“Sei”, numero perfetto formato dalla somma dei suoi divisori

Domenica 19 giugno, Biella, Festa sarda, basilica di san Sebastiano – distribuzione del “pane di sant’Eusebio” piccolo oggetto di cultura materiale effimera – l’immagine sul pane riproduce un esagono fogliato, ripetizione simbolica del triangolo, prima superficie nella quale ogni altra figura piana può essere suddivisa.

Pane di sant'Eusebio
Pane di sant'Eusebio realizzato da Alma Cabras, Pina Serra e Aldo Desogus.

Anche quest’anno per la XVII edizione della Festa sarda “Sa Die de sa Sardigna“, è stato prodotto il “Pane di Sant’Eusebio“, un sacramentale che verrà distribuito alla fine di Sa Missa Majore, la solenne celebrazione eucaristica officiata nella basilica di san Sebastiano, tempio civico della Città di Biella, al cui interno sono custodite le spoglie mortali del biellese Alberto Ferrero della Marmora, senatore del Regno di Sardegna, appassionato studioso dell’Isola e dei suoi abitanti.
La distribuzione del pane benedetto, una neotradizione ancora presente in alcune località pedemontane, è stata reintrodotta a Biella dai Sardi residenti alle falde del Mucrone e si radica su antiche consuetudini cristianizzate – già attestata nella Chiesa del IV secolo (venne regolarizzata sotto il pontificato di papa Anastasio I (399-401) e a cui fa cenno anche sant’Agostino nel De peccatorum meritis) – ancora permane, sebbene in parte decontestualizzata, in Sardegna e nel Piemonte della tradizione.
A Biella, con “sa pintadera”, stampo in legno appositamente intagliato, su formelle di pane azzimo è stata riprodotta una raffigurazione a motivo floreale geometrico, inserito in un esagono, racchiuso in un cerchio. Antica illustrazione precristiana che testimonia nel presente la continuità di fede e cultura iniziata con l’antesignano sant’Eusebio da Cagliari, patrono del Piemonte, evangelizzatore della regione subalpina del VI secolo, introduttore del culto mariano nei santuari di Serravalle di Crea (Alessandria) ed Oropa (Biella).
L’immagine riprodotta rimanda a forme ampiamente testimoniate ed universalmente diffuse già dai primordi della civiltà, inserite e sussunte da popoli e culture successive. Numerose sono le testimonianze dell’utilizzo di figure geometriche analoghe con significati simbolici diversi che rimandano al sole e alla luna, regolatori del tempo; alla terra, all’alternarsi delle stagioni e allo scorrere dei mesi nel ciclo dell’anno.
Triangoli, quadrati, pentagoni ed esagoni con cerchi e spirali, associati o meno ad antiche divinità, sono stati e sono ancor oggi, oggetto di studio e di esegesi.
Al pane benedetto del 2011 sono uniti testi in Limba e un’immagine riproducente la pala d’altare presente nella basilica antica di Oropa, sulla quale è raffigurato sant’Eusebio da Cagliari, primo vescovo di Vercelli, che depone il simulacro della Vergine nera sotto la balma pagana, a ridosso della quale verrà poi costruito il sacello cristiano che da lui prende nome.
Un contributo identitario che, anche simbolicamente, si estende dalla Comunità sarda alla città e al territorio biellese attraverso l’offerta del pane rituale, piccolo oggetto di cultura materiale effimera, importante alimento proprio della civiltà cerealicola, giunto fino a noi attraverso miti, riti e cultualità popolari.
Infine, un lontano rimando alle antiche Compagnie (da “cumpanis“, con pane), alle quali veniva affidato il compito di organizzare il tempo festivo e di distribuire pane ai poveri, l’alimento del corpo o – come in questo caso – pane alimento dello spirito, cerimoniale e rituale, quale salvaguardia di radici identitarie, dedicato a Sant’Eusebio patrono.

Salvatorica Oppes

1 commento

  1. Complimenti per la Sua cultura e per la Sua attenta ricerca storica su usi e tradizioni sarde e grazie per il ricordare a me biellese antiche locali tradizioni piemontesi e, fors’anche biellesi.
    Auguri a Lei ed al circolo “Su Nuraghe” tanto ricco di iniziative culturali .
    Un saluto al prof. Battista Saiu.
    Con simpatia e cordialità.
    Leonardo Gianinetto

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