Parlare di identità a un pubblico formato da Piemontesi e Sardi

alcuni partecipanti alla serata
Alcuni partecipanti alla serata.

Domenica 14 luglio a Graglia, presso l’Hortus hotii, il prof. Battista Saiu ha tenuto una avvincente conferenza sulle tradizioni piemontesi, attraverso la presentazione di alcuni importantissimi etnologi biellesi, che ci hanno tramandato, con i loro documenti, la storia particolare degli ultimi due secoli.
Il fotografo Vittorio Besso ha lasciato un patrimonio di immagini che documentano luoghi, personaggi, attività quotidiane, viste con l’occhio di un artista, nipote dello scenografo Bernardino Galliari, che aveva prima studiato pittura e prospettiva. Amico di Vittorio Emanuele II e compagno di Garibaldi, Besso opera nello studio fotografico da lui aperto a Biella nel 1859; viaggia molto e pubblica immagini realizzate in Valle d’Aosta, in Toscana e Roma, acquistabili attraverso appositi cataloghi. La sua attività si intreccia con quella di esponenti della famiglia Sella, Quintino e Vittorio, in particolare. Il primo lo invia in Sardegna per documentare l’industrializzazione mineraria dell’Isola, Garibaldi e Caprera, e la costruzione delle Ferrovie Secondarie Sarde; il secondo – noto come il “principe della fotografia” – lascia una grande quantità di lastre e pellicole fotografiche, patrimonio di cui la famiglia conserva gelosamente la proprietà. In epoca più recente, altri Sella, Massimo ed Alfonso, compilano oltre 60.000 schede con cui documentano il significato delle parole nelle parlate biellesi, la flora e la fauna, con particolare attenzione agli utensili, oggetti che non sempre hanno un corrispondente nome italiano e che si riconoscono attraverso la loro immagine fotografica.
Sotto gli occhi attenti dei presenti, sono passate sullo schermo immagini, molte inedite, che hanno fatto rivivere i costumi di un’epoca ormai lontana. Dalle fogge degli abiti, ai metodi di coltivazione della vite sulla Serra di Zimone, piuttosto che nelle tenute Sella&Mosca di Alghero, in Sardegna (540 ettari, la più grande vigna privata esistente al mondo, il cui impianto inizia sul finire dell’Ottocento); dai lavoratori in campagna e nelle fabbriche, alle attività quotidiane con i loro strumenti tipici… La memoria del passato è riemersa viva e il tempo è volato!
Molte immagini sono arrivate a noi grazie a studiosi locali, da Giacomo Calleri, di Graglia, Gustavo Buratti Zanchi e Pietro Foddanu di Biella, a Sergio Trivero di Pettinengo; tra l’altro, è stato possibile vedere rarità quali le carte da gioco biellesi, opera di Vittorio Besso, insieme ad antichi campanacci in fusione, lavorati a rilievo, marche da burro ed altri gioielli di un passato non troppo lontano…
Presentando l’etnologa Virginia Majoli Faccio, oltre a brevi cenni biografici e all’illustrazione delle sue principali opere, Battista Saiu ha segnalato la partecipazione della studiosa biellese al VI Congresso Nazionale delle Tradizioni Popolari, con una relazione su “Le ore fatali. Note comparative del folclore sardo e biellese“, svoltosi a Cagliari, Nuoro e Sassari, nel 1956.
Ulteriori lati positivi della serata, infatti, la presenza di un pubblico formato da Piemontesi e Sardi: così i commenti da entrambi le parti hanno messo in evidenza parallelismi nelle tecniche di coltura e nell’uso di strumenti simili, che hanno ulteriormente arricchito la preziosa esperienza della serata. Speriamo in una prossima interessante edizione con altro materiale.

Agostina Becchia

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