa perfettamente con le timbriche dell’organo e le sue armonie evocative dal sapore tardoromantico possono sprigionarsi in piena libertà.

Chiude il “Concierto de dos organos” dello spagnolo Joseph Blanco. Scritto originariamente per due organi esso può essere eseguito con arpa ed organo in virtù di quella strana interscambiabilità che il repertorio spagnolo ha fin dai suoi albori tra strumenti a tastiera, arpa e chitarra spagnola (chiamata vihuela). Curioso è anche sapere che nelle grandi cattedrali spagnole spesso vi sono posizionati nelle navate due organi contrapposti. Gli organisti sono perciò distanti e suonano di spalle senza potersi vedere e i compositori che si sono cimentati nello scrivere per questa curiosa formazione hanno dovuto tener conto di ciò. Anche il Concerto di Blanco non fa eccezione: il esso prevale il dialogo tra i due strumenti che non l’intersezione.

Il brano che chiude la serata ottiene anche vivissimo successo e con l’arpista Elena Straudi e i due esecutori Martino Pini e Riccardo Ruggeri andiamo a raccogliere i meritati applausi. Poteva essere un disastro annunciato perché per noi, presentarsi di fronte ad un pubblico totalmente nuovo con un programma piuttosto articolato e spesso di non facile comprensione poteva costar caro. Ma chi ha ascoltato si è lasciato trasportare dalle atmosfere sonore senza porsi troppi problemi e da queste atmosfere ne è uscito appagato. Alla prossima festa sarda dunque!

Roberto Santocchi

1 commento

  1. Grazie al M° Santocchi e complimenti per le interessanti iniziative musicali.
    Cordialmente. Fabrizio Marchionni

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