Quintino Sella, sulle tracce sarde dello scienziato biellese

pannello mostra
Il Biellese e la Sardegna, da Sant'Eusebio agli immigrati sardi, 1700 anni di storia comune.

Il legame con la Sardegna

Ma c’è anche un altro filo che si dipana dal Quintino Sella scienziato e politico: il rapporto che lega il biellese con la Sardegna. I legami tra il nostro territorio e l’Isola sono molto antichi ed intensi: vuole la tradizione che Sant’Eusebio da Cagliari, nel 345 nominato primo vescovo del Piemonte sulla cattedra di Vercelli, e successivamente eletto protettore dei Piemontesi da papa Giovanni XXIII, di ritorno dall’esilio in cui era stato confinato a Scitopoli (Palestina), portò con sé tre statue nere della Madonna, una venerata nella cattedrale di Cagliari e le altre due in Piemonte, a Serralunga di Crea (Alessandria) e ad Oropa (Biella). In quest’ultimo luogo si trovano il Santuario omonimo, oggi protetto da una Riserva naturale regionale ed il Sacro Monte, dichiarato Patrimonio UNESCO dell’Umanità nel 2003.
Nel 1718, con il passaggio del Regno di Sardegna ai duchi di Savoia, i rapporti tra il Piemonte e l’Isola si sono ulteriormente intensificati, come testimoniato dal coinvolgimento di molti biellesi, quali Filippo Ferrero Fieschi della Marmora (1719-1789) e Vittorio Ludovico de Hallot des Hayes, conte di Dorzano, nativo di Cavaglià, entrambi viceré di Sardegna.
Amico e studioso concretamente legato alla Sardegna fu il generale Alberto Ferrero della Marmora, che scrisse probabilmente l’opera più famosa tra i resoconti di viaggio dell’Ottocento. Il suo ”Voyage en Sardaigne”, sarà da subito non solo un modello ma anche uno stimolo per i viaggiatori successivi che raggiungeranno l’isola. Il ”Voyage”, impreziosito da 19 tavole illustrate, è nel complesso una straordinaria descrizione paleontologica e geologica, fisica e politica della Sardegna, con accurate ricerche sulle sue produzioni naturali e le sue antichità. Ad Alberto Ferrero è dedicata la vetta più alta del Gennargentu, “porta d’argento”, Punta La Marmora di 1.834 metri.
Quintino Sella arrivò nell’isola nel 1869, al seguito della Commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Agostino Depretis, la cui visita avrebbe portato alla stesura della Relazione sulle condizioni generali dell’Isola, in cui era monitorato lo stato della Sardegna.
Dalla visita alle miniere di Monteponi (Iglesias), Quintino trarrà spunto per delineare il quadro preciso della situazione delle miniere sarde, argomento sviluppato all’interno della relazione da lui presentata alla Camera nel gennaio 1871, nella quale pubblica la Carta Geologica dell’Isola di Sardegna (Torino 3 Maggio 1871), in cui sono censiti i siti minerari dell’Isola.
Proprio da Monteponi provengono i campioni di minerali, di proprietà dell’Amministrazione del Santuario, custoditi dal Centro Studi WWF del Giardino Botanico di Oropa recentemente catalogati, esposti fino al 21 agosto ad Oropa nell’ambito dell’iniziativa: “Tesori nascosti: le collezioni naturalistiche del Santuario di Oropa”, recuperate e restituite al pubblico.
Donati da un esponente delle maestranze della miniera, Giovanni Savio (alcuni biellesi andarono in Sardegna per lavorare nelle miniere, uno per tutti l’Ing. Erminio Ferraris, direttore di Monteponi dal 1875 al 1907), la collezione contiene alcuni interessantissimi e rari minerali provenienti dalla località, ora inserita nel Parco Geo-minerario della Sardegna (Geosito UNESCO).

In viaggio… sulle tracce di Quintino Sella

Collateralmente, l’organizzazione ha pensato di proporre, a quanti lo vorranno, un vero viaggio sulle tracce sarde dello scienziato biellese, arricchito da “divagazioni naturalistiche ed escursionistiche”. A partire dai luoghi ove la presenza biellese ha lasciato tracce evidenti, dalle miniere di Monteponi (oggi inserite nel Geopark UNESCO della Sardegna), sino alla Punta Lamarmora (Parco Nazionale del Gennargentu) passando per l’Oasi WWF di Monte Arcosu.

Fabrizio Bottelli

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