Il Sardo nella Liturgia, perché celebrare in lingua sarda

L'OgliastraIntervista a margine del Convegno svoltosi ad Oristano il 15 novembre 2014 – cinque domande al prof. don Antonio Pinna, docente di Scienze Bibliche alla Facoltà Teologica della Sardegna – articolo pubblicato sul numero 1 (gennaio 2015) di “L’Ogliastra”, giornale della Diocesi di Lanusei.

Quale l’occasione e lo scopo del Convegno?
L’occasione del convegno tenuto ad Oristano, Deus compredet su sardu: faedda-ddu, è venuta da una proposta del Circolo Su Nuraghe di Biella. Lo scopo era duplice: una prima parte informava della ricca attività del Circolo riguardante la promozione della lingua e della vita associativa degli emigrati sardi nel Piemonte; una seconda era di tipo operativo, e intendeva sia sottoporre alla verifica il testo sardo di due brevi pubblicazioni della Facoltà Teologica Missa pro unu santu o una santa martiri, e Bèsperu de Nostra Sennora, sia preparare il prossimo laboratorio di traduzione sul Rito del Matrimonio, visto anche che molti comuni stanno cominciando ad introdurre delle formule in sardo, almeno per il consenso espresso oralmente.

Perché queste due pubblicazioni di una nuova collana Euchologicon Sardiniae?
Già il Concilio Plenario Sardo suggeriva di raccogliere i testi della tradizione, e da poco i vescovi lo hanno ripetuto. Non si tratta, però, di fare gli archivisti. Una tradizione è viva se si aggiorna, e aggiornarsi, per i testi della tradizione, vuol dire oggi inserirli come parte integrale nel rinnovamento della liturgia del Concilio Vaticano II. Quindi, come ai tempi in cui in ogni parrocchia ci si preparava il foglio dei gosos o il manoscritto della novena del patrono, in Facoltà Teologica, con un gruppo di docenti e studenti, in attività di laboratorio, abbiamo preparato due fascicoletti che possono essere usati per le feste patronali, in genere feste di martiri, e per le feste della Madonna.

Voi credete che questi testi potranno essere usati?
Intanto ci sono, ed è importante che ci siano. Per usare il testo dei Vespri non sono necessari permessi. Quando saranno disponibili le musiche, preparate dai Maestri Vittorio Montis e Graziano Orro, ci si accorgerà che essi propongono anche un rinnovato e più consapevole modo di celebrare i Salmi. Per la Messa, i Vescovi dicono che è necessario preparare i testi e poi verificarli e sperimentare. Non credo si debba aspettare ad avere tutto il corpo dei testi liturgici. Man mano che nuovi testi saranno disponibili, cercheremo di capire se davvero i vescovi vogliono sperimentare e verificare.

Già, appunto, cosa si intende per verificare una traduzione?
Significa tre cose: primo, vedere se è accurata, se non aggiunge o toglie qualcosa al testo di origine: e per questo servono dei consulenti esperti in latino, greco ed ebraico. Secondo: vedere se è naturale, conforme all’uso attuale della lingua di arrivo, e qui gli esperti sono i parlanti di fatto, e da qui la necessità che ci siano occasioni concrete di celebrazione, precedute da preparazioni adeguate ma anche seguite da corrette valutazioni. In terzo luogo, verificare una traduzione significa vedere se è chiara, se comunica immediatamente il senso che si è scelto di tradurre, e per far questo sono necessari esperti certo nella lingua di arrivo, ma meglio se fossero esperti anche nelle lingue di origine.

Ultima domanda: ma perché celebrare in lingua sarda?
A pensarci, questa domanda significa solo che la Chiesa è diventata uno strano posto, in cui ci si chiede il perché delle cose più normali e si accettano senza domande le cose più strane. Siamo a Natale. Ma dov’è finita l’incarnazione?

Sintonie ecclesiali

1 commento

  1. Leggo questo articolo che calza a pennello perché proprio oggi si celebra la Giornata internazionale della lingua madre, lingua-mama, per voi sardi.
    Più calzante di così!

    Un saluto cordiale a voi tutti.

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